Nonostante l’allarmante situazione umanitaria in cui versa il Paese, continuano i raid della coalizione sunnita a guida saudita. Domenica a Ginevra iniziano i negoziati di pace le cui possibilità di successo sono scarse.
della redazione
Roma, 12 giugno 2015, Nena News – L’ottanta per centro della popolazione in Yemen, più di 20 milioni di yemeniti, ha bisogno di qualche forma di assistenza umanitaria. Lo ha detto ieri l’Unicef che ha registrato un aumento di cinque milioni di bisognosi rispetto alla scorsa settimana. Da 11 settimane (dal 26 marzo) la coalizione sunnita a guida saudita sta bombardando i ribelli sciiti huthi nel tentativo di rinsediare a capo dello stato il presidente in esilio Hadi.
Ai raid aerei, a gravare sui civili è anche il blocco aereo e navale che l’alleanza guidata da Riyad ha imposto sul Paese. Un embargo che ha conseguenze gravissime per i milioni di persone: cibo, carburante ed energia sono ormai merce introvabile. Una situazione umanitaria allarmante che, se le cose dovessero restare così, potrà solamente peggiorare. Le pompe che forniscono acqua potabile, ad esempio, sono attualmente fuori uso a causa della mancanza di carburante.
Parlando ieri nelle sede dell’Onu a New York, Jeremy Hopkins, vice rappresentante dell’Unicef, ha lanciato un allarme ieri: “20,4 milioni di persone hanno bisogno di qualche forma di assistenza umanitaria. Di questi, 9,3 milioni sono bambini”. Tra i problemi segnalati da Hopkins vi sono la malnutrizione, la mancanza di materiale sanitario, i morti e i feriti degli incessanti combattimenti, il reclutamento di bambini soldati e i danni alle scuole. Anche prima del conflitto la situazione umanitaria era drammatica: il Paese, secondo stime Unicef, contava circa 10 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria.
Nonostante lo stato allarmante in cui versa lo Yemen, i combattimenti continuano senza sosta. Stamane i raid aerei della coalizione a guida saudita hanno distrutto almeno 3 case antiche nella città vecchia di Sana’a, patrimonio dell’umanità secondo l’Unisco. Nell’attacco sono morti almeno 5 civili. Nel momento in cui vi scriviamo, un numero imprecisato di persone è ancora sotto le macerie. La bellezza delle case nel centro della capitale dello Yemen erano tra le principali attrattive turistiche della città.
Ai danni materiali bisogna aggiungere la silenziosa carneficina umana. Da quando è iniziato il conflitto (26 marzo) al 7 giugno, più di 1.037 civili sono stati uccisi in Yemen. Di questi, 137 sono donne e 234 sono bambini. 3.227 i feriti. A riferire questi dati è stato ieri il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric.
In questa situazione drammatica le parti in lotta si preparano a prendere parte ai negoziati di pace sponsorizzati dalle Nazioni Unite che inizieranno a Ginevra questa domenica. Con i combattimenti ancora in corso e le profonde divergenze tra i gruppi che si combattono le possibilità che si possa arrivare ad un trattatato di pace di lunga durata appaiono scarse. Ciononostante, alcuni analisti ritengono di per sé positivo il fatto che le parti belligeranti abbiano voluto incontrarsi.
I negoziati di domenica rappresentano il primo tentativo per rompere lo stallo tra le milizie huthi – sostenute dall’ex presidente Ali Abdullah Saleh e, anche se ha finora sempre negato, dall’Iran – e il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi che è sostenuto dalla coalizione a guida saudita.
Gli incontri tra i 14 rappresentati yemeniti – sette per parte – dovrebbero durare 2 o tre giorni.
Nonostante i ripetuti raid del blocco sunnita, gli huthi continuano a mantenere i territori conquistati nei mesi precedenti. Tuttavia, al di là dei successi militari, i ribelli huthy zayditi (lo zaydismo è una variante dello sciismo) non sono riusciti ad espandere e a rafforzare il loro potere nel Paese.
A presenziare agli incontri di domenica ci sarà il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon che ha imposto alle parti in lotta di andare a Ginevra senza precondizioni. Ban Ki-moon ha detto che tra gli obiettivi dei negoziati vi è il raggiungimento del coprifuoco, un accordo su un ritiro degli huthi e un accesso maggiore di materiale umanitario.
Le sue aspettative sembrano però eccessive. La coalizione a guida saudita, infatti, ha già annunciato – tramite il ministro degli esteri del Qatar Khalid al-Attiyah, che continuerà a bombardare fin quando non sarà applicata la risoluzione 2216 dell’Onu dello scorso aprile che impone agli huthi di ritirarsi dalle aree conquistate. Nel frattempo il governo di Hadi – che sarà rappresentato nella città svizzera dal ministro degli esteri Riyad Yassin – ha detto che i negoziati sono puramente “consultivi” e mirano ad implementare la risoluzione dell’Onu. Nena News
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