Il piccolo stato dell’Africa occidentale si ritrova obbligato a fronteggiare un costante afflusso di rifugiati, uniti anche ai 150.000 civili che dal 2013 fuggono dalla Nigeria, dalla violenza dei jihadisti di Boko Haram, e trovano pace nelle aree di Diffa e Assaga.
di Federica Iezzi
Bamako (Mali) – Secondo l’ultimo report dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il numero dei rifugiati maliani in Niger ha raggiunto oggi il suo livello più alto, dall’inizio del conflitto interno iniziato nel 2012 e durato tre anni. Nonostante il recente accordo di pace, mediato dall’Algeria, tra il governo maliano di Ibrahim Boubacar Keita, i ribelli tuareg e i separatisti e militanti legati a al-Qaeda, nelle ultime settimane il flusso di profughi è aumentato dal Mali orientale, al vicino Niger.
Il picco di rifugiati si raggiunse quando nel 2013 le truppe maliane, spalleggiate da quelle francesi, sconfissero le forze ribelli. 50.000 civili attraversarono il confine tra Mali e Niger, per stabilirsi nei campi profughi della regione di Diffa, nel Niger del sud. Dopo le elezioni presidenziali del 2013, l’UNHCR ha facilitato il rimpatrio in Mali di circa 7.000 rifugiati.
Solo nel 2015, 47.449 rifugiati maliani sono stati ridistribuiti nelle città di Ayorou e Niamey e nei campi profughi delle regioni di Tillabéri e Tahoua, nel sud-ovest del Niger.
Il piccolo stato dell’Africa occidentale si ritrova dunque obbligato a fronteggiare un insolito afflusso di rifugiati, uniti anche ai 150.000 civili che dal 2013 fuggono dalla Nigeria, dalla violenza dei jihadisti di Boko Haram, e trovano pace nelle aree di Diffa e Assaga. Viene oggi sostenuto appena il 26% del fabbisogno dei rifugiati maliani in Niger. La drastica riduzione di razioni alimentari mensili da parte del World Food Programme, contribuisce a far crescere l’ombra della malnutrizione. Un esempio sono le razioni di riso diminuite da 12 a 5,4 kg a persona, nello scorso mese di giugno. Ma grazie al costante e duro lavoro delle organizzazioni non governative, la percentuale di malnutrizione nei bambini maliani, residenti nei campi profughi, si è abbassata dal 20% al 9% nel 2015.
Secondo i dati dell’UNICEF 368.114 bambini dai 6 mesi ai 5 anni sono stati trattati per forma acuta di malnutrizione, 968.919 bambini di età compresa tra 9 mesi e 14 anni sono stati vaccinati contro il morbillo e 32.992 bambini e adolescenti hanno avuto accesso all’istruzione di base.
Tra gli scorsi mesi di ottobre e novembre, secondo i dati dell’UNHCR, almeno 4.000 rifugiati hanno attraversato il confine maliano, in fuga dall’illegalità, dal vuoto di potere di un governo corrotto, dai continui scontri tribali tra Idourfane e Daoussak e dall’opprimente presenza militare. 3.000 sono ancora in attesa di registrazione.
La maggior parte dei rifugiati proviene dalle aree rurali delle regioni orientali di Ménaka, Anderaboukane e Ansongo, dove scuole e infrastrutture pubbliche sono state danneggiate da anni di combattimenti.
Negati accesso a acqua potabile, riparo, istruzione e sanità. Vita forzata nei campi di fortuna su teli di plastica appoggiati a cespugli spinosi, per ripararsi dal bagliore implacabile del sole. Dietro solo poveri averi, spesso non più di un paio di coperte e alcune pentole e contenitori di plastica. Nena News
Dall’inizio del 2012, si stima che almeno 100.000 maliani hanno lasciato le proprie case, per trovare rifugio in Niger e nei campi profughi di Mbera, Bassiknou e Fassala, in Mauritania. Altri 34.000 sono stati accolti nei campi di Saag-Nionigo e Mentao, in Burkina Faso e 62.000 rimangono tutt’ora sfollati all’interno del Mali. Nena News
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