Più di 6.000 persone hanno raggiunto ieri Idlib come previsto dagli accordi tra governo centrale e gli islamisti di Faylaq al-Rahman. I salafiti di Jaysh al-Islam resistono puntando ad una intesa più vantaggiosa. Tensione al confine turco-siriano: 11 combattenti curdi sono stati uccisi da Ankara
della redazione
Roma, 27 marzo 2018, Nena News – L’accordo tra governo siriano e il gruppo islamista Faylaq al-Rahman ha prodotto ieri i suoi risultati: più di 6.000 persone (tra miliziani e familiari), evacuate dal sobborgo damasceno della Ghouta orientale tra sabato e domenica, sono arrivate ieri ad Idlib (nord della Siria). L’intesa – anticipata giovedì da una simile siglata da Damasco con gli islamisti di Ahrar al-Sham per Harasta (sempre Ghouta) – giunge nelle ore in cui le forze armate siriane hanno ripreso quasi interamente l’area, per anni fortino delle opposizioni “ribelli” finanziate principalmente da Arabia saudita, Turchia e Qatar.
Progressi si registrano sul versante dei civili, dal 2013 intrappolati nella Ghouta a causa del doppio assedio del governo e delle opposizioni e, dal 20 febbraio, vittime dei pesanti bombardamenti delle aviazioni siriana e russa. Secondo dati non verificabili indipendentemente dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong vicino all’opposizione e di stanza a Londra, i jet russo-siriani avrebbero provocato in poco più di un mese oltre 1.600 morti. Fonti russe, invece, fanno sapere che sono 114.000 i civili che sono riusciti ad usufruire dei corridoi umanitari disposti dal governo siriano e hanno lasciato in queste settimane l’area grazie alle “pause umanitarie” di Mosca. Tregue irrisorie di poche ore mai del tutto rispettate perché in questo vasto sobborgo della capitale, in cui restano intrappolate più di 300.000 persone, i combattimenti non sono mai terminati.
Del resto gli accordi i tra al-Asad e Ahrar al-Sham e Faylaq al-Rahman non comprendono i salafiti di Jaysh al-Islam sostenuti da Riyadh. La loro insistenza a non accettare la resa ha fatto vivere ieri all’area che si estende tra la cittadina di Douma e Harasta un’altra giornata carica di paura e violenza (non si sono però registrate vittime). Dietro la “resistenza” dei salafiti sembrerebbe esserci il tentativo di strappare al presidente siriano al-Asad un accordo migliore rispetto a quello raggiunto dagli altri due gruppi islamisti: l’obiettivo è infatti restare nel loro bastione come una sorta di “polizia locale” in cambio del controllo di Douma al governo.
Tensione tesissima, intanto, al confine tra la Turchia e la Siria dove questa notte l’esercito di Ankara ha ucciso 11 combattenti curdi nella provincia turca di Hatay. Due, invece, i soldati morti in un’esplosione nella regione siriana di Afrin, dalla scorsa settimana completamente sotto il controllo turco. Fremono sempre di più preparativi turchi per un allargamento delle operazioni militari in terra siriana: “bonificata” Afrin, infatti, ora Ankara punta a Tal Rifaat che, promette il presidente Erdogan, sarà riconquistata “a breve”. Nena News