Il consiglio dei Ministri approva un disegno di legge per contrastare la “minaccia” per il paese costituita dai detenuti che effettuano sciopero della fame. Forti critiche dall’Associazione Medici e dall’Associazione per i Diritti Civili
della redazione
Roma, 15 giugno 2015, Nena News - I detenuti in sciopero della fame costituiscono “una minaccia” per Israele e per questo devono essere nutriti a forza. Parola di Gilad Erdan, ministro della Sicurezza Interna e fautore dell’approvazione ieri del disegno di legge sull’alimentazione forzata in carcere in sede di Consiglio dei Ministri: una bozza già approvata dal gabinetto lo scorso anno durante il massiccio sciopero della fame contro la detenzione amministrativa da parte di centinaia di prigionieri palestinesi, bloccato alla Knesset solo per lo scioglimento del Parlamento stesso.
“Oltre ai tentativi di boicottaggio e delegittimazione di Israele -si legge in un post del ministro Erdan su Facebook – gli scioperi della fame dei terroristi nelle carceri sono diventati un mezzo per minacciare Israele”. Per questo, recita il disegno di legge, verranno nutriti contro la loro volontà “se la loro vita fosse in pericolo”. Il pensiero va a quegli 80 detenuti finiti in ospedale per malnutrizione lo scorso anno in seguito a uno sciopero della fame di massa, ma anche, tra gli altri, a Khader Adnan, ammanettato al letto al suo quarantesimo giorno di protesta in gravi condizioni di salute, condizioni di cui l’ANP ha denunciato come unico responsabile Israele.
Forti critiche si sono levate in Israele contro il disegno di legge. Leonid Eidelman, presidente dell’Associazione Medici di Israele, ha ricordato che alimentare i prigionieri contro la loro volontà non è etico e, in una lettera indirizzata a Erdan e al ministro della Giustizia Ayelet Shaked ha avvertito che l’Associazione istruirà i “medici ad agire esclusivamente secondo le regole di etica, vietando di nutrire contro la loro volontà persone in sciopero della fame”. Dello stesso avviso l’Associazione israeliana per i Diritti Civili, che ha ricordato come l’alimentazione forzata sia una pratica “vietata” e come “ogni decisione sulla procedura medica, compresa l’alimentazione di una persona, deve essere fatta da un team medico indipendente e in base ai diritti legali del paziente”, tra cui spicca il consenso alle cure.
Inoltre, l’Associazione ha ricordato che lo sciopero della fame è un “legittimo mezzo di opposizione”, un mezzo che può generare una pressione sui governi e portare, a volte, alla conquista dei propri diritti. E’ il caso della protesta di massa del 2012, durata 66 giorni, in cui centinaia di palestinesi posti in detenzione amministrativa si erano guadagnati la libertà con uno sciopero della fame diventato virale. Famosa è anche la battaglia di Samir Issawi, il prigioniero politico palestinese rilasciato nel 2014 dopo uno sciopero della fame di ben 277 giorni. Condannato a 26 anni nel 2002 per presunte attività terroristiche durante la seconda Intifada, scarcerato nel 2011 nell’ambito dell’accordo Israele-Hamas per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit e posto in detenzione amministrativa di nuovo nel 2012 per aver violato “i termini della scarcerazione” lasciando Gerusalemme per andare a riparare la sua macchina, Issawi aveva denunciato la totale arbitrarietà con cui le autorità israeliane giocano con il destino dei detenuti politici palestinesi. Nena News
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