Cancellati con una sentenza gli anni della rivoluzione: la corte del Cairo autorizza il partito dell’ex rais a partecipare alle elezioni. Con loro tornerà la rete clientelare e di potere che gli egiziani bocciarono in Piazza Tahrir.
dalla redazione
Roma, 15 luglio 2014, Nena News – Gli uomini di Mubarak possono tornare a fare politica: lo ha deciso il tribunale del Cairo che ieri ha cancellato il divieto per il Partito Democratico Nazionale (NDP) dell’ex dittatore di partecipare alle elezioni presidenziali e parlamentari. Il partito era stato sciolto dalla corte il 16 aprile 2011, dopo la caduta del rais nel pieno della rivoluzione egiziana.
Nel 2012 la nuova bozza di costituzione redatta dal governo islamista di Morsi aveva previsto un articolo che bandiva l’NDP dal prendere parte alla vita politica del paese per 10 anni. Qualche tempo dopo, i fedelissimi di Mubarak lo avevano ribattezzato con un nuovo nome nel tentativo di riportarlo in vita, una possibilità stroncata solo due mesi fa: a maggio la stessa corte aveva affermato che l’NDP “aveva giocato un ruolo di primo piano nell’apporre governi corrotti e approvando leggi anticostituzionali”, fin dalla sua creazione nel 1978. Per questo, niente elezioni. Tanti ex fedeli di Mubarak avevano provato ad aggirare la sentenza appoggiandosi ad altre fazioni e entrando in altre compagini politiche, tanto da convincere molti egiziani che il vecchio regime non era mai morto, ma si era infilato di nuovo nelle istituzioni del paese.
Oggi arriva la svolta. Quella stessa sentenza, contro la quale il partito si era appellato, viene cancellata: secondo il tribunale di appello, la corte bassa non ha il potere di bandire partiti o persone dalle elezioni nazionali. Gli uomini di Mubarak possono tornare alla vita politica, uno schiaffo in faccia a tutti quegli egiziani scesi in piazza e morti per porre fine a 30 anni di dittatura. I fedelissimi del rais potrebbero avere la loro occasione di tornare in auge a breve: le elezioni parlamentari sono previste per la fine del 2014, secondo la road map disegnata dall’esercito dopo il golpe che ha deposto il presidente democraticamente eletto, Mohammed Morsi.
È probabile che un rientro per la porta degli ex uomini di Mubarak avrà effetti importanti sulle scelte politiche ed economiche dell’Egitto: molti di loro hanno legami familiari forti, connessioni, ramificazioni all’interno delle tribù e un consistente sistema clientelare fiorito negli anni della dittatura e solo temporaneamente soffocato. Ora quello stesso sistema che gli egiziani hanno bocciato con una rivoluzione tornerà in parlamento, cancellando tre anni di lotte.
E se il neo presidente, l’ex generale Al-Sisi, apre le braccia a chi ha stremato la popolazione per anni, lo stesso non fa con la Fratellanza Musulmana, target da oltre un anno della dura repressione del nuovo governo: messi al bando, tacciati di terrorismo, privati di ogni bene mobile e immobili, arrestati in massa e condannati a morte, per i Fratelli Musulmani non c’è spazio nell’Egitto delle forze armate. Lo si vede bene al confine con Gaza: le politiche del nuovo governo hanno ulteriormente aggravato le condizioni della popolazione gazawi, che paga la punizione egiziana ad Hamas (membro della Fratellanza). Tunnel sotterrerai distrutti, attacchi ai pescatori e il valico di Rafah quasi sempre chiuso. Oggi Gaza è sotto attacco e Al-Sisi non intende perdere l’occasione per piegare ancora la resistenza di Hamas. Nena News