Il villaggio è il luogo in cui risiede il religioso d’opposizione shaykh Isa Qassim a cui è stata tolta la cittadinanza lo scorso anno e che rischia la deportaiione. GUARDA il video degli scontri
AGGIORNAMENTI 24 maggio
ore 10 – Dall’Iraq la solidarietà di al-Sadr
Il leader religioso sciita e leader dell’opposizione irachena, Moqtada al Sadr, ha fatto appello agli iracheni perché scendano in piazza contro la repressione in corso in Bahrein da parte di Manama: per domani, 25 maggio, una grande manifestazione pacifica e un sit-in di donne davanti alla sede dell’ambasciata del regno del Bahrein a Baghdad e al consolato di Najaf .
ore 9.30 – Arrestate 286 persone
La polizia ha arrestato nel raid di ieri 286 persone, identificate dalle autorità governative come “terroristi e compagni di detenzione”, persone che sarebbero evase dal carcere. Isam Qassim, fa sapere Amnesty International, non è stato invece arrestato
ore 8.00 - Polizia uccide cinque dimostranti
E’ salito a cinque manifestanti uccisi, a decine di feriti e a circa 300 arrestati il bilancio del raid effettuato dalla polizia del re sunnita Hamad bin Isa al Khalifa nel villaggio sciita di Diraz (Manama) dove vive il religioso Isa Qassim, minacciato di deportazione dalle autorità bahranite. Gli attivisti dei diritti umani riferiscono di una delle giornate più insaguinate dalla rivolta di Piazza della Perla nel 2011.
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della redazione
Roma, 23 maggio 2017, Nena News – Un blitz stamane delle forze di polizia bahrenite nel villaggio di Diraz (a nord ovest della capitale Manama) ha provocato la morte di un attivista e il ferimento di diversi manifestanti. A dirlo sono fonti dell’opposizione. Su Twitter il ministero degli interni si è limitato a dire che l’operazione di stamattina serve a “mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico” in un’area “paradiso per fuggitivi e ricercati dalla giustizia”.
Alcuni attivisti raggiunti da Nena News hanno riferito che la vittima si chiamava Mohammed Zanel al-Din. In alcuni video diffusi in rete si vedono gli attivisti lanciare pietre contro gli agenti di polizia i quali risponderebbero sparando gas lacrimogeni. Si sentono anche colpi di arma da fuoco.
Diraz è uno dei centri dell’opposizione perché città natale del leader sciita Isa Qassim a cui l’anno scorso le autorità locali hanno tolto la cittadinanza e che rischia, in qualunque momento, di essere deportato. Da mesi la polizia assedia il villaggio controllando e limitandone gli accessi.
Il blitz delle forze dell’ordine giunge due giorni dopo che un tribunale bahrenita ha ritenuto Qassim colpevole di aver collezionato fondi illegali e di riciclaggio di denaro e lo ha condannato ad un pena di un anno di prigione sospesa per tre anni e ad una multa di circa 365.266 dollari. Secondo il quotidiano d’opposizione al-Wasat, il tribunale ha anche ordinato la confisca di 3.367 dinari intestati in banca a suo nome che, fa sapere l’agenzia statale Bna, saranno utilizzati per attività umanitarie e di beneficenza. I suoi sostenitori, attivi da mesi a Diraz con sit-in e proteste, negano le accuse e sostengono che il suo processo è motivato politicamente.
Secondo l’opposizione dietro l’attacco a Shaykh Isa Qassim non ci sarebbe solo il tentativo di silenziare le voci dissidenti, ma anche quello di togliere agli imam sciiti il diritto di raccogliere i contributi religiosi dei proprio fedeli (conosciuti in arabo come “khums”, in italiano “il quinto”). Il khums corrisponde al 20% della ricchezza in eccesso che il fedele ha accumulato per più di un anno ed è solitamente raccolta dagli imam. Una possibile riforma del “quinto” ha fatto infuriare la comunità sciita del Paese. Per il governo però è necessaria perché il denaro raccolto andrebbe alla “nemica” Iran e sarebbe utilizzato per sostenere i detenuti per terrorismo. “Le indagini hanno confermato che Qassim controllava il denaro dei poveri sciiti per finanziare atti terroristici nel Bahrain e che ne abbia mandato una somma all’Iran – aveva detto una fonte anonima governativa al portale Middle East Eye lo scorso luglio. “Saremo noi a raccogliere il khums in modo trasparente sebbene questo richieda ancora del tempo” aveva poi aggiunto.
I problemi giudiziari del religioso risalgono allo scorso giugno quando il procuratore capo Mohammad al-Maliki lo aveva accusato di corruzione e di appropriazione indebita di fondi il cui valore è stimato a circa 10 milioni di dollari. Secondo al-Maliki, tre conti bancari di Qassim sarebbero collegati alla Bahrain’s Future Bank che Manama ha chiuso a inizio anno per i suoi (presunti) legami con l’Iran. Il 20 giugno, cinque giorni dopo le accuse di corruzione, a Qassim è stata tolta la cittadinanza per “motivi di sicurezza”. Una decisione, quest’ultima, che ha suscitato immediatamente l’ira dei suoi sostenitori che sono scesi in strada a migliaia per manifestare la loro opposizione alla monarchia di re Hamad. Nena News
Vi proponiamo in esclusiva uno dei video degli scontri di stamattina a Diraz