Ogni società che voglia dirsi completamente democratica e ugualitaria dovrebbe guardare al trattamento delle donne, all’effettiva parità di genere, ovunque nel mondo.
della redazione
Roma, 8 marzo 2015, Nena News – Oggi in tutto il mondo si celebra l’8 marzo, la Giornata internazionale della Donna. Si celebrano le donne, i loro diritti, la loro storia e le loro resistenze. In Italia, come in Medio Oriente e Nord Africa. Ma più di tutto si dovrebbe celebrare il cammino ancora in salita verso l’uguaglianza di genere. Per noi che lavoriamo raccontandovi questa parte di mondo, la questione delle donne resta centrale. Ogni società che voglia dirsi completamente democratica e ugualitaria dovrebbe guardare al trattamento delle donne, all’effettiva parità di genere.
Non sarebbe corretto fare generalizzazioni, visto che ogni paese della regione ha storia, tradizioni e politiche diverse. Ma dare uno sguardo ai numeri può essere d’aiuto: a fronte di un elevatissimo livello educativo, i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente non brillano affatto per opportunità di lavoro. Lo si vede in Palestina che ha insieme il più alto tasso di donne laureate e il più basso di donne lavoratrici non in nero. In generale, secondo i dati raccolti dalla Ue agli inizi del 2014, solo il 17.5% delle donne nei paesi in questione ha un lavoro, contro il 60% dell’Unione Europea; il 18% è disoccupata (ovvero cerca lavoro ma non lo trova). Eppure il tasso di alfabetizzazione è altissimo: sfiora il 100% nei paesi del Golfo, in Palestina, Tunisia, Giordania e Siria e il 75% in Egitto, Marocco e Yemen.
In Medio Oriente e in Nord Africa le violazioni sono ancora tante, frutto di società patriarcali e maschio-centriche, ma anche di conflitti imposti spesso dall’esterno. Le violazioni non avvengono solo in paesi che l’Occidente ama tacciare come incivili. L’alleato di ferro statunitense e europeo, l’Arabia Saudita, ne è un esempio, e forse a Washington e Bruxelles pesa ammettere che sotto i regimi di Saddam Hussein e della famiglia Assad le donne avevano molte opportunità di accesso al mondo politico, all’educazione e al mercato del lavoro.
Ma senza andare troppo lontano, questo è stato l’anno delle dichiarazioni offensive del presidente turco Erdogan che ha trasformato un paese tradizionalmente laico in uno sempre più islamizzato: i vertici turchi non hanno mancato di ripetere che le violenze sulle donne sono frutto dell’uguaglianza di genere, scatenando la rivolta della base. Una base che per fortuna non è fatta solo di donne: negli ultimi giorni sono migliaia gli uomini in Turchia e Azerbaijan che girano per strada o postano foto sui social network con indosso una gonna, originale forma di protesta per l’omicidio di una ragazza turca che tentava di difendersi da un abuso.
In Algeria giovedì è finalmente passata una legge che criminalizza le violenze domestiche, nonostante l’ostruzionismo dei partiti più conservatori. La nuova normativa salvaguarda gli interessi delle donne sposate e introduce il concetto di “abuso”. Non solo: prevede il carcere fino a 20 anni per l’uomo che picchia o abusa di una donna. Una necessità, hanno spiegato i parlamentari algerini, a causa dell’aumento preoccupante delle violenze sulle donne: nel 2014, la polizia ha riportato che il 58% dei casi di violenza su una donna sono avvenuti in Algeria tra le pareti domestiche.
Ancora peggiori i numeri che arrivano dall’Egitto, altro paese alleato di ferro dell’Occidente nella lotta al terrorismo: secondo dati Onu del 2013, il 99% delle donne egiziane ha subito abusi sessuali in pubblico, il 90% mutazioni genitali. E la donna che decide di denunciare l’abuso, difficilmente trova il sostegno delle istituzioni: il sistema legale egiziano condanna la violenza da parte di sconosciuti, ma non quello perpetrato tra le mura domestiche, quasi la metà dei casi.
Se si arriva poi alle terre occupate dai miliziani islamisti dell’Isis, la situazione diventa drammatica: nelle comunità controllate dallo Stato Islamico tra Siria e Iraq, il califfato ha introdotto la sua personale interpretazione della Shari’a, ben lontana dai dettami del Corano, introducendo schiavitù e matrimoni temporanei. Da giugno, inizio dell’avanzata islamista, le donne yazidi, kurde, cristiane, sunnite e sciite, stanno subendo violenze senza precedenti: sono migliaia le donne rapite durante gli attacchi, schiavizzate e vendute ai mercati di Raqqa e Mosul per soddisfare le voglie dei miliziani. E chi è riuscita a fuggire, vive oggi in campi profughi improvvisati, tra i palazzi in costruzione e per strada, come avviene ancora nel Kurdistan iracheno: in poche settimane oltre un milione e mezzo di profughi ha aggiunto Irbil, impossibilitato ad accoglierli tutti.
In occasione della Giornata Mondiale della Donna, Nena News vi ripropone una serie di articoli, video-interviste e gallerie fotografiche pubblicate durante quest’ultimo anno. Parlano di donne, le donne parlano di sé. Le donne del Medio Oriente, spesso soggetto di stereotipate analisi occidentali, di facili orientalismi e di scarsa attenzione verso le loro reali condizioni e le battaglie quotidiane.
Le donne in Medio Oriente combattono da generazioni: quelle palestinesi contro un’occupazione militare e contro una società ancora troppo patriarcale; quelle saudite per veder riconosciuti diritti basilari; quelle turche contro l’omofobia del governo Erdogan; quelle siriane e irachene contro le violenze brutali della misoginia dell’Isis, contro rapimenti, stupri e novella schiavitù; quelle kurde per la libertà del loro popolo e per il modello democratico a cui hanno dato vita nella regione di Rojava.
Le donne sono pilastri delle società arabe da secoli, delle relazioni familiari e di comunità. Ma ancora sono relegate in un angolo in troppi dei paesi che Nena News segue quotidianamente. Per questo oggi, 8 marzo, vogliamo raccontarvi di nuovo alcune delle loro storie che la nostra agenzia ha sempre seguito e continuerà a seguire.
E ne approfittiamo per ringraziare tutte le collaboratrici della nostra agenzia, un’agenzia molto al femminile: le instancabili Fidaa Abu Hamdiyyeh, Rossana Tufaro, Rosa Schiano, Federica Iezzi, Francesca La Bella, Cristina Micalusi, Rita Plantera. Buon otto marzo!