La corte militare israeliana commina due anni di carcere alla leader del Pflp Khalida Jarrar. Appello dell’Onu per fermare la crisi yemenita, senza precedenti, ma i donatori tagliano i fondi. Le donne dell’Hdp e le città curde del sud-est turco si preparano all’8 marzo
della redazione
Roma, 2 marzo 2021, Nena News –
Palestina, due anni di carcere per la leader del Pflp Khalida Jarrar
A oltre un anno dall’ultimo suo arresto, avvenuto nella sua casa di Ramallah il 31 ottobre 2019, ieri Khalida Jarrar è stata condannata dalla corte militare israeliana di Ofer a due anni di carcere. La parlamentare del Consiglio legislativo palestinese e leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Pflp), formazione della sinistra marxista, è accusata di incitamento alla violenza e appartenenza a organizzazione fuorilegge.
Una figura importante del panorama politico palestinese: in prima linea per i diritti delle donne, è stata anche direttrice dell’associazione per la tutela dei prigionieri Addameer tra il 1994 e il 2006 e da quell’anno a capo della Commissione per i prigionieri politici del Consiglio legislativo. Infine, è stata nominata al Palestinian National Committee che si occupa di seguire la denuncia per crimini di guerra israeliani alla Corte penale internazionale.
Non è la prima volta che Jarrar subisce arresti e detenzioni prolungate. Il primo risale al 1989, poi di nuovo nel 2014 (condanna a 15 mesi) e nel 2017 quando iniziarono 20 mesi di detenzione amministrativa (senza accuse formali né processo, eredità del mandato britannico e violazione del diritto internazionale, che la prevede solo per periodi limitati e in casi di emergenza) che terminarono nel febbraio 2019. A pochi mesi dal rilascio, però, le autorità israeliane l’hanno arrestata di nuovo.
Avendo già scontato buona parte della pena, la condanna – che per stessa ammissione della procura militare israeliana è arrivata a fronte di prove insufficienti per legarla ad attività di lotta armata del Pflp, ma solo ad attività politiche – terminerà il prossimo 30 ottobre Dopo, quindi, le elezioni parlamentari e presidenziali previste rispettivamente per maggio e luglio, il primo ritorno alle urne per i Territori Occupati Palestinesi dal 2006.
Jarrar non è la sola parlamentare democraticamente elette detenuta in un carcere israeliano. Con lei ci sono altri sette deputati palestinesi, insieme a circa 4.400 prigionieri politici, di cui 440 in detenzione amministrativa, 160 bambini e 37 donne, secondo i dati dell’organizzazione palestinese Addameer.
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Yemen, l’Onu avverte: “Crisi senza precedenti”. Ma i donatori tagliano i fondi
Ieri si è svolta la conferenza delle Nazioni Unite per raccogliere finanziamenti a favore dello Yemen, in crisi umanitaria permanente da quasi sei anni, dall’inizio dell’operazione militare a guida saudita contro il movimento Ansar Allah dei ribelli Houthi. Ed è andata malissimo: l’Onu sperava di ottenere 3,85 miliardi di dollari dagli oltre 100 governi e donatori internazionali, ma è riuscita a raccogliere la metà, 1,7 miliardi.
In linea, verrebbe da dire, con lo scorso anno quando le organizzazioni umanitarie riuscirono a incassare 1,9 miliardi, anche in quel caso la metà del necessario per affrontare la drammatica situazione di un paese devastato dalla guerra, con tre milioni di sfollati interni e l’80% della popolazione – oltre 20 milioni di civili – che necessitano di aiuti umanitari per sopravvivere.
A poco è valso l’appello delle Nazioni unite e del suo segretario generale Antonio Guterres che avvertono della gravità delle condizioni nel paese, con livelli di fame e malnutrizione mai visti prima: una “condanna a morte”, l’ha definita il Palazzo di Vetro
Tra chi ha tagliato il proprio contributo c’è la Gran Bretagna, la stessa che appena poche settimane fa ha ripreso la vendita di armi a Riyadh dopo lo stop imposto dalla Corte d’Appello di Londra dietro richiesta delle organizzazioni per i diritti umani che si battono per la fine dell’export militare a paesi in guerra o violatori dei diritti umani. A febbraio è stato scoperto che Londra ha autorizzato, tra il luglio e il settembre 2020, la vendita di 1,88 miliardi di armi ai sauditi: appena terminato l’anno dopo lo stop stava già rifacendo affari.
Ieri il ministro degli esteri britannico James Cleveley ha messo sul tavolo 121 milioni di dollari, la metà dei 223 previsti nel 2020. Tagliano anche gli americani: il segretario di Stato del neo presidente Biden, Antony Blinken, ha promesso 191 milioni, 35 in meno dello scorso anno. Cresce invece il contributo tedesco, da 138 milioni del 2020 agli attuali 241.
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Turchia, le donne dell’Hdp e le città curde si preparano all’8 marzo
In vista dell’8 marzo, il sud-est turco a maggioranza curda si prepara a celebrare. E lo fanno anche le donne del Partito democratico dei Popoli (Hdp) che ieri hanno manifestato a Istanbul nell’ambito della campagna “Giustizia per le donne”. Immediata la reazione della polizia che ha circondato il presidio, a cui prendevano parte anche la parlamentare Züleyha Gülüm e la co-presidente del partito per la provincia di Istanbul, Elif Bulut.
“In migliaia scenderemo in strada per la giornata delle donne. La nostra lotta continua”, hanno avvertito ribadendo la condanna per il divieto a incontri pubblici ordinata dal governo come misura di prevenzione contro il Covid, ma che – dicono – non viene applicata ai ritrovi e le manifestazioni politiche del partito di governo, Akp.
Intanto a sud-est, localmente le assemblee delle donne del dell’Hdp stanno lavorando per l’8 marzo. A Dersim, dove la co-presidente Nurşat Yeşil chiama alla piazza per “ribellarsi contro le violenze maschili di Stato, le violazioni dei diritti umani, i rapimenti e le sparizioni, I massacri, le vessazioni e gli stupri”; a Sinrak dove le donne del partito di sinistra hanno promosso l’invio di cartoline alle prigioniere politiche nei distretti di Silopi e Cizre; e ad Amed (Diyarbakir) dove la Dakp (la Piattaforma delle Donne di Amed) ieri si è ritrovata al parco Hazal, fermata dalla polizia, ma ha potuto denunciare l’incremento delle violenze di genere e i femminicidio avvenuti negli ultimi anni, con picchi drammatici durante i mesi di lockdown della primavera 2020. Nena News