Addis Abeba e Asmara negano, ma sono sempre di più le testimonianze sulla presenza delle truppe eritree nel Tigré; responsabili, secondo Amnesty International, di crimini di guerra
di Marco Santopadre
Roma, 1 marzo 2021, Nena News – Più volte, nei mesi scorsi, la leadership del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (Tplf) ha accusato il governo federale etiope, guidato dal premier e Nobel per la pace Abiy Ahmed Ali, di aver fatto ricorso anche alle truppe della confinante Eritrea per piegare la resistenza della regione ribelle del nord.
Sia Addis Abeba sia Asmara hanno più volte respinto le accuse ma, nonostante il blocco informativo imposto sulla regione dall’Etiopia, sono innumerevoli le testimonianze sul ruolo dell’esercito eritreo nel conflitto esploso nell’autunno scorso.
Dopo aver raccolto decine di testimonianze, Amnesty International ha denunciato che tra il 28 e il 29 novembre del 2020 un gruppo di soldati eritrei ha ucciso centinaia di civili etiopi nella città di Axum. “Siamo stati in grado di stabilire una serie di crimini di guerra in quello che crediamo possa equivalere a un crimine contro l’umanità”, ha dichiarato alla Bbc il ricercatore Jean-Baptiste Galopin, relatore del rapporto. Un testimone oculare ha raccontato all’emittente britannica come i corpi delle vittime siano rimasti senza sepoltura sulle strade per giorni, in balìa delle iene e di altri animali.
Il 30 novembre il premier etiope Abiy Ahmed aveva dichiarato in parlamento che «non un solo civile è stato ucciso» durante l’operazione militare da lui lanciata contro il Tigrè il 4 dello stesso mese e recentemente i governi di Etiopia ed Eritrea hanno di nuovo negato la presenza di truppe di Asmara in territorio tigrino. Il dittatore eritreo, Isaias Afewerki, ha anzi accusato il Tplf di aver “usato la disputa di confine (con l’Etiopia) come carta vincente per un’incessante destabilizzazione”.
Secondo Afewerki il piano del Tplf era quello di neutralizzare i reparti dell’esercito federale di stanza nel nord dell’Etiopia per poi attaccare Addis Abeba, rovesciare il governo centrale e successivamente invadere l’Eritrea. Da parte sua, i comandi del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè hanno da subito puntato il dito contro l’Eritrea, storico nemico di Addis Abeba con la quale Abiy Ahmed Ali ha firmato uno storico accordo di pace nel 2018, coinvolgendo successivamente Asmara nella sua strategia di accerchiamento della regione ribelle.
Nel frattempo anche il governo sudanese, sulla base di informazioni che definisce “credibili”, denuncia la presenza di soldati eritrei, per quanto vestiti con uniformi dell’esercito etiope, nella striscia di Al-Fashqa, una fascia di territorio conteso al confine tra Khartoum e Addis Abeba. È stato direttamente il tenente generale Yasser Atta, membro del “Consiglio sovrano di transizione sudanese”, ad accusare Asmara, mentre il quotidiano Sudan Tribune riferisce che le milizie etiopi di etnia amhara sostenute dall’esercito federale di Addis Abeba hanno saccheggiato i raccolti degli agricoltori sudanesi e hanno ripreso il controllo di un’area di confine recentemente riconquistata dall’esercito sudanese.
Da parte sua il ministero degli Esteri etiope respinge la accuse e accusa a sua volta il governo sudanese di soffiare sul fuoco e di lasciarsi strumentalizzare dall’Egitto. Nelle scorse settimane una commissione parlamentare dell’Etiopia aveva esplicitamente accusato l’esercito sudanese di appoggiare la guerriglia del Tigrè, i cui leader potrebbero aver trovato riparo a Khartoum.
Anche gli Stati Uniti, giovedì, si sono detti “profondamente preoccupati” per la presenza di truppe eritree nel Tigrè, e per le continue notizie sulle violazioni dei diritti umani nella regione settentrionale etiope. Stando a numerose testimonianze, infatti, le truppe eritree starebbero rimpatriando con la forza migliaia di cittadini di Asmara che negli anni scorsi avevano riparato nel Tigrè per sfuggire alle persecuzioni politiche del regime di Afewerki.
«Chiediamo all’Eritrea di ritirare immediatamente le sue truppe dalla regione del Tigrè e di indagare e di perseguire i responsabili delle violazioni dei diritti umani» ha dichiarato il rappresentante Usa Daniel Kronenfeld nel corso di una conversazione con il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Eritrea, Mohamed Abdelsalam Babiker, che si è svolta nell’ambito della 46ma sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu.
Lo scorso 8 febbraio anche l’Unione Europea aveva chiesto ad Asmara di ritirare il suo esercito dal Tigrè etiope, mentre si moltiplicano le testimonianze su esecuzioni sommarie, arresti arbitrari e stupri di massa. In una recente visita di Sahle-Work Zewde nella capitale tigrina Mekelle, la presidente della Repubblica dell’Etiopia ha realizzato alcune dichiarazioni che confermano le accuse lanciate dalle opposizioni nei confronti del governo federale.
Nonostante le altisonanti dichiarazioni del governo etiope, secondo il quale già a fine novembre l’esercito federale aveva sbaragliato la guerriglia tigrina, i combattimenti continuano, e il Tplf sostiene di aver ripreso alcuni territori. Per aprire un negoziato di pace con Addis Abeba il Tplf pretende alcuni passi immediati e concreti: «la forza di invasione aliena (eritrea, ndr) dovrà lasciare immediatamente il Tigrè e il ritiro deve essere confermato da un organismo internazionale indipendente.
L’amministrazione provvisoria va smantellata e va ripristinata quella eletta dal popolo. Deve essere istituita una commissione d’inchiesta internazionale indipendente sui crimini di guerra. Devono essere garantiti aiuti umanitari e deve essere concesso un totale e libero accesso alle organizzazioni internazionali e alla stampa. Vanno rilasciati senza condizioni i dirigenti politici arrestati e il negoziato dovrà essere mediato da un organismo internazionale indipendente». Il governo federale si è detto finora indisponibile su tutta la linea considerando il conflitto una questione interna definita già risolta da quella che viene considerata una pura operazione di ripristino della legalità in una parte del territorio federale. Nena News