Nuovi massacri sabato del blocco sunnita: colpita una prigione a Houdeidah (oltre 60 morti) e rase al suolo “per errore” tra case vicino a Taiz (17 civili uccisi). Sul piano politico, intanto, il presidente yemenita Hadi rifiuta la road map dell’Onu. Favorevoli, sebbene con riserve, i ribelli houthi
della redazione
Roma, 31 ottobre 2016, Nena News – Una nuova strage della coalizione saudita in Yemen: almeno 60 morti sono state uccise sabato notte in tre attacchi aerei su una prigione nel distretto al-Zaydiyah della città di Hodeidah, nella parte occidentale del Paese. Secondo alcuni testimoni oculari, uno dei raid ha distrutto la struttura penitenziaria mentre gli altri due hanno colpito gli edifici amministrativi e il cancello d’ingresso.
Intervistato dalla Reuters, il vicegovernatore della provincia di al-Houdeidah, Hashem al-Azizi, ha detto che al momento dell’attacco la prigione ospitava 84 detenuti. Versione confermata anche da una fonte militare che ha aggiunto che le vittime erano oppositori degli houthi. Di diverso avviso è invece l’alleanza sunnita che, in una nota, ha detto di aver preso di mira un “edificio di sicurezza” usato dagli come comando militare centrale.
Se l’attacco alla prigione della coalizione è stato dunque mirato, in quanto centro militare dei ribelli, un ufficiale vicino al presidente yemenita Hadi (sostenuto da Riyadh) non ha negato però le responsabilità del blocco a guida saudita per i 4 raid aerei che hanno raso al suolo “per errore” tre case nella cittadina di Salo (sud est di Taiz, la terza città yemenita) uccidendo 17 persone (7 i feriti). “Tutti quelli che erano nelle case sono morti” ha dichiarato all’Afp la fonte militare. Tra le vittime dell’attacco anche un bambino e sette donne.
L’uccisione di quasi 80 persone (bilancio ancora provvisorio) è giunta a distanza di poche ore dal rifiuto del presidente Hadi della road map di pace avanzata dall’Onu. In un comunicato, il leader yemenita (in esilio a Riyadh) ha fatto sapere che l’iniziativa, qualora implementata, “aprirebbe la porta ad ancora più sofferenza e guerra”.
La proposta delle Nazioni Unite – ancora non ufficialmente pubblica – prevede il ritiro dalle zone occupate e l’abbandono delle armi da parte dei ribelli houthi (come stabilito dalla risoluzione Onu 2216), ma anche la creazione di un governo di unità senza la figura divisiva di Hadi. Il presidente dovrebbe cedere i poteri ad un premier scelto congiuntamente che poi formerebbe un esecutivo di unità nazionale.
L’iniziativa Onu, se approvata, rappresenterebbe un duro colpo per l’Arabia Saudita perché Hadi è un suo fedele sostenitore e su di lui aveva costruito la sua strategia per riprendere il controllo del “cortile di casa” yemenita. Il silenzio di queste ore scelto dalla monarchia wahhabita non è dunque casuale, ma nasconde rabbia e imbarazzo. A parlare invece sono stati gli Emirati Arabi, braccio destro dei sauditi nella coalizione anti-houthi: Abu Dhabi ha dato il suo ok alla proposta del Palazzo di Vetro che, però, senza l’approvazione di Riyadh resterà lettera morta.
Favorevoli all’iniziativa delle Nazioni Unite, seppure con molte riserve, sono gli houthi. In un comunicato rilasciato ieri, i ribelli hanno definito la road map delle Nazioni Unite una “base di discussione” nonostante contenga “difetti fondamentali in generale, nei dettagli e nell’arco temporale”. Il gruppo sciita ha sottolineato come il piano dell’inviato speciale dell’Onu shaykh Ahmed non includa né un “totale e permanente cessate il fuoco”, né preveda la rimozione dei blocchi nell’aree controllate dai ribelli. Limiti che, si legge ancora nel comunicato, saranno discussi con Ahmed nei prossimi giorni quando verrà in visita a Sana’a.
E se la diplomazia è in stallo, il conflitto con il suo carico di morte procede a passo spedito. A rendere più allarmante la situazione umanitaria – in un Paese che piange almeno 10.000 vittime in oltre 17 mesi di guerra – è il monito lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha denunciato un rapido aumento dei casi di colera (1.410). Le aree maggiormente colpite sono quelle di Aden, Taiz e Sana’a. Nena News
Pingback: Nabilah al-Zubair, la giovane poetessa_2° parte | i sensi della poesia