Inglesi e statunitensi parlano di attentato. Il Cairo nega (“è un errore tecnico”) perché la situazione nella penisola “è sotto controllo”. Londra, intanto, blocca tutti i voli per e da Sharm ash-Shaykh facendo infuriare la delegazione egiziana da oggi in visita nel Regno Unito
della redazione
Roma, 5 novembre 2015, Nena News – Le autorità britanniche e statunitensi ormai ne sono convinte: ad abbattere alcuni giorni fa l’aereo di linea russo nella penisola del Sinai è stata una bomba. Il ministro degli esteri britannico Philip Hammond ha detto ieri che vi è una “possibilità significativa” che il velivolo sia esploso a causa di un ordigno piazzato a bordo e ha avvisato i suoi connazionali a non andare in vacanza a Sharm esh-Shaykh. Intervistato dall’Associated Press, un ufficiale statunitense si è spinto oltre: dietro alla caduta dell’aereo russo ci sarebbe il ramo egiziano dello Stato Islamico (Is).
Sul caso del Metrojet Airbus A321-200 – caduto il 31 ottobre scorso nel Sinai con 224 persone a bordo (tutte morte) – indagano anche gli investigatori russi ed egiziani. Il Cairo ieri ha risposto stizzito alle parole del premier inglese Cameron che aveva espresso preoccupazioni per la possibile presenza di “un ordigno” sull’aereo. Intervistato dalla Cnn, il ministro degli esteri egiziano Sameh Shukri é apparso visibilmente infastidito dalle dichiarazioni dell’alleato occidentale. Alla domanda se si trattasse o meno di un attentato, il ministro ha risposto che “tocca alle indagini chiarire quanto accaduto” e che, perciò, non è possibile giungere al momento a delle conclusioni. Shukri si è mostrato però subito dopo inflessibile quando, con sicumera, ha dichiarato che il “disastro” è stato causato da un errore tecnico e ha negato qualunque responsabilità dei jihadisti dell’Is che pure, subito dopo la caduta del velivolo, avevano rivendicato l’attacco. Un’ipotesi, questa, non così tanto peregrina visto e considerato che il gruppo affiliato all’Is in Sinai (noto come “la provincia del Sinai”) è molto attivo nell’area a partire dal 2011 (era conosciuto allora come Ansar Beit al-Maqdis) e si è già reso responsabile di numerosi attentati in Egitto contro le forze armate egiziane.
La possibilità di un “guasto tecnico” portata avanti da il Cairo non sta facendo molti proseliti. E’ stata infatti una tesi scartata sin dall’inizio dalla compagnia russa (che avrebbe però tutto l’interesse ad addossare ad un fattore esterno imprevedibile come il terrorismo le cause della caduta), ma anche, almeno in parte, dal Cremlino che non ha escluso l’ipotesi dell’attentato. Ieri una fonte dell’aviazione russa ha confermato alla Reuters che le indagini sono al momento indirizzate verso un oggetto a bordo che avrebbe causato il disastro. “Ci sono due versioni che vengono al momento considerate: qualcosa posto dentro l’aereo o un errore tecnico. Tuttavia, il velivolo non poteva spezzarsi in aria così senza motivo. Ci doveva essere qualche causa scatenante. Un missile è improbabile dato che non ci sono prove”. Che nessun scenario possa essere scartato n’è convinto anche Dmitry Peskov, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin. Intervistato dai media russi, Peskov ha detto che Mosca “non esclude nessuna pista” ma che dare maggiore credito ad una ipotesi piuttosto che ad un’altra (come fanno Washington e Londra) sia sbagliato.
