I campus universitari restano un luogo di opposizione al nuovo autoritarismo e alle sue politiche. Viaggio nei gruppi studenteschi dal golpe del 2013 ad oggi
di Amr Hamzawy – Al Jazeera
Roma, 10 marzo 2017, Nena News – [per la prima parte clicca qui] Questa campagna repressiva è continuata nell’anno accademico 2014-2015 e ha portato ad un periodo di stasi delle proteste. Nel primo semestre gli studenti hanno organizzato 572 proteste, con il più altro numero di nuovo nelle università di Al-Azhar, Cairo, Ain Shams e Alessandria.
Gli studenti che hanno partecipato erano membri dei Fratelli Musulmani, di partiti liberali e di gruppi di sinistra, che sempre di più hanno cominciato ad opporsi al nuovo autoritarismo. Questi ultimi gruppi hanno assorbito membri di partiti come lo Strong Egypt Party, il Bread and Liberty Party, il Constitution Party e il Movimento dei socialisti rivoluzionari.
Gli scontri frequenti nei campus tra studenti da una parte e unità amministrative e unità private di sicurezza dall’altra nell’anno accademico 2014-2015 hanno permesso un aumento drammatico del numero di forze di sicurezza operanti negli spazi universitari. La dispersione violenta di veglie pacifiche è diventata la norma e spesso si è tradotta in arresti di massa e uccisione di alcuni studenti. Lo Stato ha inoltre utilizzato altri strumenti repressivi per distruggere l’attivismo studentesco, come l’espulsione, gli arresti e i processi, in genere chiusi con condanne dure.
La scena politica negli atenei egiziani è cambiata drasticamente nell’anno accademico 2015-2016. Il vibrante attivismo studentesco, che aveva caratterizzato i due anni precedenti, è per lo più scomparso rivelando l’efficacia degli strumenti repressivi applicati. Le poche proteste di questo periodo erano veglie e manifestazione volte a mostrare solidarietà con gli studenti detenuti. Ma non sono comunque rimaste impunite da amministrazioni e servizi di sicurezza. Trentadue studenti sono stati arrestati nel primo semestre e cinquantadue nel secondo. A compiere gli arresti sono state sia le unità di sicurezza amministrative che quelle private e la polizia, la cui presenza è rimasta visibile nei campus.
Nonostante il minore spazio per l’attivismo studentesco, due incidenti significativi nell’anno accademico 2015-2016 hanno mostrato che i gruppi di studenti non erano stati del tutto domati. Il primo risale alla fine del 2015 quando il governo, attraverso il Ministero dell’Educazione superiore, ha tentato – con un relativo insuccesso – di controllare le elezioni dei consigli studenteschi nelle università pubbliche. Il secondo è dell’aprile 2016 quando gli studenti si sono uniti ad altre veglie e manifestazioni contro la firma dell’accordo sui confini marittimi tra Egitto e Arabia Saudita.
Nell’ottobre 2015 il Ministero dell’Educazione superiore ha dato istruzione alle amministrazioni universitarie perché escludessero certi studenti dal candidarsi alle elezioni studentesche. Nello specifico coloro accusati di essere membri o simpatizzanti della Fratellanza Musulmana, così come quelli che avevano guidato o partecipato alle proteste anti-governative e avevano subito misure disciplinari.
L’8 ottobre il Ministero ha emesso un decreto ministeriale, il n. 4307 del 2015, per tramutare questi cambiamenti in legge. Il decreto prevede che i candidati alle elezioni studentesche non debbano essere affiliati a organizzazioni o entità che sono considerate criminali dalla legge o dichiarate “terroriste”. Prevede inoltre che la storia universitaria dei candidati sia pulita, priva di sanzioni disciplinari.
Le elezioni studentesche si sono tenute in tutte le università pubbliche nel novembre 2015 e hanno partecipato tre principali piattaforme di studenti. La Voce della Coalizione studentesca egiziana – che aveva forti legami con le amministrazioni d’ateneo e, attraverso di loro, con i servizi di sicurezza – ha fatto pressioni per la depoliticizzazione delle università.
Gli studenti liberali e di sinistra hanno aspirato ad opporsi al nuovo autoritarismo e a rinvigorire l’attivismo studentesco. Gruppi di studenti indipendenti hanno rigettato i legami sia con il governo che con le opposizioni: hanno creato gruppi come rappresentanti dei diritti e gli interessi del corpo studentesco. Intanto ai Fratelli Musulmani veniva impedito di candidarsi.
Studenti liberali, di sinistra e indipendenti hanno vinto la maggior parte dei seggi, umiliando i candidati pro-governativi. I legami con le amministrazioni e i servizi di sicurezza e la promozione di campagne organizzate dal Ministero dell’Educazione superiore hanno fallito nell’assicurare il successo della Voce della Coalizione.
Due membri indipendenti sono stati eletti all’ufficio esecutivo dell’Unione Generale degli Studenti egiziani, ombrello di tutti i gruppi esistenti. I risultati inattesi delle elezioni hanno dimostrato che l’opposizione al governo tra gli studenti era ancora significativa e che l’assalto governativo all’attivismo studentesco non aveva sradicato la politica dai campus né messo sotto silenzio i gruppi di studenti.
Sono state le sole elezioni in cui i candidati pro-governativi hanno perso e uno dei pochi sistemi elettorali che i servizi di sicurezza non sono riusciti a controllare. Un enorme contrasto con le elezioni presidenziali del 2014, le parlamentari del 2015 e le elezioni dei consigli delle associazioni professionali.
Dopo le elezioni il Ministero ha provato a rovesciare i risultati. Ha rifiutato di ratificarli e negato all’unione eletta le basi legali alla sua esistenza. Nel dicembre 2015 il Ministero ha dissolto l’ufficio esecutivo dell’Unione Generale degli Studenti egiziani, citando un “errore procedurale”. Queste misure evidenziano gli sforzi del nuovo autoritarismo per assicurarsi di non perdere il controllo delle università pubbliche.
All’inizio del 2017 i generali al potere in Egitto hanno continuato a perseguire i gruppi studenteschi che resistono al giro di vite e che si mobilitano contro gli interventi nelle università. Le proteste contro l’accordo marittimo tra Egitto e Arabia Saudita ha poi evidenziato come l’università rimanga un luogo di opposizione al nuovo autoritarismo e alle sue politiche.
Le proteste contro l’accordo sono partite dalle università e si sono poi diffuse nella società. I gruppi studenteschi e studenti non affiliati hanno organizzato manifestazioni massive tra il 15 e il 25 aprile 2016 in molti campus in tutto il paese, in tandem con la più vasta mobilitazione incentrata intorno al sindacato dei giornalisti.
Come nel caso del sindacato i servizi hanno usato una forza eccessiva per smantellare le proteste studentesche dell’aprile 2016 e arrestato numerosi studenti, che poi si sono ritrovati in tribunale. Tuttavia, l’ampia partecipazione a quelle proteste ha messo in evidenza che l’interesse degli studenti negli affari pubblici e nelle questioni politiche non è stata vanificata e che il giro di vite dei militari non è riuscito a depoliticizzare le università pubbliche.
Traduzione a cura della redazione di Nena News