Nel 2012 un drone anti-al Qaeda uccise due membri della famiglia di Faisal Ali Jaber che tenta di trascinare la Casa Bianca in tribunale. Con due obiettivi: ricevere delle scuse e mettere in discussione la legalità degli attacchi a distanza.
della redazione
Roma, 9 giugno 2015, Nena News – La famiglia yemenita Ali Jaber denuncia Obama per l’uccisione di due suoi membri il 29 agosto 2012, centrati da un drone statunitense della famigerata guerra a distanza contro al Qaeda. L’obiettivo di Faisal Ali Jaber, che ha perso il cognato Salem e il nipote Waleed, è ottenere dalla Corte Distrettuale di dichiarare l’attacco con i droni illegali e quindi da Washington scuse ufficiali per l’uccisione di civili innocenti.
Perché, spiega l’associazione per i diritti umani Reprieve, che segue il caso degli Ali Jaber, l’obiettivo finale è far cadere la patina di segretezza che circonda la guerra con i droni e costringere gli Stati Uniti ad assumersi le responsabilità dei tanti civili uccisi in Yemen sotto l’ombrello della guerra ad al Qaeda.
Quel giorno di tre anni fa Salem Ali Jaber, marito e padre di 7 bambini, religioso che si era schierato contro il movimento qaedista e che aveva tenuto pochi giorni prima un duro discorso contro il gruppo, era stato convinto da tre ragazzi ad andare con loro in alcuni villaggi a est dello Yemen per tenere discorsi simili alla popolazione. Waleed, 26 anni, poliziotto, una moglie e un figlio, aveva deciso di andare con lui. L’auto è stata centrata da quattro missili Hellfire nel villaggio di Khashamir.
“I corpi di tutti e cinque erano a pezzi – si legge nella denuncia – Salem e Waleed furono identificati solo perché la gente li conosceva bene e poterono riconoscere pezzi di corpo”.
“Dal quel giorno maledetto in cui ho perso due cari, la mia famiglia e io chiediamo al governo statunitense di ammettere l’errore e scusarsi – ha spiegato alla stampa Faisal – Le nostre richieste sono state ignorate. Nessuno ammetterà pubblicamente che un drone americano ha ucciso Salem e Waleed, anche se lo sanno. È ingiusto”.
Soprattutto se è vero quanto riportato dal sito The Intercept che ha pubblicato documenti segreti dell’intelligence Usa: fin da subito Washington sapeva di aver ucciso dei civili. Dalle autorità yemenite la famiglia Ali Jaber ha ricevuto 155mila dollari in contanti per la perdita. Non è dato sapere se fossero stati girati dagli Stati Uniti, ma Faisal ne è convinto: “Se gli Usa hanno pagato la mia famiglia in segreto, perché non possono semplicemente ammettere in pubblico che i miei cari sono morti per errore?”.
Una denuncia che potrebbe aprire la strada ad altre denunce: è quello che spera la famiglia Ali Jaber, che se la Casa Bianca fosse costretta dalla corte alle scuse ufficiali, tanti altri casi simili verrebbero alla luce.
Secondo il Bureau of Investigative Journalism, i droni Usa in Yemen hanno ucciso 673 persone, di cui 100 civili tra il 2002 e il 2015. E al Qaeda non è stata sradicata: il più potente e organizzato braccio dell’organizzazione, al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), contro la quale Washington ha lanciato una campagna militare e di propaganda è più viva che mai e oggi controlla quasi un’intera provincia a sud dello Yemen. Con il beneplacito indiretto della coalizione anti-sciiti messa in piedi dall’Arabia Saudita che bombarda ribelli Houthi e civili yemeniti ma non pare più di tanto interessata a colpire al Qaeda. Perché, nella guerra per procura all’Iran, al Qaeda fa il gioco di Riyadh, organizzando operazioni militari contro il nemico comune, il movimento sciita degli Houthi.
Lo schiaffo di Hadi al negoziato Onu
A pochi giorni dal lancio dell’iniziativa Onu a Ginevra, il negoziato tra ribelli sciiti Houthi e governo Hadi, il presidente esiliato – che la scorsa settimana aveva detto di voler prendere parte al tavolo del dialogo – ieri ha di nuovo indebolito alla base gli sforzi delle Nazioni Unite. Ponendo una precondizione, destinata a uccidere il negoziato: a Ginevra non si deve parlare e non si parlerà di transizione politica ma solo dell’implementazione della risoluzione 2216 dell’Onu, che impone agli Houthi il ritiro dalle zone occupate e l’abbandono delle armi.
“Non ci saranno negoziati – ha detto Hadi alla tv al-Arabiya – Ma solo una discussione su come implementare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. Ci consulteremo”. Nena News
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