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Il giorno della catastrofe nel campo profughi di Betlemme: la famiglia Abu Saker ha riabbracciato Munked, liberato dopo 16 mesi di carcere. Ma sono stati decine i nuovi detenuti.

 

Foto e testo di Rossana Zampini

Betlemme, 20 maggio 2014, Nena News – Il 14 maggio gli Abu Saker hanno potuto riabbracciare Munked, 19 anni, da 16 mesi in detenzione amministrativa nel carcere di Ofer, Ramallah. Il ragazzo era stato arrestato nella retata condotta dalle forze israeliane nel gennaio 2013 nel campo profughi di Aida, quando un gruppo di giovani è riuscito nell’azione simbolica di creare un buco nel Muro di Separazione che divide Betlemme e Gerusalemme.

Le commemorazioni della Nakba, infatti, sono spesso accompagnate da scarcerazioni di detenuti politici palestinesi. Ma anche da nuove tragedie. Solo nella giornata di giovedì scorso si sono contati nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania diversi arresti, feriti, e due nuove vittime: Muhammad Abu Al Thahir, 22 anni, e Nadim Nuwarah, 17 anni, colpiti dal fuoco israeliano mentre manifestavano davanti al carcere di Ofer a sostegno dei prigionieri in sciopero della fame contro la detenzione amministrativa.

Secondo i dati di Addameer -Prisoner Support and Human Rights Association- degli oltre 5.000 palestinesi nelle carceri israeliane, 186 sono in detenzione amministrativa, 200 sono bambini, 20 le donne e 11 i membri del Parlamento. Si tratta di numeri sproporzionati, se consideriamo che nessun israeliano è detenuto nelle carceri palestinesi.

È interessante inoltre notare come la commemorazione della Nakba, il 15 maggio (l’esilio forzato di oltre 750 000 palestinesi e la distruzione di centinaia di centri abitati nel 1948) coincide per Israele con il giorno della sua indipendenza. Nena News

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