La consueta rubrica del sabato sulle notizie dal continente africano: oggi parliamo del golpe militare avvenuto ad Harare, della competizione elettorale nel Somaliland, dei 28 morti nelle proteste avvenute ad Asmara e della nuova forza G5-Sahel chiamata a difendere Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger dal terrorismo di matrice islamica
di Federica Iezzi
Roma, 18 novembre 2017, Nena News
Zimbabwe
Si acuisce la crisi politica in Zimbabwe dopo la decisione del presidente Robert Mugabe, riguardo il licenziamento del vicepresidente Emmerson Mnangagwa, delineato come suo probabile successore. La sua eliminazione sembrava aprire la strada alla première dame Grace Mugabe, fortemente sostenuta dalla lega giovanile dell’Unione Nazionale Africana di Zimbabwe – Fronte Patriottico (ZANU-PF). Attualmente Mugabe sarebbe agli arresti domiciliari insieme alla moglie e la suo ministro delle Finanze, Ignatius Chombo, dopo il colpo di mano dell’esercito, entrato nella capitale Harare con soldati e mezzi blindati.
Somalia
Una commissione di 60 osservatori internazionali, provenienti da 27 Paesi, finanziata dal governo britannico, ha supervisionato le elezioni presidenziali in Somaliland. Muse Bihi Abdi del Peace, Unity and Development Party (Kulmiye) ha basato la sua linea politica su misure destinate a migliorare la stabilità nelle regioni orientali del Paese. Faysal Ali Warabe, leader dell’opposizione del Justice and Development Party (UCID), ha fondato la sua lotta sociale su un programma anti-clan. Abdirahman Mohamed Abdullahi del Waddani Party, sembra il più critico sui recenti accordi con gli Emirati Arabi Uniti, per lo sviluppo del porto della città di Berbera e per la costruzione di una base militare in Somaliland, solide appoggi per implicazioni finanziarie e geopolitiche future
Eritrea
Al centro di una pesante presenza militare e di un divieto di espressione pacifica delle proprie idee, le vie di Asmara si sono accese di un’insolita protesta lo scorso 31 ottobre. Manifestazioni che hanno lasciato come corteo, nei giorni successivi, almeno 28 morti e più di 100 feriti. Tutto è partito dal tentativo del regime di Afewerki di nazionalizzare la scuola islamica di al-Diaa. Hajji Musa Mohammednur, presidente del consiglio della scuola, attraverso un appassionato discorso, ha apertamente espresso il suo disaccordo. Parole che si sono trasformate immediatamente in un arresto da parte degli agenti della sicurezza statale eritrea. Genitori, insegnanti della scuola e membri della Comunità islamica, che hanno chiesto la sua liberazione, dopo accese proteste sono stati trattenuti in custodia.
Guinea Equatoriale
Ramón Esono Ebalé è un romanziere e disegnatore satirico, nato in Guinea Equatoriale e residente in Paraguay, vincitore dell’ultimo ‘Courage in Editorial Cartooning Award’, ideato dall’Association of American Editorial Cartoonists. A causa del suo lavoro, attraverso il quale spesso critica il presidente e i funzionari del governo, il fumettista è stato arrestato in una retata, dalle agenzie di sicurezza statali, lo scorso 16 settembre, nella capitale Malabo. In migliaia hanno firmato la petizione avviata da attivisti, amici e familiari che chiedono la sua liberazione. Anche la voce di Human Rights Watch chiede al presidente equatoguineano, Teodoro Obiang Nguema, di liberare il giornalista e di abrogare lo statuto di diffamazione, che prevede il perseguimento penale dei critici del governo.
Mali
A fianco di migliaia di peacekeepers delle Nazioni Unite, truppe francesi e modellatori militari statunitensi, una nuova forza chiamata G5-Sahel, sembra decisa a difendere Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger dal terrorismo a matrice islamica. Conterebbe 5.000 soldati provenienti dai Paesi del Sahel. Il G5-Sahel appare una forza piccola e poco finanziata, sprovvista di soluzioni politiche a lungo termine. Le Nazioni Unite a sostegno della sicurezza, della governance e dello sviluppo regionale dell’Africa subsahariana ha riservato solo il 30% del suo bilancio dal 2013.
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