Il governo Erdogan vieta le celebrazioni del primo maggio nella storica e simbolica Piazza Taksim ad Istanbul. Ma i sindacati rivoluzionari ribadiscono che non sottosteranno ad alcun divieto.
AGGIORNAMENTO ORE 14:15
In un incontro con i parlamentari del suo partito, il Premier turco Erdogan ha confermato stamane che non permetterà riunioni o assembramenti a Piazza Taksim il 1 maggio. “Quelli che hanno intenzione di celebrarlo [il 1 maggio, ndr] lì, stanno dicendo praticamente: ‘sono pronto per gli scontri’. “Perdete ogni speranza per Taksim – ha aggiunto il Primo Ministro – non entrate in guerra contro lo stato. Non disturbate la pace della nostra gente. Il nostro popolo non vuole vedere strade in cui prevalgano molotov e pietre. Noi non lo tollereremo. Voi non siete sopra la legge”. Erdogan ha suggerito altri luoghi e ha detto che i trasporti saranno gratis durante la festa dei lavoratori. I sindacati di sinistra hanno ribadito che ignoreranno il divieto
di Serena Tarabini
Istanbul, 22 aprile 2014, Nena News – Quello che sarà l’atteggiamento del Governo durante la giornata internazionale dei lavoratori il 1 maggio ha avuto ieri la conferma, qualora ce ne fosse bisogno. A membri ed aderenti del DISK, la confederazione dei sindacati rivoluzionari, è stato ieri impedito con la forza di svolgere la consueta conferenza stampa pubblica a Piazza Taksim. Durante l’incontro con la stampa, svoltosi in una sala del Taksim Hill Hotel, il Presidente della Confederazione Kani Beko ha ribadito l’intenzione da parte della sua confederazione, di non sottostare alle limitazioni che il Governo vuole imporre a sindacati e movimenti e di raggiungere Piazza Taksim.
La piazza è un luogo sacro e imprescindibile per i sindacati turchi in quanto nel 1977 la celebrazione si trasformò in una massacro, di matrice neofascista e paramilitare, dove persero la vita 36 persone sotto il fuoco di cecchini, mai individuati, appostati sui tetti degli edifici adiacenti la piazza. Un evento che aprì le porte al golpe militare del 1980. Da quel “ primo maggio di sangue” ai lavoratori venne impedito di celebrare la data nella Piazza, ufficialmente per motivi di sicurezza.
Dal 2006 i sindacati tornarono a reclamare il diritto di celebrare la festa del lavoro nel luogo più importante e questo si risolse in violenti scontri con la polizia fino a quando la piazza venne riaperta nel 2010 (per poi essere richiusa l’anno successiva); nel 2010 la celebrazione vide una partecipazione enorme e variegata destinata a crescere negli anni successivi: centinaia di migliaia di persone tornarono ad animare una piazza dove a fianco dei lavoratori si ritrovarono attivisti della società civile e militanti di tutti i partiti della sinistra turca, dai kemalisti del Partito Repubblicano del Popolo, alle formazioni marxiste-leniniste radicali fino a i curdi del Partito della Pace e della Solidarietà.
Una piazza che alludeva al ricomporsi di un fronte antigovernativo organizzato e in crescita non gradito al Primo Ministro Erdoğan, la cui formazione politica islamica moderata si presenta come l’unica forza politica in grado di democratizzare il Paese. Quindi nel 2013, Piazza Taksim tornò ad essere vietata con la scusa dei lavori di ristrutturazione in corso e ciò diede luogo a un primo maggio che fu l’anticamera delle rivolte sollevate dalla vicenda di Gezi Park.
Al di là del valore simbolico, la determinazione a non rinunciare in questo momento a questa piazza è una forte dimostrazione di dissenso verso le autorità di un paese dove i diritti sindacali di base come la libertà di sciopero e di assemblea non sono ancora pienamente garantiti e dove un governo, uscito nettamente vincitore dalle recenti elezioni amministrative, non ha tardato a fornire esempi espliciti della sua vocazione autoritaria e liberticida. Fuori discussione ipotesi alternative come la zona di Yenikapi, indicata durante il fine settimana dallo stesso Erdoğan o di Kadiköy, dove si ritrovarono lo scorso anno sindacati più conservatori che invece quest’anno hanno mostrato anch’essi segnali di insofferenza verso il diniego.
Il meeting organizzato dal DISK doveva proseguire con un incontro pubblico nel luogo individuato per tradizione da sindacati, associazioni e movimenti: la scalinata principale di accesso a Gezi Park. Ma la piazza era già chiusa da ore ed i sindacalisti in pettorina rossa non sono riusciti a mettere un piede fuori dall’Hotel a causa delle manganellate (usato anche spray al peperoncino) delle forze dell’ordine che non si sono fatti molti scrupoli a colpire anche donne e uomini di una certa età. Una ventina di persone, individuate oculatamente ed inseguite, sono state fermate e portate in questura a Karaköy. Fra queste vi era anche Erdal Kopal, segretario dei lavoratori del settore trasporti. Un’ ambulanza è arrivata per trasportare all’ospedale alcuni contusi e chi aveva accusato qualche malore.
Dopo i momenti di tensione, sul posto è arrivato anche Lami Özgen, Presidente della KESK: i presidenti delle due più importanti confederazioni sindacali turche hanno detto che quanto accaduto ieri è solo un assaggio di quello che sarà il comportamento della polizia il giorno del primo maggio. Tuttavia i sindacati e le oltre 50 organizzazioni di categoria e di movimento avranno sufficiente coraggio ed entusiasmo per mantenere la promessa di raggiungere Piazza Taksim. Nena News