Hanno agito in nome dell’Isis i due uomini che ieri hanno ferito tre turisti in un albergo di Hurghada. Ma per il Cairo non si è trattato di terrorismo. Il settore turistico egiziano messo in crisi dalla minaccia jihadista
della redazione
Roma, 9 gennaio 2016, Nena News – Hanno reclamato l’appartenenza all’Isis, ma non ci sono ancora rivendicazioni, i due uomini che ieri hanno fatto irruzione in un hotel di Hurghada, Egitto, e hanno accoltellato tre turisti stranieri (due australiani e uno svedese), rimasti feriti.
Un degli attentatori è stato ucciso dalla polizia e l’altro è stato ferito mentre tentavano di entrare nell’albergo con l’obiettivo, secondo quanto riferito dalle forze di sicurezza, di sequestrare turisti. Minacciavano di indossare cinture esplosive, ma erano armati soltanto di coltelli, secondo le autorità egiziane che non parlano di atto terroristico, preferendo la versione dei lupi solitari che hanno agito a nome del sedicente Stato islamico.
D’altronde, sono sempre più frequenti le iniziative di singoli che rivendicano di agire a nome dell’Isis, come accaduto sempre ieri negli Stati Uniti, dove un uomo che ha dichiarato di appartenere allo Stato islamico ha aperto il fuoco contro un poliziotto a Philadelphia, ferendolo gravemente. E poi la minaccia dell’Isis non giova al vitale settore turismo egiziano, già entrato nel mirino dei gruppi armati attivi in Egitto che reclamano affiliazioni con l’Isis. Dopo l’abbattimento dell’aereo russo con oltre 200 persone a bordo in volo sul Sinai lo scorso novembre, il turismo egiziano aveva incassato un duro colpo. Mentre il Cairo si ostinava a negare la tesi dell’atto terroristico, Mosca e Londra avevano sospeso i voli per le destinazioni turistiche egiziane sul mar Rosso.
Ieri lo Stato islamico ha rivendicato gli spari esplosi giovedì contro un autobus di turisti con a bordo 40 arabo-israeliani nei pressi delle Piramidi, a Giza. Non ci sono state vittime nella sparatoria con le forze di sicurezza. E sempre ieri i jihadisti di Ansar Beit al Maqdis, gruppo attivo nel Sinai, che ha aderito al “Califfato”, ha rivendicato il sabotaggio di un gasdotto che collega l’Egitto con la Giordania. È questo il gruppo che ha firmato la maggior parte degli attentati che destabilizzano il Sinai, intensificatisi dal 2013, quando un golpe militare ha deposto il presidente eletto Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani messi fuori legge dall’attuale presidente egiziano Al Sisi.
Il contrasto ai gruppi armati di stampo jihadista attivi nella penisola ha fatto centinaia di morti tra le forze di sicurezza egiziane e tra i miliziani. E rappresenta una minaccia alla sicurezza del Paese, dove le ragioni di sicurezza sono spesso utilizzate per silenziare l’opposizione e il dissenso. L’ultimo attacco è di ieri e non è stato rivendicato. Agenti di polizia sono stati attaccati con ordigni rudimentali nella cittadina di Rafah: tre poliziotti sono rimasti feriti. Nena News