Nel tradizionale appuntamento del sabato con il continente africano andiamo in Tanzania dove la repressione del dissenso si traduce nel bavaglio della stampa e delle voci critiche, in Mozambico dove il presidente Nyusi viene riconfermato dal voto e in Etiopia, teatro di duri scontri e proteste contro Abiy Ahmed
di Federica Iezzi
Roma, 2 novembre 2019, Nena News
Mozambico
Vittoria schiacciante per il presidente in carica del Mozambico, Filipe Nyusi, con il 73% dei voti. Si chiudono così le ultime elezioni presidenziali in Mozambico.
Ossufo Momade, il candidato per il principale partito di opposizione ed ex movimento ribelle Renamo, ha ottenuto appena il 22% dei voti, secondo quanto dichiarato dal presidente della Commissione elettorale nazionale Abdul Carimo. Durante il suo secondo mandato quinquennale Nyusi, leader del partito al potere Frelimo, è stato responsabile della supervisione di aziende come Exxon Mobil Corp e Total, combattendo una ribellione armata e consegnando un accordo di pace firmato due mesi fa.
Daviz Simango, del terzo partito più grande, Mozambico Democratic Movement, ha ottenuto poco più del 4% dei voti, meno dell’1% dei voti sono stati assegnati a Mario Albino, che dirige il piccolo partito AMUSI (Accao do Movimento Unido para a Salvacao Integral).
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Etiopia
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed, recente premio Nobel per la Pace, continua a fronteggiare l’instabilità in Etiopia, promettendo di consegnare alla giustizia i responsabili delle ultime violenze che hanno causato la morte di più di 60 persone questa settimana.
I suoi funzionari stanno lavorando incessantemente, dicono, per garantire la prevalenza dello stato di diritto e per assicurare alla giustizia gli autori. Ciò che è iniziato come proteste contro il governo Abiy si è rapidamente trasformato in scontri che hanno assunto una dimensione etnica e religiosa. Abitazioni, attività commerciali e luoghi di culto sono stati distrutti e un numero considerevole di etiopi è stato sfollato.
La violenza è scoppiata ad Addis Abeba e in gran parte della regione etiope di Oromia. Leader della protesta è l’attivista, Jawar Mohammed, a cui fu riconosciuto il merito di aver promosso le proteste che portarono Abiy al potere. Recentemente è diventato critico nei confronti di alcune politiche del primo ministro.
Il ministero della difesa etiope ha dispiegato forze in sette diverse aree del Paese.
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Tanzania
Due gruppi indipendenti internazionali per la difesa dei diritti umani hanno accusato il governo del presidente tanzaniano John Magufuli di reprimere con sempre più intensità il dissenso politico. Dall’elezione di Magufuli nel 2015, la Tanzania ha implementato leggi che reprimono il giornalismo indipendente e limitano gravemente le attività delle organizzazioni non governative e dei partiti dell’opposizione, secondo quanto riferito da Amnesty International e Human Rights Watch in due rapporti separati.
Anche l’attivismo della società civile e le discussioni pubbliche su questioni relative ai diritti umani sono state soppresse. Sparizioni e altre violazioni dei diritti umani continuano a rimanere impunite. Il governo Magufuli ha intensificato la censura dal 2015 sospendendo almeno cinque testate giornalistiche di opposizione. Tra queste compare il maggior quotidiano in lingua inglese del Paese: The Citizen. Le autorità tanzaniane hanno anche utilizzato il Cybercrimes Act del 2015 per perseguire giornalisti e attivisti rigurdo contenuti sui social media.
Atti soffocati attraverso la modifica della legislazione. La Political Parties Act è stata modificata nel gennaio 2019 per conferire ai cancellieri dei partiti politici ampi poteri per annullare la registrazione dei partiti, chiedere informazioni agli stessi e sospendere i membri del partito.
Le stesse organizzazioni hanno anche affermato che il governo utilizza la Statistics Act del 2015 per controllare la ricerca indipendente e l’accesso del pubblico a informazioni statistiche indipendenti, negando ai civili fonti alternative di informazioni verificate in modo indipendente.
Nel luglio 2016, il presidente Magufuli ha annunciato un divieto generale di attività politiche fino al 2020. Il divieto è stato applicato selettivamente contro i politici dell’opposizione, molti dei quali sono stati arrestati con accuse inventate.
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