La 21enne Shyma è stata ieri condannata da un tribunale del Cairo per il suo controverso video musicale “Ho dei problemi”. La sentenza – contro la quale l’artista potrà fare ricorso in appello – è l’ennesimo prodotto del regime brutale e moralizzatore di al-Sisi
della redazione
Roma, 13 dicembre 2017, Nena News – Due anni di carcere per aver “istigato alla dissolutezza” e “aver offeso la morale pubblica”. È stata questa la pena stabilita ieri da un tribunale del Cairo per la cantante egiziana Shyma (al secolo Sahimaa Ahmed) a causa della sua clip musicale “Ho dei problemi”.
Il video, rilasciato a novembre, aveva scatenato feroci polemiche in Egitto sui social media e nei talk show: i commentatori locali – in un coro pressoché unanime – avevano sin da subito definito l’artista “oscena” esortando le autorità locali a processarla. A destare molto scalpore era stata in particolare la scena in cui la cantante mangia sensualmente una banana. In un articolo pubblicato poco dopo l’uscita del video clip, il quotidiano Youm 7 sentenziò: “Shayma presenta ai giovani una lezione di depravazione”.
Su Facebook l’artista espresse stupore per il tran-tran mediatico: “Non immaginavo che sarebbe successo tutto questo e che sarei stata oggetto di questi forti attacchi da parte di tutti”. La ragazza ha poi da allora imbastito la sua difesa scaricando tutte le responsabilità sul direttore Mohammed Gamal (condannato ieri in contumacia con la sua stessa pena): le scene controverse sarebbero avvenute senza il suo consenso.
Tutto inutile: la ragazza 21enne veniva infatti arrestata il 18 novembre prima ancora che avesse inizio l’azione penale contro di lei. Considerate tali premesse, la sentenza di ieri era nei fatti già stata scritta da tempo: Shayma, che oltre ai due anni di carcere ha ricevuto anche una multa pari a 560 dollari, potrà però fare ricorso in appello alla corte suprema.
Se sia opera solo di Gamal o meno, il video è francamente disgustoso. In 3.36 minuti sono racchiusi tutti gli stereotipi sessisti possibili e immaginari: la donna formosa attraente (un gran classico) che nei panni di insegnante (di cosa?) inspiegabilmente prova ad abbassarsi il reggiseno, bacia e lecca una mela ammiccando alla telecamera, spalma una cremina intorno alle labbra di fronte ad una classe di tutti maschi visibilmente eccitati. La clip raggiunge poi il suo culmine dell’orrore quando la cantante (in versione salutista?) mangia una banana gettandoci sopra un po’ di latte.
A prescindere però dai contenuti del video, la condanna subita dall’artista è grave, sebbene prevedibile. È infatti lo specchio dei due binari su cui viaggia il regime di al-Sisi: brutale repressione del dissenso politico da un lato, e, paladino della “moralità” e dei “costumi” pubblici egiziani-islamici con lo slogan “lotta alla dissolutezza”. Nel 2015, in un caso simile a quello di Shayma, un tribunale del Cairo condannò a un anno di prigione la danzatrice Salma el-Fouly per aver “istigato all’immoralità” in un video musicale.
Emblematico poi quanto accaduto a settembre quando dieci giovani egiziani sono stati arrestati al Cairo con gli stessi capi d’accusa ricevuti da Shayma per aver sventolato una bandiera arcobaleno durante il concerto del gruppo rock libanese Mashrou’ Leila il cui frontman è apertamente omosessuale. Il presidente golpista ha più volte invocato riforme per combattere “l’estremismo”. Richiesta che si è tradotta in un approccio durissimo da parte del governo non solo in ambito politico (uccisioni, sparizioni, torture, arresti di dissidenti o presunti tali), ma anche in campo sociale dove sono state rafforzate le norme in difesa della moralità pubblica.
“L’Egitto dovrebbe smetterla di investire le risorse dello stato per dare la caccia alle persone per cosa fanno nelle loro stanze da letto o per come si esprimono durante un concerto rock – ha sintetizzato a settembre Sarah Leah Whitson, direttrice per il Medio Oriente e Nord’Africa a Human Rights Watch – Dovrebbe piuttosto concentrare le sue energie migliorando la gravissima situazione dei diritti umani”. Nena News