Dopo la fine delle sanzioni, il nuovo corso economico iraniano sembra veicolare una rinnovata intraprendenza del Paese sia nei mercati sia nella politica mondiale.
di Francesca La Bella
Roma, 5 febbraio 2016, Nena News- L’annuncio della fine delle sanzioni verso l’Iran in tema nucleare potrebbe aver aperto un enorme mercato per gli investimenti mondiali. Questa è la percezione leggendo le pagine economiche di quest’ultimo mese. Con la riapertura del mercato iraniano, molte compagnie internazionali avrebbero dimostrato il loro interesse ad investire nel Paese e lo stesso Presidente Rohani, martedì, avrebbe dichiarato di voler favorire gli investimenti esteri e le joint venture tra imprese straniere e compagnie nazionali. Alla base di questa scelta ci sarebbe, oltre all’evidente volontà di rilancio di un’economia resa stagnante da sanzioni, limiti interni e problematiche d’area, una logica di diversificazione che permetta all’economia iraniana di prescindere, in una certa misura, dalla produzione di petrolio.
Grandi imprese del settore automobilistico si sono affrettate nel firmare contratti di produzione e, fin d’ora, si stima che il mercato delle auto possa raggiungere i 2 milioni di mezzi l’anno entro il 2020. Se Renault e Daimler hanno comunicato la loro intenzione di riprendere al più presto le proprie collaborazioni nel Paese, Sergio Marchionne avrebbe incontrato, durante la sua visita romana, il Presidente iraniano Hassan Rohani per discutere possibili collaborazioni produttive e di investimento tra FCA e Teheran. Secondo molti esperti economici, l’Iran potrebbe, quindi, essere il nuovo paradiso per i costruttori del settore automotive sia in quanto mercato per le produzioni europee sia per le eventuali partnership con imprese locali, ma questo segmento di mercato non sarebbe da considerare un’eccezione nell’attuale panorama economico iraniano. Molti altri settori potrebbero, infatti, trarre grande beneficio dalla ripresa delle transizioni commerciali da e verso la Repubblica Islamica. All’interno di questo quadro si può leggere il contratto per l’acquisto di 118 airbus francesi con una transazione stimata di circa 27 miliardi di euro o il preventivato accordo per il riconoscimento di nove banche iraniane nel circuito SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) per la sicurezza delle transazioni finanziarie.
Nonostante questo apparente cambio di rotta, il settore petrolifero rimane, però. centrale per il posizionamento economico dell’Iran sia nell’area sia a livello globale. Se, immediatamente dopo l’annuncio della rimozione delle sanzioni, Josè Manuel Garcia-Margallo, Ministro degli Esteri spagnolo, ha annunciato la futura costruzione di una raffineria di petrolio iraniano ad Algeciras, altre compagnie petrolifere si sono rese disponibili a collaborazioni con Teheran. E’ questo il caso della Total che, per bocca del proprio amministratore delegato, Patrick Pouyanne, ha dichiarato l’intenzione di firmare un accordo con l’Iran che dovrebbe garantire all’azienda francese, nel prossimo futuro, tra i 150mila e i 200mila barili al giorno.
Il petrolio iraniano potrebbe, oltretutto, costituire una variabile significativa a fronte di un mercato petrolifero fuori controllo ormai da molti mesi. La possibilità di tagli di produzione anche in ambito OPEC per indurre un aumento del prezzo come proposto dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, la parallela politica di incentivi per incrementare le esportazioni da parte di Arabia Saudita prima e Iran in seguito e le difficili relazioni tra Teheran e Ryad, potrebbero apportare significative modifiche all’attuale stato della questione. Per quanto l’aumento della produzione non abbia ancora raggiunto il livello precedente alle sanzioni e l’Iran si collochi alle spalle di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iraq, la capacità di attrazione di acquirenti europei potrebbe indurre una nuova guerra dei prezzi con conseguenti fluttuazioni del mercato e ridefinizione degli equilibri interni all’OPEC.
Nonostante tutto questo, i report economici sottolineano come l’economia iraniana sia ancora debole e segnata dagli effetti interni delle sanzioni oltre che dalle politiche protezionistiche del Governo. La percezione è, però, che il nuovo corso economico possa portare una rinnovata intraprendenza dell’Iran sia nei mercati sia nella politica mondiale.
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