Cancellata dall’agenda la mozione palestinese: “Prematuro in questo momento”. Un vocabolario che i palestinesi conoscono bene: in qualsiasi teatro internazionale, che si tratti di calcio o di colonie, di Fifa o Nazioni Unite, ogni riconoscimento ai legittimi diritti palestinesi deve sempre aspettare
AGGIORNAMENTO 27 OTTOBRE
Fifa non sanziona Israele per le squadre di calcio delle colonie in Cisgiordania
La Fifa non sanzionerà Israele per le sue attivita’ sportive illegali in Cisgiordania. In un comunicato emesso dal Consiglio dell’organizzazione si sostiene che “presa nota dei documenti adottati dagli organismi di governo internazionali riguardo le relazioni tra Israele e la Palestina – come la Risoluzione del Consiglio dell’Onu 2334 che include raccomandazioni senza sanzioni – ha deciso che non deve essere presa alcuna posizione su questa materia”. “Il Consiglio – continua comunicato – e’ a conoscenza che l’attuale situazione, per ragioni che nulla hanno a che vedere con il calcio, e’ caratterizzata da un’eccezionale complessita’ e sensibilita’ e da alcune circostanze de facto che non possono essere ignorate o cambiate unilateralmente da un organismo non governativo come la Fifa”. I palestinesi – hanno ricordato i media – avevano chiesto la penalizzazione di Israele per le sue attivita’ calcistiche negli insediamenti.
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della redazione
Roma, 10 maggio 2017, Nena News – Un altro colpo di spugna dopo i tanti precedenti: ieri la Fifa ha rimosso dal tavolo di discussione la risoluzione contro le squadre di calcio israeliane con base nelle colonie nei Territori Occupati. La mozione era stata presentata da oltre 170 club palestinesi: chiedeva all’organo internazionale di sospendere la Federazione Calcio Israele dalla Fifa per violazine del regolamento.
L’organizzazione mondiale del gioco del calcio continua a posporre decisioni in merito, nonostante le sue stesse linee guide prevedano l’esclusione di team che si sono registrati nel territorio di altre associazioni: “Le associazioni membro e i loro club non possono giocare nel territorio di un’altra associazione membro senza l’approvazione di quest’ultima”. In questo caso nel territorio della Federazione Calcio Palestinese sei squadre delle colonie: Maccabi Ariel, Ironi Ariel, Beitar Givat Ze’ev Shabi, Beitar Ma’ale Adumim, Hapoel Oranitm e Hapoel Bikat Hayarden.
Come accaduto in passato a spingere la Fifa verso la rimozione della risoluzione palestinese sono state le pressioni israeliane: lo stesso premier Netanyahu, domenica, ha telefonato al presidente Infantino per avvertirlo che l’eventuale accettazione della mozione palestinese avrebbe “rovinato la Fifa”. “Il conflitto palestinese dura da tempo e la Fifa non lo risolverà”, avrebbe detto Netanyahu ad Infantino.
Così ieri, giorno previsto per l’incontro a Manama del Consiglio Fifa, è stata annunciata la decisione di rimuovere la risoluzione su Israele dall’agenda del Congresso: “A seguito del rapporto del presidente del Comitato di monitoraggio Israele-Palestina, Tokyo Sexwale, il consiglio della Fifa ha considerato che in questo momento sia prematuro per il Congresso prendere qualsiasi decisione”.
Un vocabolario che i palestinesi conoscono bene: in qualsiasi teatro internazionale, che si tratti di calcio o di colonie, di Fifa o Nazioni Unite, ogni riconoscimento ai legittimi diritti palestinesi – sanciti dal regolamento interno in questo caso o dalle innumerevoli risoluzioni Onu nell’altro – deve sempre aspettare perché il momento, dicono, non è quello adatto.
Eppure si tratta di richieste in linea con regolamenti, diritto internazionale, decisioni già assunte da organismi internazionali. Poco importa, che si tratti di rimuovere le squadre delle colonie dai Territori Occupati o di riconoscere il già previsto Stato di Palestina, il momento non è mai quello giusto.
Subito è giunta la condanna dell’Olp che ieri ha attaccato le pressioni israeliane sulla Fifa, definendole come senza precedenti. Il segretario del dipartimento Giovani e Sport, Husam Arafat, ha chiesto ad Infantino di non permettere che simili interferenze danneggino l’implementazione delle regole della Fifa. Non solo Infantino: per settimane il governo israeliano ha inviato lettere e telefonato a decine di ambasciate perché persuadessero le leghe dei loro paesi affinché non sostenessero la mozione palestinese.
Ma tant’è. A nulla è valsa la campagna portata avanti dai palestinesi ormai da anni (in alcuni casi boicottata dalla loro stessa lega) né l’appoggio internazionale: in vista del consiglio in Bahrein, in tutto il mondo si sono mobilitate sezioni del Bds, gruppi di solidarietà con la Palestina e associazioni sportive e culturali, sindacati, gruppi religiosi. Oltre 120 organizzazioni di tutto il mondo, accanto a personalità di sport e cultura, registi, politici hanno inviato lettere alla Fifa: tra loro Richard Falk, Ken Loach, Paul Laverty, Uisp, Jewish for Peace. Nena News
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