Centinaia di persone intercettate dalle forze dell’ordine a Nord. “Il Paese, su pressione della UE, sponsorizza tale politica con la lotta al terrorismo”, accusa HRW.
di Anna Biazzi
Roma, 21 maggio 2014, Nena News – Il Marocco attraversa una fase delicata nella gestione della politica migratoria. L’annuncio della riforma della legge 02-03 sull’immigrazione e l’iniziativa di regolarizzazione, seppur riservata a una piccola minoranza, avevano suscitato aspettative positive. Attese che sembrano già essere smentite dall’affioramento di pratiche di deportazione interna che, secondo le associazioni, potrebbero portare allo stato di emergenza umanitaria.
Dallo scorso dicembre, la Piattaforma “protection-migrants” ha assistito un numero progressivamente crescente di migranti subsahariani nella capitale marocchina. Si tratta di centinaia di persone, tra cui anche minori, intercettate dalle forze dell’ordine nelle regioni del nord, caricate su pullman appositi e depositate alla stazione Kamra di Rabat, senza garanzie di riparo e assistenza medica. I migranti intervistati riportano gravi ferite su tutto il corpo. Raccontano di essere stati bloccati per strada e nelle foreste, dove trovano normalmente riparo, alle frontiere di Ceuta e Melilla o perfino nel territorio di queste enclave. Le operazioni concertate dalla Guardia Civil spagnola e dalle Forze Ausiliarie Marocchine, un corpo speciale sotto la direzione del Ministero dell’Interno, avvengono al di fuori del quadro normativo e senza un procedimento giudiziario individuale. Nonostante ciò, le autorità non hanno finora fornito alcuna spiegazione ufficiale.
La moltiplicazione degli arrivi giornalieri nella capitale, passati dall’ordine delle decine alle centinaia nei primi tre mesi del 2014, e la mancanza di mezzi adeguati per affrontare una simile emergenza hanno indotto Caritas a chiudere la struttura d’accoglienza di Rabat, che dal 2005 ha prestato soccorso a 16mila persone. La dispersione dei migranti nel contesto urbano espone una categoria sociale già debole alla marginalizzazione e alla violenza, in un Paese dove il razzismo si è ampiamente diffuso, fomentato dalle politiche di sicurezza e dalla lotta al terrorismo.
La tipologia d’intervento non è nuova. Il Marocco era già stato condannato per le deportazioni verso le zone desertiche, al confine con l’Algeria. Nel 2013, inoltre, il rapporto di Medici Senza Frontiere denunciava la reiterata violazione, da parte del Paese, dei principi fondamentali dei diritti umani. Lo spostamento forzato verso i grandi centri urbani, però, è una pratica del tutto inedita. “Ora che Il Marocco si è assunto l’impegno di riformare in senso democratico la politica migratoria, lo deve mantenere, nascondendo le azioni repressive”, sostiene Amadou Sadio Baldé, ex migrante guineano, presidente del Consiglio dei Migranti subsahariani. Tuttavia, la Piattaforma preferisce mantenere una posizione di prudenza, evitando aperte critiche al retroscena politico che fa da sfondo a tali fenomeni: “Non sappiamo dove si situino le responsabilità, e forse le autorità non sono al corrente di ciò che succede alle frontiere” afferma Mehdi Alioua, presidente dell’associazione Gadem.
Secondo il rapporto “ Abused and Expelled” pubblicato da Human Rights Watch nel febbraio 2014, la normalizzazione degli episodi di violenza istituzionale in Marocco, va inserita in un panorama più ampio, in cui le pressioni dell’Unione europea giocano un ruolo fondamentale, contribuendo alla trasformazione dei Paesi terzi del bacino Mediterraneo in zone di frontiera, sottoposte a normative e politiche repressive. Adottata sotto l’egida dell’Unione europea e dopo gli attentati di Casablanca, “la legge 02-03 marocchina” ricorda Mehdi Aloui, “associa la questione migratoria alla lotta al terrorismo”.
La deportazione interna al territorio nazionale è una delle ripercussioni dell’approccio di sicurezza che domina le politiche migratorie internazionali. E le violazioni dei diritti umani che le accompagnano costituiscono un inghippo tanto più imbarazzante per il reame, impegnato nella costruzione di un’immagine democratica e moderna, e in cerca di una legittimazione politica internazionale. Nena News
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