Sedici milioni di marocchini votano oggi per il rinnovo del Parlamento per la prima volta da quando è al potere il partito islamista Pjd. I liberali del Pam chiedono lo stop all’islamizzazione della società. Temi centrali sono la disoccupazione in aumento e la siccità che sta affamando i contadini. Sullo sfondo c’è la negazione dei diritti del popolo Sahrawi.
di Michele Giorgio
Roma, 7 ottobre 2016, Nena News – Il Marocco oggi va alle urne per eleggere il Parlamento per la prima volta da quando nel 2011 un governo islamista, guidato dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Pjd), è andato al potere con l’approvazione di re Mohammed VI a seguito delle rivolte arabe che cinque anni fa rovesciarono i leader di Tunisia, Egitto e Libia. Sullo sfondo di questo voto c’è la questione del popolo Sahrawi al quale il Marocco continua a negare diritti e piena autodeterminazione.
Il primo ministro Abdelilah Benkirane chiede agli elettori un secondo mandato per continuare, afferma, le riforme economiche e sociali avviate in questi anni. Gli analisti prevedono la sua vittoria ma non di ampie proporzioni alla luce delle tante promesse fatte, soprattutto in economia, e mantenute solo in parte.
L’attuale coalizione di governo, oltre al Pjd, comprende anche esponenti comunisti, liberali e conservatori e riscuote il sostegno tra le classi medie urbane che hanno in gran parte abbandonato la sinistra a favore dei partiti islamisti.
Contro Benkirane gioca in particolare l’aumento della disoccupazione soprattutto tra i giovani, molti dei quali ora sono attratti più dall’estremismo sociale e politico dei gruppi salafiti che dall’ islamismo moderato del Pjd. Non mancano anche critiche al governo per essersi mostrato sino ad oggi debole nella lotta alla corruzione. Il primo ministro inoltre non ha saputo dare soluzioni concrete alla siccità che ha ridotto alla fame molte famiglie contadine e, non a caso, il Pjd ha perduto molti consensi nelle aree rurali del Paese.
Il Pjd in questi anni ha anche dovuto affrontare una serie di scandali nei suoi ranghi – alcuni dei quali legati alla droga e alla appropriazione illegale di terreni – e la sospensione di due vice presidenti accusati di “comportamenti sessuali poco ortodossi”.
A sfidare apertamente Benkirane è il risorto Partito dell’Autenticità e della Modernità (Pam), costituito nel 2008 da Ilyas El Omari, un consigliere del re. Il Pam lancia pesanti accuse al governo e pronette uno stop alla islamizzazione della società e ampio sostegno ai diritti delle donne. Il Pam conta nel Parlamento uscente solo 67 dei 395 seggi ed è forte nelle aree periferiche del Marocco mentre il Pjd ha le sue roccaforti nei centri urbani.
I sondaggi svolti nelle scorse settimane indicano il ritorno sulla scena politica nazionale dei salafiti nonostante abbiano presentato solo poche decine dei circa 7000 candidati. Tra questi c’è anche Abdelwahab Rafiki, noto anche come Abou Hafs, un predicatore condannato a 30 anni di carcere dopo gli attentati che nel 2003 fecero 45 morti a Casablanca e che è stato graziato nel 2012. Rafiki è ora uno dei leader del partito Istiqlal.
Comunque vada il voto, il Marocco resterà saldamente nelle mani di re Mohammed VI. La nuova costituzione infatti ha ridotto solo in minima parte i poteri del sovrano.
Gli aventi diritti al voto sono 16 milioni. Le urne rimarranno aperte sino a questa sera. I risultati definitivi dovrebbero essere resi noti entro due giorni. Nena News
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