Nella rubrica del sabato sul continente africano, parliamo dei risultati raggiunti dalla Commissione internazionale di inchiesta sugli abusi commessi dalle forze di sicurezza maliane. E andiamo in Repubblica Centrafricana dove non si placano le tensioni in vista del voto
di Federica Iezzi
Roma, 26 dicembre 2020, Nena News
Mali
Secondo l’ultimo report dell’International Commission of Inquiry for Mali, presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le forze di sicurezza maliane avrebbero commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità verso civili sospettati di essere affiliati o di cooperare con gruppi armati estremisti, nell’arco di sei anni dal 2012 al 2018.
I crimini includono omicidio, mutilazione e altri trattamenti crudeli, stupri e altre forme di violenza sessuale, presa di ostaggi e attacchi contro il personale delle organizzazioni umanitarie e Minusma, la forza di pace delle Nazioni Unite in Mali.
La Commissione denomina i gruppi responsabili: il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (Mnla), il Gruppo di autodifesa Tuareg Imghad e alleati (Gatia) e il movimento arabo dell’Azaward (Maa-Plateforme).
L’indagine, le cui conclusioni non sono ancora state rese pubbliche, raccomanda di istituire un tribunale specializzato nel perseguire i crimini internazionali. A differenza di altri rapporti delle Nazioni Unite, le conclusioni della Commissione possono essere utilizzate come base giuridica per un’eventuale azione penale.
Il Paese del Sahel è precipitato nella violenza nel 2012 quando i separatisti di etnia Tuareg hanno lanciato una rivolta armata nel nord, che è stata poi supportata da una campagna armata di combattenti. La Francia, ex potenza coloniale, ha lanciato un’operazione militare nel 2013, continuando a infiammare una regione con forti rivalità etniche e avanzando nel vicino Burkina Faso e Niger.
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Repubblica Centrafricana
Bambari, la quarta città della Repubblica Centrafricana, occupata dai combattenti ribelli,del gruppo Unity for Peace in Central Africa, in vista dell’imminente tornata elettorale, è ora nelle mani dei caschi blu delle Nazioni Unite e delle forze di sicurezza nazionale.
Gli attacchi hanno fatto seguito alle accuse del governo secondo cui l’ex presidente François Bozizé stava organizzando un colpo di stato con gruppi armati in vista delle elezioni presidenziali e legislative.
Il tribunale della Repubblica Centrafricana ha ufficialmente respinto la candidatura di Bozizé. La sua assenza ha lasciato Faustin-Archange Touadera come il chiaro capofila in campo sui 17 candidati alla presidenza.
Su richiesta della Repubblica Centrafricana, Russia e Rwanda hanno inviato centinaia di militari per sostenere il Paese in difficoltà. La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi più poveri e instabili del mondo, che vive solo rari momenti di pace dall’indipendenza dalla Francia nel 1960.
Bozizé è salito al potere con un colpo di stato nel 2003 prima di venir rovesciato nel 2013, in un conflitto che rispecchiava ampiamente le divisioni settarie del Paese. Ancora oggi conserva un ampio seguito, soprattutto tra il gruppo etnico Gbaya, il più grande del Paese, e ha molti sostenitori nell’esercito.
Il governo Touadera rimane debole e le forze armate sono scarsamente equipaggiate e addestrate e rimangono fortemente dipendenti dalle truppe Minusca (Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione della Repubblica Centrafricana).
Nonostante un accordo di pace tra il governo e i gruppi armati nel febbraio 2019, il Paese rimane tormentato dalla violenza. Migliaia di persone sono morte negli ultimi sette anni e quasi un quarto della popolazione di 4,7 milioni è stata forzata a lasciare le proprie abitazioni. Nena News
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