Ci sono anche esponenti della filiale yemenita dell’organizzazione terroistica tra gli oltre 50 condannati che potrebbero essere giustiziati a breve. Ma secondo gli attivisti, molti di quelli finiti nel bracico della morte sono soltanto oppositori del governo di Riad
della redazione
Roma, 1 dicembre 2015, Nena News – La notizia trapelata la settimana scorsa su un’esecuzione di massa pianificata dalle autorità saudite ha scatenato anche la risposta dei qaedisti della filiale yemenita dell’organizzazione terroristica guidata da al-Zawahiri. Alcuni loro esponenti, infatti, sono nel braccio della morte in Arabia Saudita e Al Qaeda ha giurato vendetta, cioè attentati, contro il regno se li manderà a morte.
La minaccia di Al Qaeda della Penisola arabica (Aqap) ovviamente non ha a che fare con l’indignazione suscitata dalla notizia dell’esecuzione di massa e con il fatto che alcuni dei condannati erano minorenni all’epoca delle sentenze e che, come denunciato in molti, in alcuni casi si tratta di oppositori e attivisti, non di terroristi, costretti a confessare sotto tortura. Il punto è che, se davvero Riad eseguirà oltre 50 condanne a morte in un unico giorno, sul patibolo ci finiranno alcuni esponenti di Aqap, il braccio più potente di al Qaeda attivo in Yemen dal 2009, dove occupa porzioni di territorio nelle aree meridionali. E in Yemen c’è anche l’Arabia Saudita, a capo di una coalizione di Paesi arabi sunniti che si è schierata al fianco del presidente Hadi contro gli insorti sciiti Houthi che sono avanzati fino alla capitale Sana’a e poi hanno occupato anche Aden (da cui sono stati ricaciati), nel Sud dove Al Qaeda ha le sue roccaforti.
La minaccia ai sauditi è arrivata tramite i social media. “Non saremo felici fino quando non avremo le teste dei governati sauditi”, dice il messaggio rilanciato su Twitter.
Al Qaeda ha colpito in Arabia Saudita e nell’ultimo decennio ha fatto centinaia di vittime, ma negli ultimi anni è stato l’Isis a seminare morte nel regno con una serie di attentati a moschee, soprattutto sciite, con decine di vittime. Gli unici qaedisti finiti sul patibolo di recente sono stati due cittadini del Ciad per all’inizio di quest’anno. Gli altri sono in attesa del boia.
Il regno wahhabita è tra i Paesi al mondo che eseguono più condanne a morte, utilizzando inoltre metodi alquanto disumani come la decapitazione. Uno dei 50 che rischiano l’esecuzione a breve è un giovane sciita condannato a essere decapitato e crocifisso per terrorismo. Un caso, quello di Ali al-Nimr, 17enne all’epoca della sentenza, che ha scatenato indignazione a livello internazionale, perché il ragazzo sarebbe finito nel braccio della morte per aver partecipato a delle manifestazioni anti-governative e per essere il nipote di un noto attivista giustiziato pochi anni fa. Le accuse di terrorismo e la conseguente condanna a morte sono impiegate anche per sbarazzarsi di scomodi contestatori.
Quest’anno il regno ha messo a morte 151 persone, secondo Amnesty International, in maggioranza stranieri condannati per reati di traffico di droga. Ma un’esecuzione di massa per reati di terrorismo come quella che le autorità saudite hanno pianificato, stando alle notizie di stampa locale, non si vede nel regno dal 1979, quando furono mandati a morte i membri di un gruppo islamista che aveva attaccato la Grande moschea della Mecca, tenendo sotto sequestro centinaia di fedeli per giorni. Nena News