La barca su cui stavano scappando in Sudan è stata colpita da un elicottero Apache, 80 i sopravvissuti. Intanto a Washington Trump sigla nuovi accordi con Riyadh
della redazione
Roma, 17 marzo 2017, Nena News – La scorsa notte trentuno rifugiati somali – tra cui donne e bambini – sono stati uccisi in un raid aereo lungo le coste occidentali dello Yemen, nei pressi della città di Hodeida, uno dei principali porti yemeniti conteso da governo e ribelli Houthi.
Secondo la guardia costiera la loro imbarcazione è stata colpita dal fuoco sparato da un elicottero Apache vicino allo stretto di Bab al-Mandab mentre si allontanavano dallo Yemen. Ottanta profughi sono stati portati in salvo.
L’ufficiale Mohamed al-Alay ha detto alla Reuters che i profughi avevano con sé documenti dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Erano diretti, probabilmente, in Sudan per sfuggire alla guerra nel paese che li aveva accolti.
Non è chiaro chi sia il responsabile dell’attacco, ma visto il coinvolgimento di un Apache è molto probabile che si sia trattato dalla coalizione anti-Houthi a guida saudita che dal marzo 2015 sta portando avanti una brutale operazione contro lo Yemen, ribattezzata Tempesta decisiva. Poche ore prima jet sauditi avevano colpito un convoglio di cibo nella provincia di Hodeida, uccidendo i passeggeri e distruggendo il contenuto dei camion.
Secondo i dati delle organizzazioni internazionali, il bilancio totale delle vittime di due anni di guerra sarebbe pari a 12mila morti, ma la difficoltà nel reperire dati certi fa pensare a numeri più alti. A ciò si aggiungono le operazioni dirette contro gli aiuti umanitari, il blocco aereo e marino imposto dall’Arabia Saudita che sta provocando una carestia senza precedenti nel paese, con 21 milioni di persone – l’80% della popolazione yemenita – con necessità immediata di assistenza.
A sostenere la guerra saudita, quasi invisibile agli occhi occidentali, sono gli Stati Uniti: prima con il presidente Obama che ha garantito assistenza logistica e di intelligence, oltre ad aiuti militari a Riyadh, e oggi con il successore Trump. Nei giorni scorsi il presidente Trump ha incontrato alla Casa Bianca il principe saudita Mohammed bin Salman con il quale ha ribadito l’amicizia che lega i due paesi e imbastito un programma congiunto nell’ambito energetico e delle infrastrutture da l valore iniziale di 200 miliardi di dollari. Denaro da investire, dicono da Washington, nei prossimi quattro anni.
Con gli affari e il sostegno indefesso alle guerre saudite, Trump si riavvicina ai sauditi dopo un raffreddamento parziale delle relazioni dovuto alla firma dell’accordo sul nucleare iraniano da parte di Obama e il voto dello scorso anno del Congresso della Justice against sponsors of terrorism Act, legge che permette ai cittadini statunitensi di fare causa agli Stati considerati responsabili o complici di attacchi terroristici in suolo americano. Come quelli dell’11 settembre, in cui il coinvolgimento saudita è acclarato. Nena News
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