La nostra rubrica sul continente africano vi porta anche in Mali dove gli sforzi di mediazione dei leader di Ghana, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria e Senegal si sono conclusi senza un accordo riguardo la crisi politica del Paese
di Federica Iezzi
Roma, 1 agosto 2020, Nena News – La commissione elettorale tanzaniana ha fissato al prossimo ottobre la data delle attese elezioni presidenziali. La campagna elettorale avrà inizio a fine agosto.
Il presidente John Magufuli cercherà la rielezione dopo essere stato scelto all’inizio di questo mese come candidato del partito di governo Chama Cha Mapinduzi (CCM).
Chadema (Chama cha Demokrasia na Maendeleo), il principale partito di opposizione, ha diversi candidati in lista, tra cui il vice presidente Tundu Lissu che attualmente vive in esilio in Belgio, e lo stesso leader del partito Freeman Mbowe.
Anche l’ex ministro degli esteri Bernard Membe, del partito ACT-Wazalendo (Alliance for Change and Transparency), sta cercando la candidatura per correre contro Magufuli.
I tanzaniani voteranno inoltre per eleggere membri del parlamento e consiglieri locali.
L’opposizione ha chiesto la formazione di una commissione elettorale indipendente, esprimendo timori per il clima di violenza e intimidazione.
Il presidente Magufuli attualmente è stato accusato di restringere la libertà individuale, limitare i diritti umani e aumentare l’autoritarismo.
Durante il suo mandato, redazioni giornalistiche sono state chiuse e il lavoro delle organizzazioni non governative è stato severamente limitato.
Costa d’Avorio
Marcel Amon-Tanoh, alleato di lunga data del presidente Alassane Ouattara e fino a poco tempo fa il suo ministro degli esteri, sarà uno dei prossimi candidati alle elezioni presidenziali della Costa d’Avorio previste in ottobre.
La campagna è stata scagliata nell’incertezza all’inizio del mese quando il Primo Ministro Amadou Gon Coulibaly, è morto improvvisamente, lasciando senza candidato il Rassemblement des houphouëtistes pour la démocratie et la paix (RHDP), partito attualmente al governo.
Le elezioni del prossimo ottobre sono viste come un test chiave per la stabilità della Costa d’Avorio. La prima vittoria elettorale di Ouattara nel 2010 ha scatenato una guerra civile combattuta in gran parte lungo le linee regionali ed etniche, che ha ucciso circa 3.000 persone.
Le tensioni politiche sono aumentate negli ultimi mesi. Alla fine dell’anno scorso, il governo ha accusato l’ex primo ministro ed ex leader ribelle Guillaume Soro, di aver pianificato un colpo di stato contro il governo di Ouattara.
Amon-Tanoh si è dimesso a marzo come ministro degli esteri, carica che aveva ricoperto dalla fine del 2016, dopo che Ouattara ha designato Gon Coulibaly come candidato presidente del RHDP.
Altro candidato in gara è Henri Konan Bedie, già presidente della Costa d’Avorio dal 1993 al 1999.
Mali
Gli sforzi di mediazione in Mali, dei leader di Ghana, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria e Senegal si sono conclusi senza un accordo riguardo la crisi politica del Paese.
I presidenti hanno incontrato a Bamako il capo di stato maliano Ibrahim Boubacar Keita e le figure chiave del movimento di protesta dell’opposizione.
Il presidente nigeriano Mahamadou Issoufou ha dichiarato che il blocco regionale dell’Africa occidentale, ECOWAS, organizzerà un incontro per discutere una crisi che potrebbe destabilizzare ulteriormente il Paese, già in lotta contro i gruppi armati nel Sahel.
Mobilitato dall’influente leader musulmano Ibrahim Dicko, sotto la protezione del Mouvement du 5 Juin, un’alleanza di leader politici e della società civile, nelle ultime settimane decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Bamako per chiedere le dimissioni di Keita.
Una missione ECOWAS, guidata da Goodluck Jonathan, ex-presidente nigeriano, ha proposto di istituire un governo di unità nazionale che includa membri dell’opposizione e gruppi della società civile. Ha inoltre suggerito la nomina di nuovi giudici alla corte costituzionale. Ma le proposte sono state respinte in blocco dal Mouvement du 5 Juin.
Nel Mali centrale, gruppi armati si contendono il controllo sfruttando la povertà delle comunità emarginate e infiammando le tensioni tra i gruppi etnici.
La presenza di migliaia di truppe straniere nel Sahel non è riuscita ad arginare la violenza.
Ed entra sotto il nome di Takuba, la nuova task force destinata al Sahel, che sarà composta principalmente da forze speciali europee, in coordinamento con i partner del G5-Sahel, la missione delle Nazioni Unite (MINUSMA) e le missioni dell’UE (EUTM Mali, EUCAP Mali e EUCAP Niger).
La task force Takuba, a cui è stata confermata la partecipazione italiana, dovrebbe avere una capacità operativa iniziale entro l’estate del 2020 e dovrebbe diventare operativa entro l’inizio del 2021, nell’area del Liptako-Gourma, tra il Mali centro-orientale, il nord del Burkina Faso e la regione sud-occidentale del Niger.
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