Ancora nessun progresso tra palestinesi e israeliani per “salvare il processo di pace”. Le parti però “si incontreranno nuovamente per appianare le differenze”. Intanto il Presidente palestinese Abbas vola al Cairo temendo le minacce di Tel Aviv.
dalla redazione
Roma, 8 aprile 2014, Nena News – Nessun progresso tra israeliani e palestinesi nell’incontro promosso stamane dagli Stati Uniti per salvare “il processo di pace” dal prevedibile fallimento. Tuttavia, secondo un ufficiale israeliano le due parti sarebbero pronte ad incontrarsi nuovamente. Dopo la rottura della scorsa settimana, domenica sera a Gerusalemme la negoziatrice israeliana Tzipi Livni si era incontrata con il suo omologo palestinese Saeb Erekat alla presenza dell’inviato di pace Usa Martin Indyk in in clima definito “positivo e serio”.
In una dichiarazione ufficiale, la portavoce del Dipartimento di stato americano, Jen Psaki, ha detto che “le difficoltà restano ma entrambe le parti si stanno impegnando ad appianare le differenze”. Il clima che si respira, al di là della retorica della diplomazia, è teso.
Il Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman ha detto ieri di essere favorevole a nuove elezioni nel caso in cui vengano rilasciati gli ultimi prigionieri palestinesi. Intervenendo ieri ad una conferenza a New York Lieberman ha illustrato le tre possibilità che ha il governo israeliano: a) rilasciare i prigionieri nonostante i palestinesi abbiano violato i termini dell’accordo [il Ministro intende la richiesta di Ramallah di rivolgersi a 15 agenzie Onu, ndr]; b) formazione di una nuova coalizione di governo; c) indire nuove elezioni.
Stamane, intervistato dalla radio israeliana, ha però chiarito la sua posizione. Israele è pronta a ritornare al tavolo delle negoziazioni se l’Autorità Palestinese dovesse ritirare le sue domande ai 15 trattati e convenzioni internazionali. “Noi – ha detto – non saremo d’accordo al fatto che i palestinesi agiscano unilateralmente senza pagare un prezzo”. Ha quindi, come da tradizione israeliana, accusato i palestinesi di non volere la pace. Il Ministro ha poi criticato chi, all’interno del governo come Akram Mitzna del “moderato” HaTnua’a, si è detto favorevole all’uscita dalla maggioranza nel caso in cui le negoziazioni con i palestinesi non dovessero continuare.
Intanto a Ramallah le “ritorsioni”, minacciate dal premier israeliano Netanyahu per la richiesta dell’Autorità Palestinese di aderire alle 15 agenzie Onu, suscitano timori. Il Presidente Abbas e il suo Ministro degli Esteri al-Maliki partiranno oggi per il Cairo per incontrare domani i Ministri degli Esteri della Lega Araba in una riunione di emergenza. Tra i temi discussi ci saranno le ripercussioni dell’impasse nei colloqui di pace. Abbas parlerà delle “mosse unilaterali e punitive” a cui ha fatto ieri riferimento Netaniahu. Prevedendo possibili sanzioni economiche, il Ministro degli Esteri palestinese al-Maliki ha detto che Abbas teme un possibile congelamento delle entrate fiscali palestinesi che “amministra” Israele.
Da quando è iniziato il processo di pace lo scorso luglio, Tel Aviv ha annunciato la costruzione di migliaia di insediamenti per coloni nei Territori Occupati e più di 60 palestinesi sono morti. Nena News