In un periodo di arretramento sociale ed economico dei diritti in buona parte del mondo, le donne hanno subito più di altri la perdita del lavoro, l’aumentata povertà e le violenze tra le mura domestiche. Ma sono state anche in prima fila, dal Maghreb al Levante, delle proteste contro i regimi della regione. Oggi vogliamo celebrarle dando loro voce. Con la loro musica
della redazione
Roma, 8 marzo 2021, Nena News – L’8 marzo 2020 il mondo entrava in un periodo di chiusure, paure e arretramenti sociali ed economici. Che permangono tuttora e che colpiscono le categorie più fragili dal punto di vista dell’indipendenza economica e dei diritti sociali e politici. Se i più ricchi del mondo in questi mesi hanno moltiplicato i loro patrimoni, i più poveri hanno conosciuto nuovi livelli di miseria.
Tra le categorie più colpite ci sono le donne, vittime tra le mura domestiche di incrementate violenze e vittime fuori, prime per perdita di posti di lavoro praticamente ovunque. Medio Oriente e Africa non hanno fatto eccezione. Ma qui dal Maghreb al Levante le donne sono state anche protagoniste di mobilitazioni popolari, proteste contro le classi dirigenti – oligopoli corrotti, pervasivi, settari – che dal Libano all’Algeria, dall’Iraq alla Tunisia non hanno cessato di invadere le strade nonostante le misure di contenimento del Covid-19, spesso utilizzate dai regimi per impedire il dissenso.
Donne che lottano, che lavorano, che rivendicano i propri diritti. E che fanno arte. Le nuove generazioni arabe, berbere, curde stanno sperimentando da tempo, stanno creando nella musica, la letteratura, le arti visuali. Oggi vogliamo dedicare questo spazio alle musiciste della regione, un piccolo excursus che ci porterà tra i suoni e le sperimentazioni di artiste che fanno rumore.
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Raja Meziane – Algeria
Le canzoni della rapper algerina, ora basata a Praga, sono presto diventate nel 2019 la colonna sonora dell’hirak, il movimento popolare che ha portato alle dimissioni del presidente Bouteflika. Una mobilitazione che dura ancora oggi e le cui rivendicazioni sono le stesse cantate nelle sue canzoni, dall’esilio forzato dalla povertà alle ingiustizie sociali. Nell’ottobre 2019 la Bbc l’ha inserita tra le 100 donne più influenti dell’anno.
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Sama Abdulhadi – Palestina
La prima dj palestinese e tra le prime produttrici di musica elettronica della regione, dj Sama (in passato nota come Skywalker), ha iniziato a lavorare a metà degli anni 2000 a Ramallah, dove ha importatola techno conosciuta a Beirut. Divenuta famosa anche in Europa, ha suonato in diversi locali e festival del continente. Alla fine di dicembre è stata arrestata dall’Autorità nazionale palestinese per aver suonato nel complesso di Nabi Musa. Rilasciata su cauzione è tuttora indagata.
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Maysa Daw – Palestina
Nata e cresciuta ad Haifa, nell’attuale Stato di Israele, è cantautrice solista ma anche membro del gruppo hip hop palestinese Dam – tra i primi nel mondo arabo – e della band Kallemi. Da canzoni d’amore a testi dichiaratamente politici, di denuncia della diseguaglianza vissuta dai palestinesi israeliani, dell’occupazione militare nei Territori, ma anche di una società ancora patriarcale, la musica di Daw mescola indie, elettronica, rap a suoni più tradizionali, tipici delle sonorità arabe.
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Malikah – Libano
Vogue l’ha definita la regina dell’hip-hop arabo: di certo la rapper libanese – nata e cresciuta a Beirut, musicista dall’età di 15 anni – ha portato sulla scena locale un’energia prorompente, decisamente politica, tanto da fare dei suoi pezzi (insieme a quelli di altri rapper libanesi) la colonna sonora delle manifestazioni iniziate nell’ottobre 2019.
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Hindi Zahra – Marocco
Da tempo nota in Europa, dove ha vissuto per anni prima di tornare in Marocco per un lungo viaggio tra gli spazi remoti del paese, la musicista berbera ha dato vita a una sonorità che mescola Europa e Maghreb. Canta in lingua tuareg, in arabo e in inglese, unisce le sonorità delle sue origini a quelle indiane, al rock, al reggae per un risultato che oscilla tra la malinconia e l’essenzialità.
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Terez Sliman – Palestina
Cantautrice indipendente palestinese, nel 2014 ha fondato la band “Terez Yazan and Friends” con il chitarrista Yazan Ibrahim e nel 2015, insieme ai musicisti portoghesi Pedro Lima Pereira, Ricardo Coelho, Rui Ferreira, Sofia Adriana Portugal e Miguel Guerra, ha dato vita al Mina World Music, nell’intento di unire le sonorità di popoli diversi. Tra i temi trattati nei suoi pezzi, spiccano quelli dedicati alle donne e alla denuncia dell’uso altrui del loro corpo.
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Souad Massi – Algeria
Musicista e cantautrice berbera, interpreta il mix di sonorità che la contraddistinguono in diverse lingue, dall’arabo maghrebino al Francesco al berbero. Voce “classica” del suono arabo e chitarrista, ha lasciato che la musica delle sue origini berbere si mescolasse al fado portoghese, al flamenco e al rock, affiancando a suoni “occidentali” il tradizionale oud. Nei primi anni 2000 ha dovuto lasciare il suo paese a causa delle minacce subite.
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Maryam Saleh – Egitto
Tra rock psichedelico e hip-hop declinati in lingua araba, la giovane musicista egiziana – fondatrice della band Jawaz Safar (che usa solo strumenti classici arabi, our e tabl) e il gruppo Baraka – ha fatto della sua musica, come lei stessa dice, un palcoscenico politico e personale. Il luogo perfetto in cui mescolare generi solo apparentemente lontani, come la musica rock e le canzoni di Sheikh Imam.
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