Con gli Houthi assediati economicamente, è chiaro che i costi umani del prosciugamento delle fonti di entrata del gruppo ribelle sono più alti di quanto gli yemeniti possano permettersi
di Amal Nasser – Al Monitor
Roma, 6 aprile 2017, Nena News – La capitale yemenita Sana’a è nelle mani del gruppo ribelle Houthi da oltre due anni. La presa della città e di ampie aree del paese nel settembre 2014 è stata seguita non solo dal lancio dell’azione militare della coalizione a guida saudita alla fine di marzo del 2015, ma anche da una delle peggiori catastrofi umanitarie provocate dall’uomo nella storia del paese e del mondo, con oltre 3,1 milioni di sfollati interni e 17 milioni persone con scarso accesso al cibo, dei quali 7 milioni gravemente a rischio.
Il governo internazionalmente riconosciuto guidato dal presidente Hadi è riuscito nei primi mesi del conflitto in corso a riprendere il controllo di ampie aree nel sud dello Yemen e il governatorato settentrionale di Marib. Il distretto è emerso dalle macerie della guerra come il nuovo hub economico, capace di rifornire i residenti e di mantenere a galla il gettito pubblico.
Oltre a questo, il governo riconosciuto, con l’aiuto della coalizione a guida saudita e degli Emirati Arabi, è riuscito a riottenere il controllo dello stretto di Bab al-Mandab, una delle più importanti rotte al mondo per il commercio di petrolio dalla regione.
I ribelli Houthi, insieme alle truppe fedeli all’ex presidente Saleh, stanno al momento combattendo duramente per mantenere la costa occidentale del paese. Gli scontri in corso non sono solo un rischio per il commercio globale ma sono soprattutto una minaccia agli Houthi stessi.
Una delle ragioni che ha portato alla presa della capitale da parte dei ribelli era la loro contrarietà alla preannunciata divisione geografica dello Yemen in uno Stato federale, proposta alla fine della Conferenza nazionale per il dialogo del febbraio 2014 come soluzione ai problemi regionali di lungo corso del paese. Quella proposta li avrebbe privati dell’accesso al mare e intrappolati nelle zone montagnose con poche risorse per sopravvivere.
Il valore aggiunto ottenuto dai ribelli con il controllo di uno dei porti più trafficati del paese, quello di Hodeidah, è una questione esistenziale, soprattutto dopo che il trasferimento della Banca Centrale dello Yemen (Cby) ad Aden ha tagliato le linee di comunicazioni della sede centrale di Sana’a e le banche commerciali con gli istituti bancari e finanziari internazionali.
I recenti scontri sulla costa occidentale e gli attacchi di Houthi e fedelissimi di Saleh a navi sul Mar Rosso mostra l’interesse strategico intorno alle regioni ovest del paese e l’enorme perdita che i ribelli soffrirebbero nel caso ne perdano il controllo.
Lo spostamento della Cby e del piccolo ma ancora esistente gettito fiscale verso il nuovo quartier generale di Aden, insieme all’incapacità della sede di Sana’a di servire la domanda di moneta straniera – che ha provocato un declino delle attività economiche nelle zone Houthi – hanno avuto un impatto significativo nelle finanze del gruppo ribelle.
Gli Houthi hanno sentito l’inasprita stretta del governo ufficiale e hanno cominciato a cercare di sfruttare altre fondi di entrata. In linea con la perdita di vantaggio territoriale a favore del governo sostenuto dai sauditi, gli Houthi sono però consapevoli del vantaggio demografico. Sebbene l’alleanza Houthi-Saleh non controlli tante aree come il governo, ha in mano quelle più popolose.
Gli Houthi hanno mantenuto la raccolta delle tasse e delle imposte dalle comunità. Se le esportazioni di petrolio sono state sospese con lo scoppio della guerra, un’ampia porzione di questo gettito statale arriva dalle tasse sui beni importati e sull’iva dei vari prodotti venduti al pubblico. Quando il governo ufficiale vincerà la battaglia per Hodeidah, i ribelli Houthi perderanno una delle loro più grandi fonti economiche.
Quando la città di Aden è stata liberata dal controllo Houthi nel luglio 2015, il lavoro al porto è lentamente ripreso. Ciò significa che larga parte del paese fa di nuovo affidamento sulle importazioni verso il porto di Aden. Questo ha tolto pressione al porto di Hodeidah, visto sempre più beni sono transitati verso quello di Aden.
Per questo i ribelli Houthi hanno deciso di imporre tariffe extra sui beni arrivati nei porti meridionali e trasportati verso le città settentrionali per compensare la riduzione di tasse e imposte da Hodeidah. Il gruppo ha anche aumentato le tariffe per i container in arrivo dai paesi arabi verso Hodeidah.
Visto che gli Houthi controllano le zone del paese più popolose, i devastanti effetti della guerra sulla sicurezza alimentare sono lì più visibili. La recente espansione delle truppe governative lungo la costa occidentale del paese si è scontrata con la resistenza dell’alleanza Houthi-Saleh, consapevole del fatto che perdere la costa ovest la priverebbe delle principali risorse economiche: tasse e imposte.
L’aumento del prezzo del cibo combinato alla crisi di liquidità – che ha lasciato circa un milione di dipendenti pubblici, che sostenevano 7 milioni di persone, senza stipendio negli ultimi sei mesi – ha peggiorato la già fragile situazione alimentare degli yemeniti.
La decisione Houthi di imporre tariffe su beni importati – tra cui molti beni alimentari – ha contribuito a far alzare i prezzi. Questo nel momento in cui le Nazioni Unite parlano del rischio di carestia nel paese.
Sana’a e altre città sotto gli Houthi stanno vivendo un doppio assedio economico: quello imposto dal governo internazionalmente riconosciuto e dalla coalizione a guida saudita (con la chiusura dell’aeroporto di Sana’a dall’agosto 2016 che ha portato alla riduzione e in alcuni casi la sospensione della consegna di beni fondamentali) e quello dei ribelli Houthi con la richiesta di tasse ad una popolazione che ha perso la maggior parte delle proprie entrate a causa della guerra.
Con gli Houthi economicamente assediati, è evidente che il costo umano del prosciugamento delle fonti di entrata del gruppo ribelle è più alto di quanto la maggioranza degli yemeniti possa sopportare.
Traduzione a cura della redazione di Nena News