Ad Afrin l’occupazione turca vieta la lingua curda nelle scuole. La Camera di Tobruk sfiducia il premier d’unità a tre mesi dal voto. Due parlamentari tunisini arrestati, sale a cinque il numero totale di deputati in prigione
della redazione
Roma, 22 settembre 2021, Nena News
Ad Afrin l’occupazione turca vieta la lingua curda nelle scuole
A denunciare le nuove regole introdotte dall’occupazione turca e islamista del cantone curdo-siriano di Afrin è Shena Kalo, portavoce del Democratic Society Education Committee di Shehba, il luogo in cui nella primavera 2018 si rifugiarono centinaia di migliaia di residenti di Afrin, in fuga dalle violenze.
Parlando a Mezopotamya Agence, Kalo ha riportato della rimozione della lingua curda dal curriculum scolastico, ultimo passo di una lunga operazione di cancellazione dell’identità e della presenza curda nel cantone, fino al 2018 parte dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-est. Un passo che segue a continui sfollamenti, estorsioni, omicidi mirati, rapimenti e richieste di riscatto, ampiamente denunciate in questi anni dalle organizzazioni locali.
“Abbiamo aperto scuole nei villaggi e nei distretti – spiega Kalo – sotto la guida di migliaia di insegnanti. Non abbiamo creato solo educazione, ma ogni settore del nostro sistema, oggi attaccato dallo Stato turco. Hanno introdotto una politica di distruzione di tutto quello che i curdi hanno ottenuto”. Tra questi la distruzione di scuole preesistenti e l’apertura di nuovi istituti gestiti dalla Turchia e dai gruppi islamisti che amministrano Afrin e l’imposizione della lingua turca nelle classi. Ora si insegna solo in turco e in arabo, mentre i nomi delle strade, dei villaggi e dei quartieri sono stati modificati.
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La Camera di Tobruk sfiducia il premier d’unità a tre mesi dal voto
Due settimane fa le prime avvisaglie di rottura con 45 deputati libici che chiedevano la revoca della fiducia al Gun, il governo di unità nazionale. Ieri la temuta sfiducia è arrivata: dei 113 deputati presenti ieri alla Camera dei rappresentanti di Tobruk (est della Libia), 89 hanno ritirato il voto di fiducia espresso in precedenza al primo ministro ad interim Dabaiba. Che, dopo il voto, è corso nella sede del Consiglio presidenziale di Tripoli per capire cosa fare, riporta Agenzia Nova.
La sfiducia era stata resa nota poco prima dal portavoce del parlamento Abdullah Blihaq, che ha aggiunto che il governo Dabaiba resterà in carica soltanto “per condurre il disbrigo degli affari correnti”. Restano dei dubbi: secondo il regolamento parlamentare di Tobruk, la sfiducia è valida solo se votata da almeno 95 deputati, il 50%+1 del totale; minimo che la Costituzione porta a 125 deputati, ovvero i due terzi.
Per questo il Senato di stanza a Tripoli (ovest del paese) respinge la sfiducia. in ogni caso, in vista delle elezioni di dicembre, l’unità sembra un miraggio.
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Due parlamentari tunisini arrestati, sale a cinque il numero totale di deputati in prigione
Altri due parlamentari tunisini sono stati arrestati su ordine di un tribunale militare: Nidal Saudi e Saif Eddine Makhlouf, entrambi membri del partito islamista Karama. Sale così a cinque il numero di deputati in prigione dalla fine di luglio, quando il presidente Saied ha sospeso il parlamento, dimesso il governo e assunto pieni poteri.
Secondo quanto riportato dalla stampa tunisina, l’ordine di arresto è stato spiccato per le accuse mosse dai due al sistema giudiziario di coinvolgimento in quello che hanno definito un colpo di stato. Un passo che secondo la versione di Saied, invece, era volto a salvare la democrazia tunisina da corruzione e incapacità di governo da parte delle forze politiche, ma che quasi due mesi dopo non si è ancora tradotto nella formazione di un nuovo esecutivo di transizione, mantenendo il presidente al di sopra della legge.
Una situazione pesantissima per il fragile sistema democratico tunisino che ha di fatto spaccato il paese tra pro e contro Saied e che sta generando le reazioni della società civile, sempre più preoccupata dal rischio di una crisi politica senza uscita. Stanno via via crescendo le proteste per arresti, divieti di espatrio, misure di emergenza da parte delle organizzazioni di base. Nena News