In corso il Festival di Scambio e Formazione, organizzato dal Centro Italiano Vik della Striscia. L’enclave cerca una finestra sull’esterno, nell’indifferenza di vicini arabi e comunità internazionale.
dalla redazione
Gaza, 30 dicembre 2014, Nena News – Graffiti, parkour, jam writing. La Striscia di Gaza esercita il suo diritto alla libertà sfidando muri e assedi. Così, una popolazione chiusa in una prigione a cielo aperto, senza via d’uscita né dal mare – controllato dalla marina israeliana – né da terra – con i valichi verso Israele ed Egitto serrati – si libera con l’arte e la formazione.
A sostenere gli sforzi dei giovani gazawi è il Centro Italiano di Scambi Culturali – VIK con sede a Gaza City che, insieme a associazioni italiane, università, scuole e associazioni, terrà nella Striscia “il Festival di Scambio e Formazione”, cominciata il 28 dicembre e che si concluderà il 5 gennaio.
Una rassegna di attività culturali, artistiche e sportive che vede la partecipazione di italiani e palestinesi, uno scambio di esperienze e conoscenze che rientra nel più ampio progetto di scambi culturali che ogni anno mette in comunicazione le due sponde del Mediterraneo e cerca di coprire – almeno in parte – la mancanza di opportunità educative e formative dovute alla chiusura di Gaza.
“Nella Striscia di Gaza, dove la vita e la libertà vorrebbero raggiungere il loro più alto livello di espressione, gli attacchi e la distruzione sono all’ordine del giorno – spiegano gli organizzatori del Festival – L’ultima aggressione militare scatenata sulla Striscia, denominata ‘Bordo di Protezione’ di luglio/agosto 2014, ha cercato di distruggere per l’ennesima volta le speranze e le volontà della popolazione, che si è vista crollare addosso tutta la città, senza poter fermare il disastro preannunciato e continuato”.
“La difficoltà o impossibilità di movimento si ripercuote sulle giovani generazioni, che in questi ultimi anni hanno solo subito la disgrazia dell’occupazione e non hanno avuto la possibilità di aprirsi al mondo esterno per via della pesantezza dell’assedio. Solo attraverso la fuga rocambolesca e pericolosa, possono accedere ad altri mondi, dove cercare lavoro, formazione, scambio; mondi che in ogni caso non hanno la stessa cultura e dove integrazione e convivenza diventano due aspetti difficili da raggiungere e realizzare”.
E così, mentre Gaza resiste e lavora per liberarsi, cercando di vivere una vita normale, è il mondo che va nella Striscia, portando con sé per qualche giorno quelle opportunità che nella piccola enclave martoriata mancano. Il programma del festival prevede una serie di attività di formazione e workshop, dal parkour (uno degli sport che ha reso famosi i ragazzi gazawi del Pk Gaza Parkour, 3Run Parkour e Spider Gaza Parkour) ai graffiti che coloreranno le zone distrutte durante l’attacco della scorsa estate, Beit Hanoun, Khuza’a, Shajaiye.
I giovani si cimenteranno anche nelle tecniche di media e comunicazione, dalle fotografie ai video, che seguiranno due percorsi di narrazione: l’auto-narrazione e il diario multimediale della carovana, per portare fuori le storie e le voci di Gaza. E poi ancora arte circense, giocoleria, break dance, dabka, la tradizionale danza palestinese.
Giorni di evasione per un fazzoletto di terra che chiede da anni giustizia, costretto a risollevarsi da enormi tragedie mentre il mondo si gira dall’altra parte. La ricostruzione non parte, nonostante le promesse che la comunità internazionale ha messo sul tavolo della conferenza dei donatori del Cairo; l’Egitto prosegue nella sua politica di punizione collettiva per piegare Hamas; Israele, uscito vittorioso da 50 giorni di offensiva strappando un cessate il fuoco fine a se stesso, oggi gode dei benefici economici che giungono insieme agli aiuti per Gaza; il governo di unità nazionale ancora intrappolato nelle faide interne tra Hamas e Fatah non parla della Striscia. Nena News
Per info: Meri Calvelli, Coordinatrice volontaria del Centro Italiano – meri.calvelli@gmail.com