Un gruppo di attiviste cairote si propone di rivendicare i diritti femminili diffondendo testimonianze di donne che svolgono lavori normalmente considerati ‘per soli uomini’. L’organizzatrice: “Bisogna dare spazio alle notizie positive e infondere fiducia ed energia nelle donne egiziane”

Manifestante durante una protesta contro le molestie sessuali al Cairo, luglio 2012. Sul cartellone: “Libertà e giustizia per le donne e uomini”. (Foto: Ahmed Mahmoud, Getty Images)
di Giovanni Pagani
Roma, 23 febbraio 2016, Nena News – Avete mai provato a digitare ‘donne egiziane’ su Google News in un giorno qualunque? Secondo la giovane attivista cairota Rania Ayman, circa il 70% dei risultati vi conduce a storie di ‘stupro’, ‘violenza sessuale’ e ‘omicidio’. Una percentuale fedele alla realtà, se si considera che oltre il 95% delle donne in Egitto ammette di essere stata vittima almeno una volta di molestie di varia gravità – da un semplice commento ricevuto per strada allo stupro – ma non per questo necessariamente costruttiva nell’ambito della battaglia per i diritti femminili in Egitto. È da questo presupposto che è partita la campagna ‘Una donna ne vale 100’, lanciata da un gruppo di attiviste cairote con il fine di diffondere la testimonianza e l’esperienza di chi è riuscita a rivendicare se stessa attraverso il lavoro. “Vogliamo motivare e sostenere moralmente le donne egiziane di ogni provenienza economica e sociale – ha spiegato Rania Ayman ad Al-Monitor – riportando le storie di coloro che sono in grado di trasformare i propri problemi, sociali e personali, in sfide sormontabili”.
A cinque anni dalla rivoluzione che allontanò Hosni Mubarak, la speranza che l’atmosfera di libertà seguita a quei momenti introducesse maggiori diritti per le donne egiziane è stata ampiamente disattesa. E quello che sembrava l’avvio di una nuova stagione di apertura per l’Egitto si è invece dimostrato l’inizio di una rapida involuzione delle libertà fondamentali; che per la popolazione femminile significa soprattutto immutate difficoltà nell’accedere al mondo del lavoro e rinnovata discriminazione di genere nella sfera privata. In questo contesto, il tasso di disoccupazione femminile nel 2015 è stato di tre volte superiora a quello maschile; mentre il Cairo si è rapidamente affermata come una delle città arabe più ostili e difficili da vivere per una donna.
Quando Rania racconta la genesi, le motivazioni e gli obiettivi della campagna ‘Una donna ne vale 100’, sembra dunque proporre un nuovo approccio a questa battaglia. Partendo con l’invertire la narrativa dominante riprodotta dai media e offrendo uno sguardo più umano e personale sulle sfide quotidiane che molte donne affrontano nel mondo del lavoro. “L’idea alla base del progetto è che ci sono donne che ce la fanno a dispetto delle difficili condizioni sociali – spiega Rania – e ognuna di queste donne vale cento di coloro che hanno scelto strade apparentemente più semplici”. In altre parole, senza negare o minimizzare le cifre preoccupanti sulla discriminazione di genere in Egitto, l’iniziativa si propone di ribaltare il ritratto incondizionatamente negativo e scoraggiante offerto dalle principali emittenti d’informazione. Sperando che l’esempio e gli sforzi di una minoranza possano spingere altre donne a fare lo stesso. “Ci sono donne che lavorano come macellaie, altre che puliscono le reti fognarie e altre ancora che servono come cameriere in caffè frequentati interamente da uomini – prosegue Rania – trovarle e convincerle a diffondere la propria testimonianza non è stato semplice, ma almeno potranno rendere pubblico un messaggio da cui chiunque all’interno della nostra società ha molto da imparare”.
A dispetto di quanto suggerito dalla retorica governativa – che non manca occasione di sottolineare simbolicamente come la condizione femminile nel paese sia migliorata rispetto al governo di Mohammed Morsi -, la discriminazione delle donne egiziane rimane un problema tutt’altro che risolto. E come recentemente osservato da Dina al-Khawaja – professoressa presso la facoltà di Economica e Scienze Politiche del Cairo – “La condizione della donna nell’Egitto di al-Sisi non ha vissuto miglioramenti oggettivi: la rappresentazione politica non costituisce un indicatore attendibile della situazione generale, mentre le donne sono tanto escluse dal mercato del lavoro quanto sessualmente molestate nella sfera pubblica”.
‘Una donna ne vale 100’ ha fino ad ora realizzato 15 video-episodi in tutto il paese. Ciascuno di questi racconta la vicenda personale di una cittadina egiziana che, quotidianamente, svolge un lavoro socialmente percepito ‘per soli uomini’. A tale attività di sensibilizzazione saranno poi affiancati veri a propri workshop, con lo scopo di professionalizzare e inserire chi vi partecipa nel mercato del lavoro.
Da qualche giorno, accanto alle notizie di segregazione e discriminazione di genere che continuano a riempire le pagine di Google News, si trova anche la voce ottimista di Rania; e con lei le testimonianze coraggiose di quelle donne egiziane che hanno deciso di affidarsi a lei per condividere la propria storia. Nena News
La versione in inglese di questo articolo è qui
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