Gruppi e attivisti intentano causa contro il governo nigeriano per la decisione di sospendere il social media. Nella tradizionale rubrica del sabato andiamo anche in Sahel con il “ritiro” francese e in Etiopia con la crisi alimentare in Tigray
di Federica Iezzi
Roma, 12 giugno 2021, Nena News
Sahel
Macron annuncia ufficialmente la sostituzione dell’operazione militare francese nella regione del Sahel, in Africa occidentale. La Francia ha attualmente circa 5.100 soldati dispiegati nell’area del Sahel, come parte dell’operazione Barkhane, il cui quartier generale è nella capitale del Ciad, N’Djamena.
L’annuncio è arrivato dopo che lo stesso Macron, lo scorso febbraio, durante un vertice con i leader dei Paesi del G5-Sahel – Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger – aveva espresso l’intenzione di ridurre entro pochi mesi il numero delle truppe francesi.
Il conflitto tra forze governative e gruppi armati legati a Isis e al-Qaeda, nella parte occidentale del Sahel, ha devastato gran parte della regione nell’ultimo decennio, innescando una significativa crisi umanitaria.
Quasi 7.000 persone sono morte a causa del peggioramento dei combattimenti lo scorso anno, secondo i dati del progetto Armed Conflict and Location Event Data Project. E secondo quanto pubblicato dalle Nazioni Unite le continue violenze hanno provocato lo sfollamento interno di oltre due milioni di persone.
La decisione di un drastico cambiamento della presenza francese nell’area, potrebbe essere spiegata dal coinvolgimento di altri Paesi europei nella Task Force Takuba, nata per contrastare i gruppi armati nel Sahel, a fianco degli eserciti governativi di Mali e Niger.
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Nigeria
Gruppi per la difesa del diritto di espressione hanno intentato una causa presso un tribunale regionale per cercare di revocare il blocco attuato dal governo Buhari su Twitter, descrivendo la decisione di sospendere le operazioni della popolarissima piattaforma di social media come un tentativo di mettere a tacere le critiche verso il governo.
Le autorità nigeriane hanno annunciato il divieto, pochi giorni dopo che Twitter ha rimosso un post del presidente Buhari che minacciava di punire i secessionisti del sud-est del Paese. Il ministro dell’Informazione, Lai Mohammed, di contro ha dichiarato che l’interruzione di Twitter non è correlata alla cancellazione del tweet di Buhari, ma piuttosto è connessa alla presunta incitazione alla violenza dei separatisti.
La mossa del governo ha provocato un immediato contraccolpo tra gli utenti dei social media e gli attivisti per i diritti umani, con gli hashtag #NigeriaTwitterBan e #KeepitOn in trend sulla piattaforma.
Il Socio-Economic Rights and Accountability Project (Serap), gruppo locale nigeriano per la difesa dei diritti, e 176 nigeriani hanno intentato la causa civile presso la Corte di giustizia della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, nella capitale Abuja, chiedendo un’ingiunzione cautelare. La sospensione di Twitter ha lo scopo di intimidire e impedire ai nigeriani di esprimere giudizi sulle politiche del governo, sulla corruzione e sugli atti di impunità.
Nel 2021, la Nigeria si è classificata al 120esimo posto, su 180 Paesi, nel World Press Freedom Index di Reporters Without Borders.
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Etiopia
La recente analisi delle Nazioni Unite, condotta secondo l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), ha concluso che più di 350mila civili nella regione del Tigray in Etiopia sono a rischio di insicurezza alimentare acuta (IPC Phase 5). E altri due milioni di persone sono in urgente stato di bisogno. Dopo la pubblicazione del rapporto, Taye Atske-Selassie Amde, ambasciatore dell’Etiopia presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che il governo di Abiy Ahmed ha respinto l’analisi dell’IPC, accusandola di non essere trasparente.
Stati Uniti e Unione Europea hanno lanciato un appello con l’obiettivo di maggiori sforzi internazionali per affrontare la crisi, in una regione in cui oltre il 90% della popolazione ha bisogno di aiuti alimentari di emergenza. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aprirà una sessione di discussione su base informale a causa della decisa opposizione etiope, condivisa anche da altri membri, tra i quali Russia, Cina, Vietnam, India e Paesi africani.
Nel novembre 2020 sono scoppiati feroci scontri in Tigray tra le truppe governative etiopi e l’ex partito di governo della regione, il Tigray People’s Liberation Front (Tplf). La violenza ha ucciso migliaia di civili e costretto circa due milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni.
La recente crisi alimentare trova le sue basi sugli effetti a cascata del conflitto, inclusi spostamenti forzati della popolazione, restrizioni ai movimenti legati alla sicurezza, accesso umanitario limitato, perdita di raccolti e mezzi di sussistenza inesistenti. Nena News
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