Il nuovo contingente pro-Riyad dovrebbe essere dispiegato a sud dove i sostenitori del presidente Hadi non riescono a sfondare e devono ora difendersi dalla controffensiva dei ribelli houthi
della redazione
Roma, 10 novembre 2015, Nena News – Un battaglione di 400 soldati sudanesi è arrivato ieri nella città yemenita di Aden pronto per essere utilizzato nell’offensiva contro i combattenti houthi nel sud del Paese. Il contigente si unirà ai 500 soldati di Khartoum già stanziati in Yemen dallo scorso 19 ottobre in sostegno della coalizione sunnita a guida saudita che, dallo scorso fine marzo, sta combattendo gli houthi nel tentativo di riportare al potere il presidente Abd Rabbu Mansour Hadi.
Non si hanno al momento informazioni precise sul numero dei sudanesi che hanno perso la vita nel conflitto in corso. Secondo quanto ha riferito un ufficiale in Sudan, dopo soli 5 giorni di combattimenti 22 militari di Khartoum risultavano morti, feriti o rapiti. Alcuni commentatori ritengono che l’arrivo di una nuova unità militare possa rinvigorire le forze anti-houthi nella provincia di Dhaleh che è stata riconquistata nel weekend dai ribelli.
L’arretramento del blocco sunnita negli ultimi giorni non preoccupa, almeno ufficialmente, la coalizione sunnita. Ieri il portavoce della coalizione, il Brigadier Ahmed Assiri, ha minimizzato le sconfitte militari patite negli ultimi giorni e ha lodato i risultati finora ottenuti: “le forze Usa e della Nato composte da 28 paesi – ha detto al quotidiano saudita al-Watan – sono state in Afghanistan per 11 anni e non hanno ottenuto gli stessi successi che ha invece raggiunto la coalizione”. Assiri ha poi affermato che non è stata fissata ancora una data limite per la fine della guerra: “non c’è alcun ritardo nella nostra campagna militare. Il termine ‘ritardo’ presuppone che c’è un quadro temporale, ma noi e i nostri alleati non abbiamo mai annunciato una specifica data per completare la liberazione di Taiz [assediata dagli houthi, ndr]”. In pratica, i combattimenti andranno avanti finché il Paese non sarà piegato ai voleri della coalizione e, in particolare, di Riyad. Costi quel che costi.
Le dichiarazioni di Assiri sono frutto di mera propaganda in tempi di guerra. E’ evidente che la campagna militare sunnita si stia rivelando un grosso fiasco: non solo San’a è ancora in mano degli houthi, ma neanche a sud la coalizione sfonda. E tra i due litiganti il terzo gode: al-Qa’eda ormai spadroneggia nella regione dell’Hadramawt e si fa sempre più minaccioso in altre aree del Paese. Assiri non ha spiegato poi perché, nonostante le migliaia di raid aerei, i ribelli sciiti stiano di nuovo avanzando nel sud dello Yemen e minacciano ora nuovamente la strategica città portuale di Aden. Domenica gli houthi avevano guadagnato terreno nella provincia di Lahj (a confine con Aden) conquistando la collina che sovrasta l’importante base aerea di al-Anad in cui sono acquartierati i soldati sudanesi. Commentando all’Afp questa notizia, una fonte militare vicina alla coalizione aveva parlato sabato di “minaccia reale” costituita dai combattenti sciiti. Gli houthi hanno anche riconquistato Damt, seconda città della provincia di Daleh, dopo violenti scontri che hanno lasciato sul terreno 16 persone. Successi militari degli oppositori del presidente Hadi sono stati registrati anche nella città costiera di Dhubab, vicino allo stretto di bab al-Mandab, dove gli houthi hanno occupato una base militare controllata dalla coalizione.
Questa controffensiva sembrava essere pura utopia qualche mese fa quando gli houthi avevano perso Aden. Una sconfitta pesante che aveva ringalluzzito gli uomini del governo Hadi che, a metà settembre, decidevano di ritornare in patria dopo un esilio in Arabia Saudita durato 6 mesi. La vittoria della coalizione in quella che è stata definita “la capitale temporanea” del Paese – successo ottenuto anche grazie alla presenza di al-Qa’eda – sembrava poter costituire lo spartiacque nel conflitto: la fine dell’avanzata dei ribelli e, di conseguenza, il ripristino del vecchio governo. Scenario che, per ora, resta ancora lontano dal realizzarsi. Intervistato dall’Afp la scorsa settimana, un ufficiale ha ammesso che gli “houthi e i loro alleati stanno cercando di ritornare ad Aden” e ha denunciato la mancanza di armi e ammunizioni appropriate di cui soffrirebbero i pro-governativi al sud.
L’arrivo di un nuovo contingente militare sudanese giunge a pochi giorni dal ritorno in patria di una unità degli Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi, in prima fila con Riyad nella mattanza in corso nel Paese, ha visto morire in guerra finora 68 dei suoi connazionali. Un numero elevato di vittime per gli standard emiratini che ha scosso profondamente il Paese. Secondo fonti occidentali, gli Emirati avrebbero infatti ora solo un limitato numero di forze sul terreno.
Poiché la vittoria di Riyad sugli houthi sciiti è ancora lontana dal realizzarsi, è presumibile ipotizzare che questa devastante guerra su cui l’Occidente tace durerà ancora per molto. A pagare il prezzo più alto dei giochi di potere in ballo è la popolazione civile. Secondo dati Onu, 9 mesi di guerra hanno ucciso già 5.000 persone. Accanto a questo dato, c’è quello non meno inquietante denunciato a metà ottobre dall’Unicef. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, infatti, 537.000 bambini (uno ogni otto al di sotto dell’età di cinque anni) sono a rischio di grave malnutrizione. Sono 1,3 milioni i minori yemeniti che soffrono la fame. Prima dell’inizio delle ostilità erano 690.000. Nena News