Non la ritengono credibile neppure gli investigatori italiani di fronte ad evidenze che solo le autorità del Cairo non vogliono vedere.
della redazione
Roma, 11 febbraio 2016, Nena News – Proseguono i tentativi di depistaggio sul caso di Giulio Regeni. Dopo l’incredibile teoria dell’incidente stradale ora le autorità egiziane avanzano l’ipotesi di una rapina conclusa con l’assassinio del giovane ricercatore italiano, scomparso il 25 gennaio e ritrovato morto la scorsa settimana alla periferia del Cairo. A questa versione dell’accaduto non crede proprio nessuno, a cominciare dagli investigatori italiani giunti nella capitale egiziana per accertare le cause e i motivi dell’uccisione di Regeni.
La logica e le evidenze smentiscono seccamente l’ipotesi della rapina. L’autopsia ha confermato che Regeni ha subito ore e ore di pestaggio eseguito da qualcuno che non poteva avere in mente solo di rapinare il ricercatore. Un ladro, piuttosto, avrebbe pensato a scappare subito con il bottino, a far perdere le sue tracce dopo il furto, e non si sarebbe assunto il rischio di caricare il cadavere su un autoveicolo per scaricarlo dall’altra parte della città sapendo di poter essere fermato per controlli in giornate, come quelle dell’anniversario della rivolta di Piazza Tahrir, che hanno visto al Cairo un ampio schieramento di forze di polizia e militari.
A Regeni peraltro non è stato rubato nulla, a casa non mancava nulla, perchè, ha spiegato l’avvocato Mohammed al Sayad, coinquilino del giovane italiano, i genitori del ricercatore hanno raccolto tutti i beni personali, dai vestiti al computer, e li hanno riportati con loro in Italia. Gli investigatori italiani inoltre sono certi che Regeni non sia mai arrivato all’appuntamento del quale si è parlato con insistenza negli ultimi giorni. I filmati delle telecamere di sorveglianza delle stazioni della metropolitana non riprendono mai Giulio.
La pista più credibile resta quella di una uccisione legata alle ricerche che Regeni stava effettuando nel mondo del sindacalismo indipendente, schierato contro il regime di Abdel Fattah al Sisi, o per i contatti che aveva o avrebbe stretto con esponenti dell’opposizione.
Le indagini perciò stentano a fare progressi, a causa proprio delle teorie della polizia egiiziana che, riferisce la stampa locale, ha effettuato fermi di decine di persone tra cui alcuni “criminali recidivi” del quartiere di Dokki. Un giornale, Al Masri al Youm, ha scritto che Giulio sarebbe stato ucciso in un appartartamento del centro del Cairo, senza fornire altri particolari utili, probabilmente sulla base di una deduzione dovuta al fatto che l’ultima cella agganciata dal telefono di Regeni la sera del 25 gennaio è quella nei pressi di casa sua. Nena News