Dopo cinque mesi d’impasse politica, il neo premier islamista el-Othmani (Pjd) ha annunciato sabato una coalizione governativa con altri cinque partiti. Venerdì, intanto, il Consiglio di sicurezza e pace dell’Unione Africana ha esortato Rabat ad intraprendere un negoziato diretto con il Fronte Polisario
della redazione
Roma, 27 marzo 2017, Nena News - Sembra essersi concluso lo stallo politico che durava da cinque mesi in Marocco: sabato, infatti, il primo ministro Saadeddine el-Othmani (Partito Giustizia e Sviluppo, Pjd) ha annunciato a Rabat di essere riuscito a trovare una intesa con altri cinque partiti per la formazione di un governo di coalizione. “Faremo un passo alla volta. Dobbiamo superare i precedenti ostacoli – ha dichiarato il premier che poi ha aggiunto – ora che abbiamo definito i membri del governo, ci restano da compiere altri tre passi: definire l’organigramma e la struttura del governo, stabilire i ministeri e, infine, i dipartimenti ministeriali che ciascun partito della coalizione amministrerà”. El-Othmani ha poi affermato che le priorità del suo governo saranno la stabilità politica, la riforma della giustizia, l’istruzione, lo sviluppo rurale e la questione energetica.
L’annuncio fatto sabato dal premier è tutt’altro che banale: il suo partito islamista, infatti, aveva vinto le elezioni parlamentari ad ottobre, ma non aveva conquistato abbastanza seggi per governare da solo. Obbligato quindi a formare un governo di coalizione, il precedente leader del Pjd, il carismatico Abedelilah Benkirane, non era però riuscito a trovare possibili partner. L’impasse politica aveva quindi indotto lo scorso 17 marzo il re Mohammed VI a sostituirlo con el-Othmani (figura numero due del Pjd) che ha subito incominciato a lavorare per appianare le differenze con i partiti rivali. Secondo molti commentatori l’intervento del monarca è stato “insolito”, ma “necessario”: la protratta crisi politica stava danneggiando l’economia e intaccando l’immagine di Paese sicuro e affidabile che Rabat vuole trasmettere in campo regionale e internazionale.
La coalizione governativa annunciata sabato includerà, accanto al Pjd, l’Rni (Raggruppamento nazionale degli Uomini liberi) e l’Uc (Unione costituzionale) entrambi favorevoli all’economia di mercato, il conservatore Mp (Movimento popolare) e i socialisti Usfp (Unione socialista delle forze popolari) e Pps (Partito del Progresso e del Socialismo). Proprio la possibile presenza dei socialisti dell’Usfp all’interno della squadra governativa – alleanza su cui aveva molto insistito Rni – era stata una delle cause principali del fallimento dei precedenti negoziati diretti da Benkirane.
In base all’intesa annunciata da el-Hothmani, la coalizione disporrà di 240 seggi sui 395 complessivi della Camera dei rappresentanti (la camera bassa del Parlamento). Secondo alcuni commentatori, l’inclusione di quattro piccoli partiti affianco al Rni indebolirà il Pjd poiché queste formazioni sono molto vicine alla monarchia. L’Rni, ad esempio, è guidato dal ministro dell’Agricoltura Aziz Akhnannouch che è legato da una forte amicizia con il sovrano. Una vicinanza con il “palazzo” che Benkirane aveva provato a scongiurare fino alla fine del suo incarico.
All’opposizione resterà invece il Pam (Partito dell’autenticità e modernità), la seconda forza parlamentare dopo il Pjd. A fargli compagnia dovrebbe essere anche il conservatore Istqlal che è stato alleato di coalizione degli islamisti dal 2012-2013 prima che le due compagini si scontrassero per la riforma economica. Il partito islamista è giunto al potere nel 2011 quando il re Mohammed Vi ha ceduto alcuni suoi poteri in seguito alle proteste della cosiddetta Primavera araba che hanno sconvolto il Medio Oriente e il Nord Africa. Secondo la legge elettorale marocchina, nessun partito può vincere una maggioranza assoluta e pertanto un governo di coalizione è necessario in un sistema dove però è il monarca a detenere la parola finale.
Venerdì, intanto, il Consiglio di sicurezza e pace dell’Unione Africana ha esortato Rabat ad intraprendere un dialogo diretto con il Fronte Polisario affinché possa essere messa la parola fine alla questione del Sahara occidentale. A riferire la notizia è l’agenzia Quds Press. Dopo aver espresso la sua soddisfazione per il ritorno di Rabat nell’Unione Africana (UA), il Consiglio ha invitato le due parti ad iniziare “negoziati diretti e senza condizioni in base all’articolo 3 della costituzione interna dell’organizzazione [Ua, ndr]”. Quds Press, citando un’agenzia marocchina, ha poi fatto sapere che l’Unione Africana ha chiesto un “monitoraggio regolare” della situazione nel Sahara occidentale, l’organizzazione di una “visita di campo” nel 2017 e ha esortato la Commissione dell’Au a prendere misure “immediate” per riaprire i suoi uffici nella città saharawi di Laayoune. Nena News