Il programma di addestramento non parte perché il governo non manda i soldati, ha detto ieri la Casa Bianca. Ma a mancare è una reale strategia militare e il coinvolgimento della comunità sunnita.
della redazione
Roma, 18 giugno 2015, Nena News – Il nuovo, ennesimo, programma di addestramento delle truppe irachene non sta ingranando perché Baghdad non manda uomini. È la nuova accusa statunitense nei confronti del governo centrale iracheno, stavolta – secondo il segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter – colpevole di ritardare il programma.
Secondo il piano Usa, i nuovi addestratori inviati da Obama – altri 450 di stanza nella base di Taqaddum, nella provincia di Anbar, che fanno salire il numero totale di truppe statunitensi nel paese a 3.550 – dovrebbero lavorare con 24mila combattenti iracheni entro l’autunno, ma per ora hanno reclutato solo 7mila soldati e 2mila militari per le unità speciali.
“Semplicemente, non abbiamo ricevuto abbastanza reclute”, ha detto ieri Carter che così torna ad addossare la responsabilità dell’avanzata dell’Isis sul governo al-Abadi, dopo aver duramente criticato l’esercito iracheno fuggito da Ramadi all’arrivo dei miliziani islamisti. “L’inserimento di queste nuove risorse non dovrebbe essere realizzato seguendo le procedure abituali, perché vogliamo che capiscano che questa è la loro battaglia”, ha aggiunto il generale Dempsey, capo di Stato maggiore Usa.
La loro battaglia, degli iracheni, come se gli Stati Uniti non avessero alcuna responsabilità per la dissoluzione delle istituzioni locali, e in particolare dell’esercito, fatto a pezzi durante l’occupazione Usa dell’Iraq e ora considerato il colpevole delle vittorie del nemico.
La principale difficoltà pare quella di coinvolgere un più ampio numero di sunniti nel fronte iracheno anti-Isis. Questa la richiesta della Casa Bianca che ritiene “un ingrediente essenziale” la presenza di combattenti sunniti. Da tempo il premier al-Abadi promette la consegna delle armi alle tribù sunnite schierate contro lo Stato Islamico e un loro maggiore coinvolgimento nella battaglia, ma i risultati non arrivano. Vuoi per una lentezza interna del governo, vuoi per un’endemica diffidenza della comunità sunnita verso il potere centrale e le milizie sciite che nella pratica stanno portando avanti le operazioni militari più significative. Non è scontato che i sunniti si schierino senza problemi con un esercito sciita e con milizie popolari gestite dall’Iran: molte tribù non si fidano di Baghdad che in passato ha strenuamente lavorato per estromettere i sunniti dalla gestione del potere politico e economico.
Sul terreno la battaglia resta accesa. Questa mattina lo Stato Islamico ha fatto sapere su Twitter di aver abbattuto un jet militare iracheno a nord di Ramadi, nella provincia di Anbar, ma non è stato ancora possibile verificare la veridicità della notizia.
Il Ministero della Difesa di Baghdad ha smentito la notizia: “Intendiamo smentire l’informazione, tutti i nostri aerei hanno portato a termine con successo i propri compiti e nessun jet è stato colpito. La pubblicazione di queste notizie false è parte della guerra psicologica portata avanti da alcuni media che sostengono il terrorismo”. Nena News
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