Nella tradizionale rubrica del sabato sul continente africano andiamo anche in Eritrea dove non si registra alcun cambiamento nel sistema educativo, militarizzato, e in Zimbabwe dove la moneta provvisoria Zimdollar è in caduta libera
di Federica Iezzi
Roma, 17 agosto 2019, Nena News
Repubblica Democratica del Congo
Va avanti la ricerca dei primi trattamenti efficaci per il virus Ebola dopo che due potenziali farmaci hanno mostrato tassi di sopravvivenza fino al 90%, in uno studio clinico nella Repubblica Democratica del Congo. I due farmaci sperimentali, Regeneron’s REGN-EB3 e l’anticorpo monoclonale mAb114, hanno mostrato buoni risultati, secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I farmaci hanno migliorato i tassi di sopravvivenza alla malattia rispetto a due altri trattamenti in fase di sperimentazione: lo ZMapp, prodotto dalla Mapp Biopharmaceutical, e il Remdesivir, prodotto da Gilead Sciences.
L’endemia di ebola si è diffusa nell’area orientale della Repubblica Democratica del Congo dall’agosto 2018 in un focolaio che finora ha ucciso almeno 1.800 persone. Gli sforzi per controllarlo sono stati ostacolati dalle violenze legate alla milizia Boko-Haram. Gli operatori sanitari, inoltre, hanno lottato per ottenere la cooperazione delle comunità colpite, molte delle quali sono profondamente diffidenti nei confronti del governo Tshisekedi.
Almeno 680 pazienti in quattro centri di trattamento separati nel Paese sono già stati arruolati nella sperimentazione clinica del nuovo trattamento. Intanto il focolaio supera i confini dell’Uganda, dove sono stati dichiarati dallo scorso giugno tre casi di Ebola.
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Zimbabwe
Lo Zimdollar, ormai unica moneta legale dello Zimbabwe, è in piena crisi. Nel 2009, l’impennata inflazionaria ha spinto lo Zimbabwe a abbandonare la sua valuta sovrana a favore di un paniere di valute estere, guidate dal dollaro Usa. Ma l’economia ha avuto un forte colpo nel 2015 quando l’insufficienza della valuta statunitense ha indebolito il sistema bancario formale.
Nel tentativo di porre fine alla carenza di dollari Usa, la banca centrale dello Zimbabwe ha introdotto le obbligazioni, una forma di valuta surrogata, che è stata sostenuta da 200 milioni di dollari dell’Africa Export-Import Bank. La speculazione del mercato nero ha rapidamente eroso il valore delle obbligazioni, innescando una carenza che la banca centrale ha cercato di compensare creando banconote elettroniche.
Quindi, lo scorso febbraio, tutte le obbligazioni sono state fuse nel Real Time Gross Settlement dollar (RTGS) o Zimdollar. Una valuta provvisoria, progettata per spianare la strada a un nuovo dollaro dello Zimbabwe previsto per la fine dell’anno. Lo Zimdollar è rapidamente caduto in preda alle speculazioni del mercato nero che hanno fatto precipitare il suo valore.
Attualmente meno vale lo Zimdollar e più i prezzi di beni e servizi salgono. La maggior parte degli zimbabwani è alle prese con difficoltà finanziarie legate alla carenza di carburante, blackout continui che hanno colpito le aree residenziali e industriali e salari che non riescono a tenere il passo con l’inflazione a spirale.
Nel tentativo di creare supporto per lo Zimdollar, la banca centrale dello Zimbabwe ne ha prelevato circa 400 milioni dal sistema bancario a giugno, quando sono diventati l’unica moneta legale del Paese. Ma non è riuscita a arginare gli attacchi speculativi e ha esacerbato l’attuale crisi di liquidità fisica. Attualmente la banca centrale consente prelievi fino a 300 Zimdollars (circa 30 dollari) a settimana. Ma l’importo massimo giornaliero, consentito da molte banche, è di 60 Zimdollars (6 dollari) ogni giorno.
Secondo quanto dichiarato dal presidente Mnangagwa la banca centrale avrebbe iniziato a coniare nuove banconote, ma non ha offerto un calendario preciso.
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Eritrea
Secondo un nuovo rapporto di Human Rights Watch, il sistema educativo eritreo continua a forzare gli studenti a impieghi militari o governativi indefiniti. L’istruzione secondaria eritrea è una macchina di coscrizione che sottopone gli studenti a lavoro forzato e abusi fisici.
Nonostante un accordo di pace con l’Etiopia, risalente al luglio 2018, che ha ispirato la speranza a una riforma, il governo guidato dal presidente Afwerki dal 1993, non ha attuato cambiamenti significativi nel sistema. L’Eritrea è stata condannata dalle Nazioni Unite per abusi che includono omicidi extragiudiziali, torture e violenze. Il Global Slavery Index stima che il 93‰ dei cittadini eritrei vive in una forma di schiavitù moderna.
Dal 2003, gli studenti all’ultimo anno di scuola secondaria sono costretti ad allenarsi nell’isolato campo militare di Sawa, vicino al confine sudanese. Qui, gli studenti sono indirizzati verso disciplina di tipo militare, punizioni fisiche e lavoro forzato.
Dopo la formazione obbligatoria, alcuni studenti vengono inviati direttamente al servizio militare. Altri vengono inviati al college, da cui vengono incanalati in lavori governativi. Coloro che rifiutano questo futuro hanno poche scelte oltre a fuggire dal Paese. E coloro che tentano di fuggire spesso affrontano una lunga detenzione con abusi fisici e torture. Nena News
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