Il raid ha preso di mira alcuni depositi di armi nel distretto di Kissweh (a sud della capitale) uccidendo alcuni membri delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Tel Aviv non conferma, ma fa sapere di aver lanciato l’allerta nel Golan occupato. Il premier israeliano Netanyahu è volato a Mosca dove discuterà di Siria con Putin
della redazione
Roma, 9 maggio 2018, Nena News – Almeno nove combattenti pro-governativi siriani sono stati uccisi ieri sera in un raid aereo israeliano vicino a Damasco. A dirlo è stato ieri l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdi), ong di stanza a Londra e vicina all’opposizione al presidente Bashar al-Asad. Secondo Osdi, l’attacco aereo avrebbe colpito alcuni depositi di armi nel distretto di Kissweh (sud di Damasco) uccidendo alcuni membri delle Guardie rivoluzionarie iraniane e altri non meglio specificati “combattenti sostenuti dall’Iran”.
Secondo l’agenzia di stampa siriana filo-governativa SANA, Israele avrebbe sferrato l’attacco due ore dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump di abbandonare l’accordo sul nucleare iraniano. Il sistema difensivo siriano avrebbe risposto sparando (e distruggendo) due missili israeliani. Un attacco che Tel Aviv al momento non conferma: intervistata dalla Reuters, la portavoce militare ha detto che Israele “non risponderà a questi report stranieri”. Ciononostante, l’esercito israeliano, riferisce il quotidiano Ha’aretz, ha fatto sapere di aver identificato una “attività irregolare” di forze iraniane in Siria e ha pertanto mobilitato i riservisti e dato ordine di preparare i rifugi anti-bombe.
Israele ha attaccato ripetutamente il territorio siriano in questi ultimi anni: l’attacco più recente attribuito allo stato ebraico è avvenuto lo scorso 9 aprile contro una base siriana (9 militari iraniani uccisi). Tuttavia, a differenza delle altre volte, sottolinea la stampa israeliana, mai prima di ieri in questi 7 anni di guerra civile siriana era stato dato l’ordine di preparare i rifugi sul Golan occupato. Israele ha anche allestito il sistema difensivo Iron Dome contro possibili attacchi con missili terra-terra o colpi di mortaio.
Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva attaccato duramente l’Iran. “Da mesi – ha detto – Teheran sta trasferendo armi letali alle sue forze in Siria con l’obiettivo di colpire Israele. Noi risponderemo con forza a ogni attacco sul nostro territorio”. Per assicurarsi maggiore mano libera in Siria, Netanyahu, è partito stamane per Mosca dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. “Parto questa mattina per un importante incontro con Putin” ha detto ai giornalisti poco prima di salire a bordo del suo aereo. “I nostri incontri sono sempre importanti, questo [lo è] in modo particolare. Dato quello che sta accadendo in Siria, è importante assicurare la coordinazione alla sicurezza tra l’esercito russo e le forze di difesa d’Israele”.
Di Iran e Siria ne ha parlato ieri anche il ministro all’istruzione israeliano Naftali Bennet. Intervenendo ad una conferenza sulla sicurezza poche ore prima dell’annuncio di Trump sul nucleare iraniano, il leader del partito dei coloni Casa Ebraica ha detto che “la Siria sarà il Vietnam dell’Iran se gli iraniani continuano con le loro miserevoli azioni” aggiungendo poi che “il regime di Teheran è destinato al collasso a causa delle sue politiche megalomani”. Bennet ha poi spiegato che Israele potrebbe optare per una azione militare contro la Repubblica islamica con fini difensivi: “Non sto proponendo in questa fase di attaccare l’Iran, ma di agire per assicurare ad Israele una capacità durevole di deterrenza contro mosse che possano danneggiare Israele”. Teheran, ha detto il ministro, è “una testa di un polipo” e i suoi alleati nella regione sono i suoi “tentacoli”. Tra questi c’è anche il partito sciita Hezbollah a cui ieri Bennet ha ricordato che qualunque sua aggressione al territorio israeliano sarà considerata “un atto di guerra da parte dello stato libanese [ad Israele]”. Nena News