In una logica di stabilizzazione del Paese e di riavvio dell’economia, il GNA sembra essere percepito, sia da forze interne sia dagli attori internazionali, come l’unica alternativa praticabile per avviare un nuovo corso per la Libia
di Francesca La Bella
Roma, 5 aprile 2016, Nena News - L’arrivo a Tripoli del Governo di Fayez al-Sarraj, dopo le prime resistenze, sembra ottenere sempre maggiore consenso giorno dopo giorno. Le notizie provenienti dalla Libia mostrano, in questo senso, un crescente sostegno per il Governo di Accordo Nazionale (GNA) e una progressiva marginalizzazione delle forze facenti riferimento al Governo di Khalifa al-Ghwell, fino ad ora alla guida del Governo della capitale, e delle forze facenti base a Tobruk. In una logica di stabilizzazione del Paese e di riavvio dell’economia, il GNA sembra essere percepito, sia da forze interne sia dagli attori internazionali, come l’unica alternativa praticabile per avviare un nuovo corso per la Libia. L’appoggio alla nuova dirigenza di alcuni ministri di Tripoli sarebbe, infatti, affiancato da un formale endorsement delle grandi strutture economiche del Paese: la National Oil Corporation libica (NOC) e la Banca Centrale libica.
Guardando alle notizie delle ultime settimane, la centralità della questione economica in generale e del settore petrolifero in particolare nelle dinamiche politiche appare ancora più evidente e potrebbe essere un’efficace chiave di lettura per leggere gli attuali mutamenti in corso. Il 30 marzo il Governo Sarraj sbarca a Tripoli e, date le pressioni del Governo al-Ghwell, si rifugia nella base navale di Abu Sittah. Il 31 marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva la risoluzione 2278 in cui viene formalmente condannato l’illecita esportazione di petrolio dalla Libia anche da parte di “istituzioni parallele” non operanti sotto l’autorità del GNA. Nello stesso testo, il Consiglio di Sicurezza invita il nuovo Governo a comunicare al più presto agli organismi ONU, l’esclusiva ed effettiva capacità di controllo da parte del GNA di NOC, Banca Centrale ed Autorità libica per gli investimenti (Fondo sovrano libico-LIA). Se di un avvicinamento tra Hassan Bouhadi, presidente della LIA legato alla sfera di influenza di Tobruk, e Sarraj era stata data notizia ad inizio marzo, anche le altre due istituzioni hanno confermato, in questi giorni, il loro sostegno al Governo. Il NOC, in particolare, ha immediatamente mostrato il proprio plauso per la risoluzione ONU ed ha avviato intensi colloqui con il GNA per dare immediato nuovo impulso al settore petrolifero.
Il mutamento di approccio del NOC, fino ad ora presentatosi come neutrale rispetto alle diatribe interne, risulta ancor più significativo alla luce dei risvolti internazionali di questa comunanza di intenti con il Governo Sarraj. Se dal punto di vista della politica interna il Presidente del NOC Mustafa Sanallah, ha dichiarato di voler porre fine al periodo di divisioni e di volersi muovere per il bene del Paese al fianco del GNA, grazie ad una “chiara intelaiatura legale internazionale” di supporto, la rete di contatti con le compagnie petrolifere internazionali e, in particolare, con l’italiana ENI potrebbero costituire il mercato naturale per il previsto incremento produttivo libico. Le previsioni per il futuro dell’export libico sembrano essere, in questo senso, rosee. Il portavoce del NOC, Mohamed Al-Harary, avrebbe, infatti, prefigurato un aumento sostanziale della produzione già nei prossimi due mesi grazie alla possibile riapertura di pozzi e terminal petroliferi decisa a seguito dell’arrivo di Sarraj a Tripoli da Ibrahim Jadhran, presidente della Petroleum Facilities Guard, forza armata di circa 27000 unità delegata al controllo ed al mantenimento della sicurezza delle strutture petrolifere.
I colloqui tra il NOC e le controparti internazionali hanno, però, una lunga storia alle spalle e più che essere una conseguenza dell’insediamento del GNA a Tripoli, potrebbero esserne una delle cause. Se a dicembre numerosi incontri bilaterali si sono tenuti ad Istanbul tra la dirigenza del NOC e le maggiori compagnie internazionali presenti in Libia (Turkish Petroleum Corporation, ENI, Tatneft Company, Total E & P, Statoil, Deutsche Erdoel AG, British Petroleum, Sipex, Medco International) per ribadire l’impegno della Libia verso la stabilizzazione e la necessità di una solida presenza internazionale per permettere il riavvio dell’economia, molti altri incontri si sono svolti in questi mesi ed alcuni attori hanno, progressivamente, accentuato il proprio ruolo nel Paese. E’ sicuramente questo il caso dell’italiana ENI. In questi anni di grande disequilibrio del contesto libico e di declino del settore petrolifero nazionale, ENI è stata una delle poche compagnie petrolifere straniere in grado di mantenere le proprie attività in Libia, concentrando la propria attività principalmente nell’area di Tripoli dove si trovano il terminal di Mellitah e i giacimenti offshore di Bouri.
Nonostante questo, le oggettive difficoltà date dalla mancanza di sicurezza e, negli ultimi mesi, dagli attacchi dello Stato Islamico hanno portato la compagnia italiana a premere sia sul proprio Governo sia sul NOC per la soluzione della questione. In questo senso risulta significativo che l’ultimo incontro tra NOC e ENI sia del 12 marzo, pochi giorni prima dell’ingresso di Sarraj a Tripoli, e che sia stato organizzato per approvare il budget 2016. Un legame tra i due attori che appare, dunque, solido e continuativo nonostante le difficoltà del Paese e che sembra riuscire a modularsi a seconda delle contingenze. A tal riguardo esemplificativa risulta essere l’intervista rilasciata dall’ex Amministratore Delegato ENI Paolo Scaroni che, intervistato in merito al futuro della Libia, avrebbe dichiarato che l’unica soluzione praticabile potrebbe essere la divisione in aree di influenza con esclusiva gestione delle risorse naturali, petrolio e gas in primis. Una divisione amministrativa che ricalcherebbe i confini delle regioni maggiori (Tripolitania, Cirenaica) e le sfere di competenza delle diverse compagnie petrolifere con l’Italia fermamente posizionata in Tripolitania. Dall’investimento internazionale nella questione petrolio e dalla priorità riservatagli dal GNA all’arrivo a Tripoli sembra, così, evidente che il settore idrocarburi, oltre a ricoprire un ruolo sostanziale nella futura economia libica, rappresenta una variabile imprescindibile per il bilanciamento politico e diplomatico del Paese sia all’interno sia verso l’estero.