La percentuale di africani vaccinati al Coronavirus è ancora molto bassa (solo l’8% della popolazione). Un dato, però, che nasconde grandi differenze tra i paesi
di Federica Iezzi
Roma, 22 gennaio 2022, Nena News – I tassi di vaccinazione contro il virus SARS-CoV-2 sono ancora deludentemente bassi in Africa, con appena l’8% circa della popolazione del continente che ha completato il ciclo. E questa media maschera grandi differenze tra i Paesi. Mauritius e Marocco, ad esempio, hanno già vaccinato rispettivamente il 72% e il 62% della loro popolazione, ma in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi i tassi di vaccinazione rimangono ben al di sotto dell’1%.
Dall’emergere della variante Omicron, ad alto grado di trasmissibilità, il numero di infezioni è in esponeneziale aumento, ma il numero di decessi rimane ancora relativamente basso nel continente. Tuttavia, viste le note debolezze dei settori sanitari africani, compreso il limitato numero di posti letto in terapia intensiva, si teme che la rapida diffusione della variante Omicron possa destabilizzare ulteriormente l’insufficienza del sistema sanitario.
L’Africa non raggiungerà l’obiettivo globale del 70% di vaccinazione fissato per la metà del 2022, fino alla fine del 2024, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Al di là delle sue conseguenze per la popolazione del continente, quella mancanza potrebbe avere effetti negativi sul resto del mondo, in termini di comparsa di nuove varianti potenzialmente più dannose.
Il motivo principale alla base dei bassi tassi di vaccinazione in Africa è stata la scarsa offerta. I Paesi ad alto reddito hanno accumulato vaccini, più recentemente per la terza dose, lasciando i Paesi a basso reddito, inclusi molti in Africa, incapaci di accedere a dosi sufficienti per le loro popolazioni più vulnerabili e per gli operatori sanitari in prima linea. La durata di conservazione limitata dei vaccini ha avuto un effetto anche sui tassi di vaccinazione in Africa, poiché ha reso estremamente difficile il trasferimento di dosi prima della scadenza.
I produttori di vaccini stanno aumentando la produzione e di conseguenza la domanda di vaccini sta diminuendo lentamente ma costantemente, almeno nei Paesi ad alto reddito. Secondo l’International Federation of Pharmaceutical Manufacturers & Associations (IFPMA), ogni mese vengono attualmente prodotte almeno 1,5 miliardi di dosi di vaccino Covid-19 e si prevede un’impennata che raggiungerà i 24 miliardi entro giugno 2022. A quel punto le forniture supereranno probabilmente la domanda globale.
Il continente ha problemi logistici endemici. Molti dei principali porti e aereoporti africani, ad esempio, soffrono di alti livelli di corruzione che stanno già causando notevoli ritardi e aggiungendo costi alle importazioni. Inoltre, l’infrastruttura della catena del freddo in Africa è altamente inadeguata. Infine sono insufficienti i professionisti sanitari qualificati per somministrare e rendicontare i cicli vaccinali.
Anche i bassi livelli di urbanizzazione in molti Paesi africani sono un ostacolo alle campagne di vaccinazione. Per raggiungere aree remote, la Costa d’Avorio ha utilizzato cliniche mobili e il Ghana ha utilizzato droni. Molti stati africani non sono riusciti a rispondere in modo efficiente a frenetiche campagne di disinformazione. I leader africani, dunque, con il supporto delle istituzioni di sviluppo, dovrebbero definire piani di vaccinazione chiari, investire strategicamente nel miglioramento della logistica e nella digitalizzazione dei loro sistemi per monitorare al meglio l’intero ciclo vaccinale. Nena News
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