Erano tanti i sudanesi scesi in strada ieri per protestare contro il pacchetto di riforme economiche approvate dal Fondo Monetario. Arrestati quasi 200 sostenitori dell’ex partito di governo
della redazione
Roma, 1 luglio 2021, Nena News – Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza ieri nella capitale sudanese Khartoum per protestare contro il pacchetto di riforme economiche avanzate dal governo transitorio, ma di fatto dettate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) che prevedranno, tra le varie cose, tagli ai sussidi sul petrolio e diesel.
A un giorno dall’approvazione da parte del FMI del prestito al Sudan di 2,5 miliardi di dollari, migliaia di sudanesi si sono radunati ieri fuori il palazzo presidenziale chiedendo la “caduta del regime” e respingendo le “politiche del FMI”. In un discorso televisivo, il premier Hamdok aveva provato martedì a calmare le acque lodando la “pazienza” dei suoi connazionali e affermando che il Paese era di nuovo “sulla strada giusta” per riprendersi dalla devastante crisi economica che lo attraversa. Affermazione, quest’ultima, che il governo ha ripetuto spesso da quando è salito al potere dopo la caduta dell’autocrate Bashir (alla guida del Sudan per quasi 30 anni), ma che finora – nonostante il tentativo di aprirsi sempre più all’Occidente – resta nei fatti più una pia illusione.
La popolazione è allo stremo: ieri alcuni manifestanti hanno dato fuoco a dei pneumatici e sfilavano con emblematici striscioni su cui era scritto: “Pane per i poveri”. La reazione delle autorità può essere riassunta nei gas lacrimogeni sparati dagli agenti di polizia nell’area vicino alla stazione centrale e nella città di Omduran. A pagare il prezzo della dura risposta delle forze dell’ordine è stato anche il giornalista Ali Abu Shaleh: il corrispondente della tv panaraba al-Jazeera, infatti, è stato arrestato per poi essere rilasciato dopo qualche ora. La data delle manifestazioni di ieri non era casuale: ricorrevano infatti i due anni dalla protesta di massa che attraversò la capitale e il resto del Paese nel 2019 e che costrinse nei giorni successivi la giunta militare a rimuovere al-Bashir e a negoziare con le forze civili.
Il governo, intanto, ha ieri pubblicato una nota in cui ha affermato di aver arrestato almeno 200 persone appartenenti al vecchio partito di governo (l’NCP). L’accusa nei loro confronti è di aver pianificato “atti di distruzione” prima che avessero luogo “le proteste per la democrazia”. Non è la prima volta negli ultimi anni che i sostenitori di al-Bashir vengono accusati di “complottare” contro lo stato: il premier Hamdok è stato chiaro a inizio giugno quando ha detto che il caos e una potenziale guerra civile potrebbero essere alimentati da membri della passata amministrazione. Nena News