Per ricordare il cooperante italiano GVC e Metropolitan University di Londra istituiscono il Lo Porto Special Prize. Lo Porto è stato ucciso da un drone Usa nel covo dei qaedisti che lo avevano rapito nel 2012 in Pakistan
della redazione
Roma, 15 gennaio 2016, Nena News – Considerata quasi come una sorta di “danno collaterale” e annunciata oltre tre mesi dopo l’accaduto, la morte del cooperante Giovanni Lo Porto ha avuto l’effetto di riaccendere i riflettori sulle guerre condotte con i droni, che seminano morte tra la popolazione civile, non soltanto tra i terroristi che si intende colpire. Circa 4.000 le vittime, secondo l’organizzazione britannica Reprieve.
Una magra consolazione, certo, per i suoi cari, le cui speranze furono gelate il 23 aprile dell’anno scorso dall’annuncio della sua morte per bocca del presidente Usa Obama. Quest’anno la Ong GVC – Gruppo di Volontariato Civile, ha istituito il Premio Speciale al Terra di Tutti Film Festival assieme alla Metropolitan University di Londra. Il prossimo 2 febbraio l’università inglese celebrerà la vita e la persona di Giovanni Lo Porto con una giornata a lui dedicata.
Oggi più che mai è fondamentale ricordare Giovanni Lo Porto, spiega in un comunicato Margherita Romanelli, policy advisor di GVC: “Non dobbiamo dimenticarlo specialmente ora perché l’Italia ha da qualche giorno ottenuto il permesso dagli Stati Uniti di armare due dei droni impegnati in Iraq e nel mediterraneo per controllare gli sbarchi di migranti e rifugiati. Armare i due droni costa 130 milioni di dollari. Quante persone potrebbero essere aiutate con questi soldi con azioni per promuovere una maggiore equità tra i popoli, favorire i processi di pace, e creare condizioni in cui le persone non siano costrette a scappare affrontando barconi e l’agonia di un viaggio dell’ultima speranza verso l’Europa? E invece si privilegiano strumenti di guerra”.
Lo Porto fu ucciso assieme a un altro ostaggio di nazionalità statunitense, da un drone che colpì il rifugio dei qaedisti dove era tenuto prigioniero da oltre tre anni. Era in Pakistan a lavorare per la Ong tedesca Welt HungerHilfe (‘Aiuto alla fame nel mondo’), impegnata nella ricostruzione dell’area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011. Aveva dedicato la sua vita a quelli che sono definiti “gli ultimi della terra”, come migliaia di altri cooperanti al mondo, e fu rapito da uomini armati che il 19 gennaio del 2012 fecero irruzione nell’edificio dove lavorava a Multan, al confine tra Pakistan e Afghanistan.
Per informazioni sul premio, visitate il sito di GVC. Nena News