Recentemente l’organizzazione di sinistra statunitense ha rigettato l’ideologia fondante lo stato d’Israele perché non solo privilegia gli ebrei rispetto a tutti gli altri residenti, ma discrimina sistematicamente i palestinesi e li opprime all’interno della Linea Verde e nei Territori Occupati
Robert Herbst* Mondoweiss
(Traduzione di Elena Bellini)
Roma, 12 febbraio 2019, Nena News – “Ci opponiamo in modo netto al Sionismo perché è l’opposto della nostra idea di giustizia, uguaglianza e libertà per tutti” – da “Il nostro approccio al Sionismo” di Jewish Voice for Peace.
Per 22 anni, dopo la sua fondazione, Jewish Voice for Peace ha rifiutato di prendere posizione sul Sionismo, non volendo auto-isolarsi praticamente dall’intera comunità ebraica americana. Dal 2014, dopo l’atroce operazione Margine Protettivo contro Gaza, JVP ha iniziato un dibattito su scala nazionale che è recentemente culminato in una dichiarazione che rigetta l’ideologia produttrice di uno stato-nazione che non solo privilegia gli ebrei rispetto a tutti gli altri residenti, ma discrimina sistematicamente i palestinesi e li opprime all’interno della Linea Verde e nei Territori Occupati.
“Spoliazione e occupazione della Palestina sono frutto di un disegno specifico. Il Sionismo ha rappresentato un trauma profondo per intere generazioni, separando sistematicamente i palestinesi dalle loro case, dalle loro terre e l’uno dall’altro. Il Sionismo, in pratica, ha causato il massacro del popolo palestinese, la distruzione di antichi villaggi e uliveti; famiglie che vivevano a pochi passi una dall’altra separate da posti di blocco e muri; bambini che conservano gelosamente le chiavi delle case da cui i loro nonni sono stati esiliati a forza.”
JVP sottolinea anche gli effetti nocivi del Sionismo sugli ebrei:
“Molti di noi hanno imparato dal Sionismo a trattare i nostri vicini con sospetto, a dimenticare i modi in cui noi ebrei abbiamo costruito le nostre case e comunità ovunque ci trovassimo. Il popolo ebraico ha una storia lunga e integrata nel mondo arabo e in Nord Africa, una storia di vita e condivisione di comunità, linguaggio e costumi con musulmani e cristiani per migliaia di anni.”
“Con la creazione di una gerarchia razzista con gli ebrei europei al vertice, il Sionismo ha cancellato queste storie e distrutto quelle comunità e relazioni. In Israele, la popolazione ebraica di colore – proveniente da mondo arabo, Nord Africa e Africa Orientale – è stata a lungo vittima di discriminazione sistematica e violenza da parte del governo israeliano. Quella gerarchia… ci impedisce di considerarci l’un l’altro – compagni ebrei e altri compagni umani – in tutta la nostra umanità”.
Per concludere, JVP osserva che le interpretazioni sioniste della storia hanno portato gli ebrei a vedere se stessi come soli, perennemente sotto attacco, timorosi e privi di qualsiasi fiducia verso il prossimo, e a riporre la loro fede in “un fucile più grosso, un muro più alto, un check-point più umiliante”. Chiude affermando che:
“Noi scegliamo una strada diversa. Impariamo dagli ebrei anti-sionisti che ci hanno preceduto, e sappiamo che, da quando esiste il Sionismo, esistono anche ebrei che lo disapprovano. Soprattutto oggi, negli Stati Uniti, davanti all’antisemitismo violento alimentato dal nazionalismo bianco, scegliamo la solidarietà. Scegliamo la liberazione collettiva. Scegliamo un futuro in cui tutti, compresi i palestinesi e gli ebrei israeliani, possano vivere liberamente la propria vita in comunità dinamiche, sicure, giuste, in cui le esigenze umane fondamentali siano soddisfatte. Unitevi a noi.”
Come membro di JVP dall’operazione contro Gaza del 2014, sono davvero orgoglioso di questa dichiarazione. Essa attenua, almeno in parte, la nostra vergogna ebraica dell’espropriare i palestinesi delle loro case, terre e villaggi; dei nostri crimini di continua occupazione e controllo in Cisgiordania e Gaza; del nostro confinare milioni di altre persone originarie della Palestina nei campi profughi, e delle altre miriadi di umiliazioni a cui sottoponiamo i palestinesi da più di mezzo secolo. Essa aiuta a riportare, nel mio cuore e nella mia anima ebraica, un minimo di orgoglio, sapendo che una piccola, ma crescente, compagine di ebrei di ogni età, colore, genere e orientamento sessuale ha scelto di onorare quei valori morali, etici e religiosi che ci rendono ebrei nel profondo, e per i quali siamo stati “prescelti”, e ci siamo schierati, prima di scoprire le seduzioni tentatrici del potere e del “fucile più grosso”.
Questo rifiuto dell’etnonazionalismo ebraico arriva al momento opportuno, quando nazionalismi di ogni tipo stanno rendendo più difficile per noi riunirci come comunità globale per far fronte a minacce esistenziali come il cambiamento climatico e il controllo delle armi di distruzione di massa. Una rinascita del nazionalismo statunitense – MAGA e America First – ha portato gli Stati Uniti a ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima e dalla storica coalizione globale impegnata a limitare le emissioni che stanno indubbiamente surriscaldando il pianeta; a uscire dall’accordo con l’Iran che aveva promesso di tenere le armi nucleari fuori dalla portata iraniana, e a minacciare di uscire dalla NATO, alleanza che ha contribuito ad evitare la guerra in Europa negli ultimi 73 anni.
Anche questi trattati e alleanze, comunque, sono strumenti del tutto insufficienti a riunire la comunità mondiale per risolvere le nostre sfide globali. Ci manca un sistema politico globale all’altezza del compito. Crearne uno ci richiederà di aumentare velocemente il ritmo con cui riconosciamo di essere, nei nostri cuori, un unico popolo, unito non solo dal DNA, ma dalle nostre speranze, dai sogni e dalle aspirazioni per noi e per i nostri figli. “Per vivere le nostre vite liberamente, in comunità dinamiche, sicure, giuste, in cui le esigenze umane fondamentali siano soddisfatte”.
Il Sionismo, e ogni altro etnonazionalismo che tenga gli esseri umani in silos separati, può contribuire solo a distruggere quelle aspirazioni. Il rifiuto del Sionismo da parte di JVP è un riconoscimento implicito del fatto che, per noi, il momento di riunirci, di metterci politicamente insieme come unica razza umana, è adesso. Prima che sia troppo tardi. Nena News
* Robert Herbst è un avvocato per i diritti umani. È stato coordinatore della sezione JVP di Westchester nel 2014-2017.