Con un 56 a 41 passa la risoluzione di Sanders e Lee che chiede la fine del coinvolgimento Usa nella guerra in Yemen. Ora la palla alla Camera che dopo il midterm è a maggioranza democratica. La prima volta dal 1973 che il Congresso applica il War Power Act, nato durante la guerra in Vietnam
della redazione
Roma, 14 dicembre 2018, Nena News – Era nell’aria, annunciata dal voto favorevole di due settimane fa sulla proposta di risoluzione di Bernie Sanders e poi dalle dichiarazioni di fuoco di senatori repubblicani particolarmente vicini al presidente Trump, come Lindsey Graham, ma stanchi del fardello saudita: ieri il Senato americano ha approvato una risoluzione che chiede la fine del coinvolgimento Usa nella campagna militare saudita contro lo Yemen e una seconda mozione che dichiara il principe ereditario Mohammed bin Salman responsabile dell’omicidio del giornalista dissidente Khashoggi.
L’uccisione, lo scorso 2 ottobre nel consolato saudita di Istanbul, dell’editorialista del Washington Post, letteralmente fatto a pezzi, aveva sollevato sdegno internazionale, riuscendo dove decine di migliaia di morti yemeniti non erano riusciti: mettere in discussione l’alleanza tra Occidente e Riyadh. Quell’alleanza c’è ancora, ma è meno solida. E ora il colpo peggiore arriva dall’amico di sempre: il Congresso Usa, in maniera bipartisan, ha segnalato ieri l’intenzione di rivedere quel rapporto, aprendo alla possibilità di una nuova risoluzione il prossimo anno che tagli i fondi militari ai Saud.
Forse una speranza, per chi ha a cuore i diritti umani e la democrazia, troppo utopica ma di certo ieri Trump si è preso un bello schiaffo. E lo ha preso anche la precedente amministrazione, quella Obama, che aveva garantito sostegno alla campagna contro lo Yemen – sotto forma di armi, tecnologie e condivisione di intelligence – senza mai passare per l’approvazione del Congresso.
Il voto ieri si è concluso 56 a 41, con sette repubblicani che hanno votato a favore. Tra loro Mike Lee, che insieme al democratico Sanders aveva presentato la risoluzione: “Ci sono molti aspetti della guerra moderna che coinvolgono attività cibernetiche e molti aspetti che riguardano sorveglianza, selezione dei target e rifornimento in volo”, ha detto ieri elencando i tipi di supporto che gli Usa garantiscono all’esercito saudita.
“Gli Stati Uniti non parteciperanno più all’intervento saudita in Yemen – ha aggiunto un entusiasta Bernie Sanders – che ha causato la peggior crisi umanitaria della terra con 85mila bambini morti di fame”.
Si tratta del primo voto in 45 anni in cui il Senato invoca nella sua risoluzione il War Power Act, legge approvata dal Congresso Usa durante la presidenza Nixon per far ritirare le forze statunitensi dal Vietnam. Quella legge, del 1973, ha dato ai deputati e ai senatori il potere di dichiarare guerra e ritirare le truppe nel caso di mancata autorizzazione, restringendo dunque l’autorità del presidente da allora costretto a passare per il parlamento. Dunque, cosa accadrà? La Camera del prossimo anno, dopo il midterm, è a maggioranza democratica ed è molto probabile che la risoluzione passi. Ma è altrettanto probabile che Trump ponga il veto
Alla Camera la risoluzione non arriverà prima di gennaio, quando i ribelli Houthi e il governo yemenita filo-saudita si incontreranno di nuovo in Svezia per il secondo round di negoziati sponsorizzati dall’Onu. Il primo round si è concluso ieri con un risultato inatteso: il cessate il fuoco sulla città portuale di Hodeidah, il centro del conflitto ormai da mesi. Nena News