L’inviato de Mistura apre oggi sei settimane di consultazioni faccia a faccia con le parti coinvolte nel conflitto: nessun dialogo diretto, ma mediato dall’Onu. Che dice già di non aspettarsi accordi finali.
di Chiara Cruciati
Roma, 5 maggio 2015, Nena News – Staffan de Mistura è testardo. Nonostante le dinamiche globali e regionali, la guerra fredda in corso tra Iran e Arabia saudita, il ruolo destabilizzatore statunitense, l’inviato Onu in Siria non intende mollare. E ritira fuori Ginevra, dopo i palesi fallimenti delle precedenti conferenze di pace.
Stavolta cambia la struttura del negoziato tra governo di Damasco e opposizioni: nessun dialogo diretto, chiaramente infattibile, vista la precondizione posta dalla Coalizione Nazionale Siriana (federazione delle opposizioni sostenuta dall’Occidente) che vuole la testa di Assad, in un caparbio quanto inutile circolo vizioso. La proposta di de Mistura che apre oggi sei settimane di incontri è di procedere con una serie di consultazioni separate con le parti coinvolte, governo, opposizioni moderate (resta fuori al-Nusra e, ovviamente, lo Stato Islamico) e attori regionali, tra cui Iran e Turchia.
Obiettivo dichiarato è individuare posizioni negoziabili su cui fondare un dialogo vero e proprio in futuro. Ahmad Fawzi, portavoce Onu, ha spiegato ieri che si tratterà di incontri a porte chiuse con i singoli attori regionali e internazionali: “Non ci aspettiamo annunci decisivi, non ci aspettiamo nessuna comunicazione conclusiva firmata da tutti”. Basso profilo, dettato anche dalla posizione di chiusura subito assunta dalle opposizioni: alcuni gruppi hanno già espresso disapprovazione per la presenza dell’Iran.
L’avvio del nuovo tentativo di transizione politica sarà lanciato oggi a mezzogiorno da Ginevra in una conferenza stampa con l’inviato de Mistura che spera di riuscire dove i suoi predecessori, Kofi Annan e Lakhdar Brahimi, fallirono: portare al tavolo del dialogo parti che si combattono da quattro anni. De Mistura, da parte sua, ha dimostrato chiaramente di non voler escludere il governo di Damasco, considerando la sua presenza fondamentale all’eventuale risoluzione della crisi. Una posizione non affatto condivisa da alcuni governi europei e dall’amministrazione Washington che – nonostante tiepide aperture e nonostante le imbeccate della Cia, che continua a definire le opposizioni moderate un peso gravoso invece che un sostegno concreto – continua a finanziare con denaro e armi gruppi moderati quasi assenti ormai dal terreno di conflitto, rimpiazzati dai gruppi estremisti islamisti, da al-Nusra all’Isis.
Non sono pochi quelli che definiscono quanto meno cieca la strategia implementata dagli Stati Uniti nella regione. La coalizione anti-Isis non sta affatto frenando, dopo mesi di raid aerei, l’avanzata del califfato che mantiene le posizioni. E all’incapacità politica si aggiungono anche le accuse di massacri di civili a nord est di Aleppo: secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani (organizzazione basata a Londra e da 4 anni schierata contro il presidente Assad) sabato scorso un raid Usa ha ucciso 52 civili nel villaggio Birmahle, vicino Aleppo. “Un massacro perpetrato con il pretesto di colpire l’Isis”. L’esercito Usa ha confermato di aver bombardato quel villaggio giovedì, quindi due giorni prima, dopo aver avuto informazioni dai kurdi sull’assenza di civili nella zona.
L’accusa arriva mentre Amnesty International rendeva pubblico un nuovo rapporto, “Death Everywhere” , sulle atrocità commesse contro la città di Aleppo, da anni prigioniera degli scontri tra opposizioni e governo. L’organizzazione ha pubblicato una serie di testimonianze che raccontano la devastazione provocata dalle bombe (secondo i locali bombe barile sganciate da Damasco), il sovraffollamento degli ospedali ormai al collasso, raid delle opposizioni contro scuole e moschee.
Crimini di guerra contro i civili, li definisce Amnesty, commessi da tutte le parti coinvolte, “orrendi crimini e altri abusi nella città da parte delle forze governative e gruppi armati di opposizioni ogni giorno”. Nena News
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