Una distesa infinita di sabbia, un sottosuolo ricco di fosfati e una costa tra le più pescose al mondo. Il territorio occupato dal Marocco dal 1976 offre ben più di quello che l’occhio non vede. Diversamente che nel resto del mondo, la maggior parte della popolazione è costituita dai coloni marocchini, che hanno di gran lunga superato quella autoctona di etnia saharawi
La storia moderna del Sahara Occidentale comincia dopo la Conferenza di Berlino del 1884, quando la Spagna prese possesso dei territori di Saguia el-Hamra a nord e del Rio de Oro a sud , le cui coste erano già state da essa a lungo sfruttate per la pesca e per il commercio di schiavi. La colonizzazione procedette senza troppi intoppi fino agli anni ’60, quando l’indipendenza del Marocco dalla Francia e il processo mondiale di decolonizzazione cominciarono a fare pressione su Madrid.
A partire dai primi anni del 1970, infatti, le rivendicazioni di indipendenza del territorio aumentarono e sfociarono anche in insurrezioni armate condotte contro gli occupanti spagnoli. Al contempo il Marocco, che già nel 1963 aveva inviato una richiesta formale alle Nazione Unite per riavere indietro il territorio, dichiarato “separato artificialmente dalle potenze coloniali”, premeva per l’annessione del Sahara. L’Onu aveva quindi inviato un team in ricognizione nel territorio e aveva incoraggiato Madrid a concedere un referendum per l’autodeterminazione delle sue popolazioni.
Il 10 maggio del 1973 venne costituito il Fronte Polisario, un’organizzazione di ispirazione socialista che sin dalla sua fondazione combatté armi in pugno gli occupanti spagnoli con l’aiuto dell’Algeria. Quest’ultima, infatti, ha svolto un ruolo centrale nella disputa dei territori del Sahara, permettendo ai rifugiati saharawi di costruire campi profughi nel paese ma anche ospitando la base operativa del Fronte Polisario durante la guerra con il Marocco, in nome della sua eterna rivalità con il vicino occidentale.
Ma alla morte di Francisco Franco, avvenuta nel 1975, gli spagnoli abbandonarono il territorio dopo averlo ceduto in segreto a Marocco e Mauritania. L’episodio culmine fu la Marcia Verde del novembre del 1975 quando migliaia tra soldati e manifestanti raccolsero l’invito del Hassan II a riprendersi le “storiche provincie del sud”. L’episodio è centrale per capire l’importanza che il Sahara Occidentale riveste nella retorica politica marocchina: in quel tempo infatti, il regno di Hassan II sopperì con la “riconquista del Sahara Occidentale” alle brutalità repressive e la crisi economica in cui versava il Marocco.
Nel 1976 il Fronte Polisario rivendicò invece l’autonomia della Repubblica Democratica Araba Sahrawi (RASD) che è stata riconosciuta soltanto dall’Organizzazione dell’unità africana (OUA) e da una trentina di altri stati all’inizio degli anni ’80. Ciò negli anni comportò l’allontanamento del Marocco dall’OUA stessa, per via dell’annessione unilaterale del Sahara occidentale ai suoi territori. Né l’ONU né la Lega Araba hanno mai riconosciuto l’indipendenza della RASD. In quello stesso anno cominciò la guerra tra il Polisario e Marocco e Mauritania.
La parte meridionale incorporata dalla Mauritania venne da lei abbandonata nel 1978 a seguito della guerriglia che i saharawi avevano opposto agli occupanti. Il Marocco, a seguito del ritiro dei mauritani, inviò centinaia di militari appoggiati anche da Spagna e Francia. La risposta del Fronte Polisario non si fece attendere e già nei primi anni ’80 riuscì a liberare zone che si trovarono sotto l’occupazione marocchina. Gli occupanti marocchini, per stanare la guerriglia ma soprattutto per appropriarsi indisturbati delle risorse del Sahara, decisero in di costruire un muro nel deserto lungo 2500 chilometri: la barriera favorì la massiccia colonizzazione architettata da Rabat, colonizzazione difesa a colpi di repressione e pulizia etnica contro i nativi saharawi.
Solo con la missione delle Nazioni Unite del 1991 (MINURSO) si raggiunse una tregua, che sancì la deposizione della armi da parte del Fronte Polisario e lo svolgimento di un referendum che avrebbe lasciato scegliere ai cittadini tra l’indipendenza e l’integrazione con il Marocco. Referendum che ancora non si è tenuto in quanto le due parti si trovarono sempre in disaccordo su chi avesse avuto i requisiti per il voto. Oltre a ciò, in sede ONU è la Francia (patner economico marocchino e direttamente interessato alle risorse che il Marocco trasporta dal Sahara Occidentale) a porre sempre il veto di fronte alla possibilità di un referendum. Nel 1996 l’ONU ha sospeso l’identificazione dei cittadini idonei a votare. Dal 1997 le Nazioni Unite hanno ancora mediato la pace tra Marocco e Fronte Polisario, gli accordi raggiunti hanno coinvolto perlopiù i prigionieri politici e ancora la possibilità dello svolgimento del referendum sull’indipendenza del Sahara Occidentale. Che appare sempre più lontano. Nena News
(A cura di Andrea Leoni e Giorgia Grifoni)
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