Alcuni analisti hanno voluto sottolineare come la caduta dell’aereo russo possa essere una risposta jihadista o dei loro sostenitori nel Golfo al recente ingresso militare russo in Siria in sostegno del regime siriano di Bashar al-Asad. Il coinvolgimento russo nel caos siriano ha mandato su tutte le furie non solo i “ribelli moderati”, ma soprattutto i loro padrini arabi nel Golfo e in Turchia. Secondo questa chiave di lettura, l’eventuale attacco potrebbe essere un avvertimento a Mosca: o termini i tuoi raid o subirai altre nefaste conseguenze. C’è poi chi, sulla stampa araba, non ha dimenticato come l’anno scorso, proprio di questi tempi, il gruppo jihadista “Provincia del Sinai” annunciava la sua affiliazione all’Is. Quale miglior modo di celebrare il primo anno di alleanza se non con un attentato in grande stile contro i russi “invasori” in Siria?
Ipotesi che hanno una base di credibilità, ma che restano al momento suggestive supposizioni. In attesa che le indagini possano fare chiarezza su quanto è accaduto la mattina del 31 ottobre, il dato certo è che a essere danneggiato sarà il turismo egiziano. Proprio per questo motivo sia Shukri (ieri) che il presidente egiziano as-Sisi (lunedì) hanno provato ad ostentare sicurezza ribadendo ai quattro venti che la “situazione in Sinai è sotto controllo”. Le rassicurazioni egiziane non stanno però riscuotendo molto successo. Ieri, infatti, il ministro degli esteri inglesi Hammond ha deciso di sospendere i voli da e verso Sharm as-Shaykh. Una mossa non concordata con il regime egiziano che ha fatto infuriare non solo i 20.000 vacanzieri britannici (di fatto ora bloccati a Sharm ash-Shaykh), ma soprattutto il presidente as-Sisi che proprio oggi sarà in Inghilterra per una visita di tre giorni.
Proprio la sospensione dei voli a Sharm decretata da Londra potrebbe avere ripercussioni negative sugli incontri che il presidente egiziano avrà in terra inglese. Alcuni diplomatici egiziani, infatti, avrebbero detto in forma anonima di essere delusi dalla decisione di Hammond. Intervistato dalla Bcc un ufficiale ha affermato che la delegazione egiziana sarà meno disposta ad accogliere le richieste britanniche sulla sicurezza e la democrazia nel Paese delle Piramidi. Una delusione, quella egiziana, resa palese anche dal ministro Shukry che ha parlato di una “dichiarazione prematura e immotivata”.
Il battibecco tra i governi di Londra e il Cairo si inserisce in un contesto già molto teso in Regno Unito dove da settimane sui media locali sono in corso vibranti proteste per la visita di as-Sisi. L’opposizione ha accusato il premier Cameron di mettere il commercio e la sicurezza prima dei diritti umani. Da quando è salito al potere con un colpo militare nel 2013, sottolineano i detrattori del presidente egiziano, as-Sisi ha arrestato almeno 40.000 oppositori politici (sia laici che religiosi) e ha ucciso più di 1.000 persone. Il neo leader laburista Jeremy Corbyn non ha lesinato ieri dure critiche al premier inglese: “l’invito di David Cameron al presidente egiziano e golpista Abdel Fattah as-Sisi mostra il disprezzo per i valori democratici e umani e minaccia, piuttosto che proteggere, la sicurezza nazionale britannica”. “Invece di stendergli il tappeto rosso – ha aggiunto Corbyn – il primo ministro dovrebbe sospendere le esportazioni di armi in Egitto fino a quando i valori democratici e civili non verranno ripristinati”. Il leader labour non è solo nella sua opposizione al rais egiziano: 50 parlamentari inglesi hanno firmato in questi giorni una risoluzione che chiede la cancellazione della visita di as-Sisi in Gran Bretagna. Accanto alle proteste istituzionali, vi sono poi quelle organizzate dal basso da comitati e organizzazioni umanitarie. Una folla di 200 persone si è radunata ieri fuori l’ufficio di Cameron e ha intonato cori contro il presidente egiziano. Uno striscione portato dai manifestanti recitava: “Basta con la repressione in Egitto”. Nena News
Anche per il volo Itavia abbattuto nei cieli di Ustica si parlò a lungo di bomba (depistaggio)
prima di arrivare alla verità del missile. Che il volo russo sia stato colpito per errore da missile egiziano ?