Haftar rimette i terminal della Mezzaluna petrolifera sotto la giurisdizione dell’autorità nazionale libica. Lo scontro tra Tripoli e Tobruk, ancora solamente politico, si arricchisce di nuove variabili
di Francesca La Bella
Roma, 16 settembre 2016, Nena News - Dopo la lunga fase di stallo, l’occupazione dei terminal della mezzaluna costiera da parte del Generale Khalifa Haftar potrebbe dare un decisivo imput alle esportazioni petrolifere libiche. Per quanto l’evento sia stato condannato sia dal Governo di Accordo Nazionale (Gna) di Fayez al Serraj sia da Stati Uniti e Paesi europei, la strategia di apertura verso la National Oil Corporation (Noc) messa in atto da Tobruk sembra configurare uno scenario più complicato di quello a prima vista apparente. In un Paese che ha, a lungo, basato la propria economia sull’esportazione di idrocarburi e che vive una grave crisi economica a causa della guerra civile in corso dalla caduta di Muhammar Gheddafi e del tentativo da parte dello Stato Islamico (Is) di prendere il controllo delle risorse naturali, la garanzia di stabilità per il settore petrolifero potrebbe far passare in secondo piano la fedeltà per il Governo internazionalmente riconosciuto. Il presidente del Noc Mustafa Sanalla avrebbe, infatti, dimostrato il proprio apprezzamento per la scelta della Libyan National Army (Lna) di porre i terminal sotto il controllo dell’autorità petrolifera nazionale e avrebbe promesso di mettere al più presto in funzione le strutture. Secondo le previsioni la produzione potrebbe essere innalzata dai 290000 barili al giorno (bpd) di oggi a 600.000 bpd entro un mese.
Le conseguenze di questi eventi non si limitano, però, al solo settore economico, andando ad incidere sul bilanciamento delle alleanze a livello politico. A differenza del Gna che, anche a causa delle numerose forze impegnate esclusivamente per la battaglia di Sirte contro l’Is, ha un limitato controllo territoriale, la Camera dei Rappresentanti di Tobruk (HoR) ha sviluppato nei mesi una sempre maggiore autonomia di gestione della regione Cirenaica. Le entrate economiche derivanti dal petrolio potrebbero, dunque, fungere da significativo supporto per una struttura che presenta, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista militare, un reale radicamento territoriale.
Nonostante questo quadro possa apparire come estremamente favorevole per Haftar e per la HoR, la collaborazione con il Gna di Sarraj appare, però, ancora imprescindibile per un eventuale piano di lungo periodo per la sicurezza del Paese. Il supporto egiziano e degli Emirati Arabi Uniti (Eau) non sarebbe, infatti, sufficiente per permettere a Tobruk di imporsi come unico Governo legittimo in Libia e l’opzione della spartizione del Paese su linee regionali sembra essere stata momentaneamente accantonata. Per quanto il portavoce della Lna, Ahmed al Mismari, abbia minacciato di continuare la propria avanzata fino a Tripoli, la linea di condotta di Haftar e di HoR sembra più determinata dal tentativo di acquisire potere contrattuale rispetto al Gna che non dalla volontà di destituire Sarraj.
Evitare uno scontro militare tra Tripoli e Tobruk, d’altra parte, sembra essere anche la direzione intrapresa dal Gna. All’indomani della perdita della Mezzaluna petrolifera Sarraj ha, infatti, chiesto una “riunione urgente fra le parti in conflitto per risolvere con coraggio e responsabilità la crisi che sta attraversando il Paese”. Il Presidente del Gna ha, inoltre, ribadito di essere stato nominato per far fronte al pericolo islamista costituito dallo Stato Islamico e di non voler intraprendere un conflitto armato con altre fazioni libiche. Il tono conciliatorio del Governo centrale sembra, però, dovuto solo in parte alla sincera volontà di trovare una mediazione con Tobruk. Sarraj teme, infatti, che la ricollocazione delle proprie forze armate verso i terminal petroliferi possa inficiare la campagna contro lo Stato Islamico a Sirte e lasciare la capitale senza la necessaria tutela. Per quanto l’opzione militare non sia da escludere in maniera categorica, inoltre, il pericolo di una significativa resistenza all’avanzata delle forze governative nella regione Cirenaica potrebbe portare il Gna a desistere, preferendo una soluzione negoziale.
Francesca La Bella è su Twitter @LBFra