Circa 200 detenuti hanno iniziato ieri una nuova protesta in tre carceri israeliane. Al centro, la questione della detenzione amministrativa, che Israele pratica in barba al diritto internazionale
dalla redazione
Roma, 25 aprile 2014, Nena News – Circa duecento prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane hanno avviato ieri un nuovo, massiccio sciopero della fame per protestare contro le pratiche di detenzione amministrativa che Tel Aviv, in barba al diritto internazionale, porta avanti da decenni. Ad annunciarlo è stata ieri l’associazione per i diritti dei detenuti politici palestinesi “Palestinian Prisoners Society” (PPS), che ha anche diffuso i numeri della protesta: aderiscono allo sciopero 80 carcerati della prigione di Ofer, 65 in quella di Megiddo e 55 nel Naqab.
Il fulcro della protesta si snoda attorno alla questione della detenzione “amministrativa” praticata dalle autorità israeliane nei confronti dei sospetti palestinesi, che vengono incarcerati per un periodo “rinnovabile” di sei mesi senza aver subito un’accusa né un processo, ma semplicemente per “ragioni di sicurezza”. La decisione viene presa da una corte militare e il rinnovo può arrivare fino a cinque anni. “Alcuni detenuti amministrativi – spiega l’avvocato Jawab Boulous, legale presso il PPS all’agenzia turca Anadolou – rimangono in carcere per anni senza processo. Le prigioni sono diventate le loro case”.
Una politica, quella della detenzione amministrativa, che era stata portata all’attenzione dei media l’anno scorso da Samir Issawi: con un clamoroso sciopero della fame durato 277 giorni, il prigioniero politico palestinese è stato rilasciato pochi mesi fa. Condannato a 26 anni nel 2002 per presunte attività terroristiche durante la seconda Intifada, scarcerato nel 2011 nell’ambito dell’accordo Israele-Hamas per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit e posto in detenzione amministrativa di nuovo nel 2012 per aver violato “i termini della scarcerazione” lasciando Gerusalemme per andare a riparare la sua macchina, Issawi aveva denunciato la totale arbitrarietà con cui le autorità israeliane giocano con il destino dei detenuti politici palestinesi.
Prima di Issawi, un massiccio sciopero della fame aveva coinvolto per mesi circa 2 mila detenuti palestinesi ed era terminato nel maggio 2012 solo dopo un accordo raggiunto con le autorità israeliane, che si erano impegnate a non rinnovare la detenzione amministrativa dei prigionieri. Poco tempo dopo, però, Tel Aviv aveva violato gli accordi rinnovando la detenzione senza processo di molti di loro. Secondo la Ong palestinese “Prisoners Center for Studies and Research”, ci sono circa 5 mila prigionieri palestinesi sparpagliati in 22 tra carceri e altri luoghi di detenzione israeliani. Tra loro, ci sarebbero 200 minori e 19 donne. Nena News.
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